Ici, Imu, Trise (Tasi e Tari), Tuc e Iuc. La filastrocca delle tasse sulla casa, forse, è finita. L’acronimo definitivo dovrebbe essere l’ultimo, che sta per “Imposta unica comunale”, ed è contenuto nell’emendamento dei relatori alla legge di Stabilità presentato ieri in commissione Bilancio al Senato.
Il problema del nome, tuttavia, non esaurisce la questione. Al momento, è certo che la tassa sulla proprietà immobiliare non si pagherà sulla prima casa, un’esenzione da cui restano escluse solo le case di lusso. Ma i servizi? Quelli sì, naturalmente. Anche chi possiede solamente la casa in cui risiede dovrà pagare al Comune le tasse su illuminazione, rifiuti et similia.
Ecco perché, come la Trise, la Iuc avrà tre anime: una sorta di “ex Imu” sulla proprietà, la Tasi sui servizi indivisibili e la Tari sui rifiuti. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giovanni Legnini, spiega però che sulle case diverse dall’abitazione principale la somma delle aliquote Imu e Tasi non potrà superare il 10,6 per mille, contro l’11,6 previsto dalla Trise. La struttura della Iuc prevede inoltre che i Comuni abbiano ogni anno 500 milioni per introdurre detrazioni legate ai carichi familiari (a partire da 200 euro, più 50 euro per ogni figlio fino al quarto), facendo così salire le risorse totali per i comuni a 1,5 miliardi.
“Si tratta di una ristrutturazione della fiscalità immobiliare locale che viene distinta in tre componenti – ha spiegato il sottosegretario alla presidenza, Giovanni Legnini –, quella patrimoniale (ex Imu), dalla quale sarà esentata la prima casa, l’imposta sui servizi (Tasi) e l’imposta sui rifiuti (Tari). Ora abbiamo la certezza che si pagherà meno del 2012 e le famiglie proprietarie di prima casa con figli usufruiranno di detrazioni estese”.
La Iuc, tuttavia, dovrebbe essere un’imposta ancor più federalista dell’Imu: toccherà ai sindaci decidere quali tipologie di nuclei familiari esentare.