Dopo un agguerrito braccio di ferro con il governo, alla fine i partiti l’hanno spuntata: la legge di stabilità cambia (quasi) completamente. Il taglio delle due aliquote Irpef più basse salta e consente di recuperare risorse per incidere sugli aspetti più controversi della manovra. In particolare, i fondi saranno utilizzati per evitare che da luglio la seconda aliquota Iva passi dal 10 all’11% (rimane invece l’incremento della terza, che passerà dal 21 al 22%) e per cancellare la retroattività sui redditi 2012 del taglio agli sconti fiscali. L’Esecutivo si impegna inoltre a introdurre misure per ridurre il cuneo fiscale (il peso di tasse e contributi sulla busta paga).
L’intesa è stata raggiunta ieri a Montecitorio fra il ministro dell’Economia, Vittorio Grilli, e i relatori al provvedimento: Renato Brunetta (Pdl) e Pier Paolo Baretta (Pd). Era presente all’incontro anche il relatore al Bilancio, Amedeo Ceccanti (Udc).
Le modifiche rappresentano un “passo avanti significativo – ha commentato Baretta -. Si consolida l’impianto. Prima si provvederà ad evitare l’aumento dell’Iva e quindi si redistribuiranno le risorse residue dal mancato taglio delle aliquote al costo del lavoro, privilegiando per il 2013 i lavoratori dipendenti, e dal 2014, una volta valutate le risorse disponibili, anche le imprese”. Per Brunetta si è trattato di “una riscrittura totale e più intelligente”.
La versione originaria del testo prevedeva una riduzione delle aliquote Irpef più basse: dal 23 al 22% per i redditi annui lordi fino a 15 mila euro e dal 27 al 26% per quelli fino a 28 mila euro. La cancellazione di questo capitolo è stata la chiave di volta che ha consentito di intervenire sugli aspetti considerati più socialmente iniqui del testo, senza compromettere il saldo finale della manovra.
Sul versante degli sconti fiscali, oltre all’abolizione della retroattività, il Governo si è detto disponibile a modificare anche le nuove misure introdotte per chi ha un reddito superiore ai 15 mila euro lordi (tetto di 3mila euro al totale detraibile e franchigia di 250 su deduzioni e detrazioni).
Come previsto salta anche l’aumento di sei ore (da 18 a 24) all’orario di lavoro settimanale dei professori, che non avrebbe comportato alcun aumento di stipendio, ma solo due settimane in più di ferie ogni anno.
Il Governo ha stabilito inoltre di destinare al sociale il fondo da 900 milioni di Palazzo Chigi e di istituire un nuovo fondo per ridurre le tasse su imprese e famiglie. Le risorse potrebbero essere recuperate dal piano Giavazzi per la riduzione della spesa pubblica.
Alcuni tagli socialmente dannosi tuttavia rimangono. Fra tutti, il più clamoroso è forse quello di 631 milioni (su 680) allo stanziamento per la legge Letta, che mette a rischio il fondo che le Regioni avrebbero dovuto destinare alla lotta contro la Sla (sclerosi laterale amiotrofica). Il ministro del Welfare Elsa Fornero si è impegnata personalmente a trovare i soldi necessari per assistere i malati. Fin qui però l’unica notizia concreta parla di nuovi tagli alla sanità.