Regioni in rivolta contro il piano di spending review previsto dal governo a copertura della legge di Stabilità 2015. Parole dure sono arrivate soprattutto da Sergio Chiamparino, presidente della Conferenza delle Regioni, che ha minacciato di dimettersi piuttosto che aumentare l’Irap, perché “sarebbe un colpo mortale all’ economia”.
Secondo l’ex sindaco di Torino, il Governo “fa delle legittime e condivisibili manovre di politica economica, ma usando risorse che sono di altri enti”. Molto critico anche il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti: “È facile abbassare le tasse con i soldi degli altri. Come Regioni siamo chiamati a condividere scelte politiche decise dal governo con obiettivi di finanza pubblica chiesti dall’ Europa. Nessuno si sottrae al rilancio del paese, ma questo deve essere fatto con un’ assunzione di responsabilità di tutti. Altrimenti vi invito a pranzo e a cena tanto paga un altro…”.
Sulla stessa lunghezza d’onda anche il governatore della Campania, Stefano Caldoro: “È troppo facile fare la spesa con i soldi degli altri”.
Ma sono i servizi sanitari e il fondo per il trasporto pubblico locale quelli che rischiano un pesante decremento: “È tecnicamente impossibile prevedere questi tagli senza incidere per il 70% sulla sanità – ha precisato il presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini –. Dei 4 miliardi di tagli, 3 saranno sul comparto sanitario. Il resto ricade sul trasporto pubblico che si basa sulle entrate delle Regioni: non si regge tecnicamente. Con la rettifica fatta in Finanziaria non si vuole dire la verità: questi tagli sono su sanità e trasporti”.
La replica di Matteo Renzi non si è fatta attendere: “Tagliare i servizi sanitari è inaccettabile – ha scritto il Premier –. Non ci sono troppi manager o primari? E’ impossibile risparmiare su acquisti o consigli regionali? Incontreremo i presidenti di regione, ma non ci prendiamo in giro: se vogliamo ridurre le tasse, tutti devono ridurre spese e pretese”.