E’ tempo di fare i conti. Dopo aver raggiunto un’intesa di massima su come rivoluzionare la legge di stabilità, Governo e partiti devono limare il provvedimento tenendo conto di due paletti fondamentali. Il primo riguarda i saldi, che devono rimanere invariati rispetto alla versione originaria del testo. Questo il mantra che continuano a ripetere dal Tesoro e da Palazzo Chigi: qualsiasi modifica metterebbe a rischio gli impegni assunti dall’Italia in sede europea, su tutti il pareggio di bilancio strutturale nel 2013.
Il secondo paletto è di natura politica: in piena campagna elettorale, conciliare interessi e recriminazioni di parti diverse non sarà affatto semplice. Lo testimoniano quei 1.600 emendamenti già presentati, di cui 400 rispettivamente da Pd e Pdl e 90 dall’Udc.
In tema di coperture, il vero problema è trovare i fondi per ridurre il cuneo fiscale. Se ci si limitasse a rimodulare le misure stabilite dal Governo, la struttura finanziaria della manovra potrebbe reggere senza grosse difficoltà.
La cancellazione del taglio alle prime due aliquote Irpef consente di recuperare 4,27 miliardi nel 2013 (una somma che cresce a 6,5 miliardi nel 2014 e a 5,8 miliardi nel 2015). Di questi, 2,3 dovrebbero essere impiegati per evitare l’aumento della seconda aliquota Iva (quella al 10%) e altri due per coprire gli interventi sugli sconti fiscali. L’Esecutivo ha già rinunciato alla retroattività sui redditi del 2012 del taglio alle detrazioni, che insieme alla franchigia di 250 euro su detrazioni e deduzioni e al tetto di 3mila euro sulle spese detraibili avrebbe garantito 2 miliardi di maggior gettito dal 2013.
Fin qui i conti sembrano tornare. Se ci si limitasse a questi interventi, tuttavia, mancherebbe qualsiasi segnale positivo verso una prima riduzione delle tasse. Per questo l’accordo raggiunto mercoledì fra il ministro del Tesoro e i relatori di Pd e Pdl prevede anche di agire sul cuneo fiscale.
Un’operazione in due tappe: l’anno prossimo ne beneficeranno solo i lavoratori dipendenti (presumibilmente con un aumento delle detrazioni Irpef), mentre le imprese dovranno attendere fino al 2014 (quando forse entrerà in gioco l’Irap). Ma di quali cifre stiamo parlando? Non c’è ancora un calcolo preciso, ma il Governo stima che per rendere lo sconto percepibile saranno necessari almeno altri due miliardi.
I partiti però non sono d’accordo su come usare queste risorse: il Pdl vorrebbe raddoppiare il fondo da 1,6 miliardi per la detassazione del salario di produttività e sostenere subito le imprese, mentre le priorità di Pd e Udc sono i lavoratori dipendenti e le famiglie.
Intanto, mancano anche le coperture per cancellare l’aumento dell’Iva alle cooperative sociali e la tassazione delle pensioni di guerra.
Per trovare i fondi necessari, l’Esecutivo ripone molte speranze nel piano Giavazzi, che prevede una razionalizzazione degli incentivi alle imprese. Sarà probabilmente inevitabile anche un nuovo taglio ad agevolazioni e sconti fiscali. Un intervento che naturalmente si dovrà distinguere da quello previsto in origine: niente retroattività e niente sforbiciate lineari. Insomma, il bisturi invece del machete.