Sono i giorni dell’Italicum. Il nuovo governo tenta di varare una riforma completa della legge elettorale, ma rimane il nodo dell’entrata in vigore, anche se Matteo Renzi, sul tema, spande un certo ottimismo, parlando di “rivoluzione” e assicurando che “siamo alla stretta finale: possiamo davvero portare a casa la legge elettorale entro la settimana”.
L’ultima proposta di mediazione è quella portata al tavolo proprio dal premier: posticipare l’entrata in vigore di 18 mesi, vincolandola ai tempi della riforma costituzionale del Senato, accontentando Angelino Alfano, ma rischiando il secco no di Forza Italia. Già, perchè intanto il premier continua ad essere tirato per la giacchetta in due direzioni diverse: da una parte l’Ncd, che preme per arrivare a fine legislatura e ad agganciare la riforma elettorale a quella del Senato. Dall’altra i berlusconiani, che vogliono accelerare i tempi, affinchè si possa poi votare in qualsiasi momento.
Sul piatto ci sono anche diverse soluzioni: il l’emendamento D’Attorre (cancellare dall’Italicum le norme sul Senato), e quelli propostida Lauricella (la legge è applicabile solo dopo la riforma del bicameralismo) e Pisicchio (entrata in vigore dopo un anno o 18 mesi).
I tempi sono stretti. Il testo arriva oggi alla Camera: prima, verso le 11, il comitato dei 9 verificherà l’ammissibilità degli emendamenti presentati. Poi, alle 16, si andrà al voto in aula. Nel frattempo i contatti si fanno sempre più intensi. Bisognerà fare una scelta, però: accontentare tutti sembra impossibile.