Leonardo rappresenta il principale gruppo italiano nel campo delle alte tecnologie ed è, quindi, un vero e proprio “campione nazionale”. L’azienda ha un vasto patrimonio di know how tecnologico e umano, prodotti strategici, stabilimenti impiantanti sul territorio che fungono da catalizzatori della ricerca e della formazione, un ruolo di traino per l’intero comparto delle Pmi.
La rilevanza strategica si ritrova anche nelle produzioni che esprimono una capacità di proiezione internazionale dell’Italia, grazie alla padronanza di tecnologie che sono contenute nelle piattaforme (elicotteri, aerei, satelliti) oppure nei sistemi Ict. Tutto ciò in un’epoca in cui, più che mai, il dominio tecnologico rappresenta un elemento fondamentale per la strategia del sistema-paese che si deve poi confrontare con le nazioni più avanzate.
Un mercato che evolve tra Ue e Usa e altrove
Leonardo si muove in un mercato internazionale che in questi anni sta cambiando in modo significativo. All’interno dell’Unione europea, le istituzioni, e in particolare la Commissione, si stanno impegnando per favorire l’integrazione del mercato europeo della difesa e della sicurezza attraverso una politica di incentivi.
Di qui la previsione di lanciare un programma europeo di ricerca nella difesa con una dotazione di 3,5 miliardi di euro, di cofinanziare la fase di sviluppo dei nuovi programmi di collaborazione europea e di incentivare i relativi investimenti nazionali.
In un modo o nell’altro la difesa uscirà, quindi, dai confini delle attività intergovernative e si allargherà alle attività comunitarie. Nel contempo l’Unione perderà un pezzo importante, il Regno Unito (molto rilevante per l’Italia, nei programmi aeronautici, elettronici e missilistici, e per Leonardo, vista la sua forte presenza industriale).
Gli Stati Uniti hanno deciso di avviare un nuovo ciclo di investimenti militari, ma hanno scelto di accentuare la chiusura del loro mercato verso i competitori esteri. I gruppi industriali europei già presenti nel mercato americano potranno trarne vantaggi finanziari, ma con limitate prospettive di ritorno tecnologico.
Sul mercato internazionale la competizione si farà ancora più feroce in quanto il ciclo di rinnovamento dei maggiori equipaggiamenti da parte degli Stati economicamente forti è in parte già stato avviato e le commesse assegnate, i Paesi produttori di petrolio scontano la caduta del suo prezzo, i vecchi (Russia) e i nuovi fornitori (Brasile, Israele, Cina, Giappone) si fanno strada, gli equipaggiamenti usati ma relativamente nuovi sono largamente disponibili, molti clienti pretendono un coinvolgimento industriale.
Le sfide che restano dopo riorganizzazione e riduzione costi
Leonardo è stata molto concentrata in questi anni sulla sua riorganizzazione e sulla riduzione dei costi. I risultati potranno essere valutati solo nell’arco dei prossimi anni, ma, inevitabilmente, le energie assorbite da questo sforzo interno sono andate a discapito dello sforzo esterno sia in termini di proiezione sul mercato internazionale, sia di innovazione. Anche di qui le sfide con cui si dovrà misurare il nuovo vertice aziendale.
1) La prima sfida da affrontare è quella di rafforzare il portafoglio ordini. Bisogna investire sulla rete commerciale diretta e indiretta, con la consapevolezza che per portare a casa nuovi contratti non basterà il crescente impegno della diplomazia, ma sarà necessario mettere in campo i propri uomini e trovare alleati sul posto. Gli accordi Governo – (come avvenuto per Kuwait e Qatar) sono utili, ma non possono risolvere tutto. Questo rilancio dovrà comunque essere coordinato con il Governo e con il Ministero della Difesa che stanno già sostenendo la proiezione internazionale dell’industria italiana, ma che, in un clima di rinnovata collaborazione, lo potranno fare più sistematicamente.
2) La seconda sfida è quella di assicurare ai clienti un più efficiente supporto logistico. Leonardo sconta colpe del passato, ma non basta cambiare logo per fare dimenticare l’insoddisfazione di alcuni acquirenti. Tempi lunghi ed incerti, un sistema di autorizzazioni all’export complicato e a volte incomprensibile, disattenzione e costi elevati riducono la disponibilità dei mezzi in servizio e rischiano di fare cattiva pubblicità al gruppo.
L’innovazione e la dirigenza
3) La terza sfida riguarda la necessità di concentrare le proprie capacità su un numero minore di linee di prodotto. Nessun altro gruppo industriale internazionale ha un ventaglio così grande di prodotti, pur avendo fatturati superiori. Questo comporta che le risorse umane (manageriali, tecniche, commerciali) e quelle finanziarie (ricerca, investimenti) sono distribuite in troppe direzioni e che in ciascuna area si ha una massa critica inferiore a quella dei competitori. In questa razionalizzazione si potrebbero, inoltre, cercare occasioni di integrazione internazionale, attuando una più efficace strategia di alleanze.
4) La quarta sfida tocca l’innovazione ed è legata a quella precedente. Selezionando il portafoglio, le limitate risorse che il Paese può mettere a disposizione per la ricerca tecnologica potranno raggiungere livelli più adeguati, soprattutto se indirizzate a migliorare il posizionamento per partecipare a futuri finanziamenti europei. La definizione di una più chiara ed efficace strategia tecnologica potrà così raccordarsi con la Strategia Tecnologica e Industriale della Difesa, avviata dalla direzione nazionale degli Armamenti come previsto dal Libro Bianco della sicurezza internazionale e della difesa. La sinergia fra Industria e Difesa potrà così rappresentare un’utile contributo anche al processo di ammodernamento del sistema – Paese.
5) La quinta sfida riguarda la dirigenza di Leonardo. È una delle parti più importanti del patrimonio aziendale e deve essere valorizzata. Percorsi di selezione e di crescita basati esclusivamente sulle capacità e sui risultati, assegnazione di incarichi diversi ma coerenti, ringiovanimento dei dirigenti, dovrebbero essere scontati per una società che vuole fare dell’innovazione il suo tratto distintivo.
I tempi per questa rivitalizzazione sono però strettissimi. Su questo si gioca il futuro del principale gruppo italiano nel settore delle alte tecnologie.
Fonte: AffarInternazionali