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Legge elettorale: ecco il nuovo testo punto per punto

La nuova legge elettorale è in rampa di lancio e martedì sbarca in Aula alla Camera: si voterà da mercoledì con sedute anche notturne. “Porteremo un buon testo, coerente e razionale – ha detto il relatore Emanuele Fiano (Pd) –Siamo in dirittura d’arrivo: il lavoro è stato portato sostanzialmente a termine con l’approvazione del mio maxi-emendamento che contiene il corpo della legge elettorale”.

Negli ultimi giorni la riforma ha subito delle modifiche importanti. Rispetto al testo su cui Pd, Forza Italia e Movimento 5 Stelle avevano trovato la prima intesa, sono saltati i capilista bloccati e i collegi uninominali sono stati ridotti da 303 a 225. Sono queste le ultime novità emerse dal dibattito degli ultimi giorni in commissione Affari costituzionali alla Camera. Con questo testo, l’Italia sceglie definitivamente il sistema proporzionale con tutto quel che ne consegue: solo dopo il voto, e non prima, si potrà sapere chi sarà a governare e con quale maggioranza. Il che non aiuta la governabilità a meno che uno solo dei grandi partiti prevalga sugli altri, ma si tratta di uno scenario al momento non prevedibile. Positivo lo sbarramento del 5% ai piccoli partiti, chiaro e senza tentennamenti: costringerà le formazioni minori a coalizzarsi prima di andare al voto. Sempre che non vi siano modifiche per ora non prevedibili: l’accordo tra Fi, Lega, M5S e Pd dovrebbe essere un buon viatico.

IL NUOVO IMPIANTO DELLA LEGGE

La nuova legge – che si ispira a quella tedesca, ma se ne distacca in diversi punti sostanziali – prevede un modello interamente proporzionale, in cui però i seggi vengono assegnati in parte con i collegi uninominali (generalmente adottati nei sistemi di voto maggioritari) e in parte con liste plurinominali (tipiche dei sistemi proporzionali).

COLLEGI E CIRCOSCRIZIONI

L’Italia (escluso il Trentino Alto Adige, in cui continuerà ad essere usato il Mattarellum) viene divisa in 225 collegi uninominali (dove ogni partito presenterà un solo candidato) e in 28 circoscrizioni plurinominali (ciascuna con liste di 2-3 nomi per singolo partito).

VOTO UNICO

Gli elettori possono esprimere una sola preferenza, che vale sia per il candidato nel collegio uninominale e sia per la lista a lui collegata nella circoscrizione plurinominale. Non è quindi ammesso il voto disgiunto, che invece è uno degli elementi caratterizzanti del modello tedesco. In pratica, con lo stesso voto l’elettore sceglie il candidato nel suo collegio e il partito a lui collegato. Se non gli piace il partito dovrà comunque votarlo per portare avanti il candidato preferito. Se non gli piace il candidato dovrà comunque votarlo per non rinunciare al partito preferito. Questo meccanismo, diverso da quanto prevede il sistema tedesco, annulla l’effetto maggioritario e accentua la caratteristica proporzionale pura. Da qui i rischi di ingovernabilità futura.

CHI VIENE ELETTO

Dopo le elezioni si contano i voti in tutta Italia e si stabilisce, in base alla percentuale, quanti seggi spettano a ciascun partito. Attenzione: questo calcolo va fatto a livello sia nazionale sia circoscrizionale. Il primo risultato serve a capire quanti parlamentari spettano a ciascun partito, mentre il secondo determina quali sono i candidati eletti.

In ogni circoscrizione, infatti, i partiti stilano una classifica: i primi a essere eletti sono i vincitori dei collegi, seguiti dai nomi inseriti nel listino bloccato.

LO SBARRAMENTO AL 5%

Infine, l’aspetto più controverso: la soglia di sbarramento al 5 percento. In sostanza, i piccoli partiti che prendono fino al 4,9% dei voti rimangono fuori dal Parlamento e i partiti più grandi ottengono di conseguenza un premio, perché si dividono i seggi ottenuti da chi è rimasto sotto la soglia. Non si tratta di briciole: in Germania, ad esempio, questo meccanismo permette alla Cdu di passare dal 41 al 49% dei seggi.

Il modello tedesco, tuttavia, prevede anche una forma di tutela per le formazioni politiche minori, ammettendo al Bundestag anche i partiti che – pur non avendo raggiunto il 5% – si sono aggiudicati almeno tre collegi uninominali. Norma che non è prevista nel progetto di riforma italiano.

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