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Legge di Stabilità da rivedere: troppi soldi alla Marina Militare, troppo pochi all’aerospazio

L’industria aerospaziale italiana è una delle poche a tecnologia avanzata del nostro Paese ma inspiegabilmente la Legge di Stabilità in discussione in Parlamento la penalizza: fondi solo col contagocce mentre la Marina Militare fa la parte del Leone – Vedremo se le camere correggeranno questa contraddizione

Legge di Stabilità da rivedere: troppi soldi alla Marina Militare, troppo pochi all’aerospazio

E’ inutile esaltare l’high tech se poi il potere politico pratica la politica della lesina a vantaggio di settori meno trainanti. Quel che sta succedendo nella Legge di Stabilità in discussione in Parlamento è emblematico e merita di essere raccontato.

Il settore dell’aerospazio e dell’elettronica professionale è stato individuato nel programma di Governo come strategico per lo sviluppo delle alte tecnologie e la crescita del sistema industriale. L’industria aerospaziale italiana ha un posizionamento competitivo di grande rilievo: giro d’affari pari all’1% del PIL, investimenti in R&S pari al 12% dei ricavi, esportazioni per circa 7 miliardi di euro all’anno, occupazione di oltre 50.000 addetti ad altissima specializzazione, indotto di oltre 150.000 addetti.

Tutti i Paesi avanzati, consapevoli dell’esigenza di sostenere il rafforzamento di questo settore, intervengono in modo sistematico per promuoverne i progetti di ricerca e sviluppo. In Italia lo strumento fondamentale per attuare una analoga politica a favore della ricerca dell’aerospazio è la legge 808/85 che fornisce un contributo fondamentale perché questa industria, una delle poche a tecnologia avanzata del nostro Paese, possa svolgere un ruolo trainante sia contribuendo alle esigenze di difesa e sicurezza, sia dando vita a trasferimenti di tecnologie a vantaggio di altri settori dell’industria e dell’economia.

Per una efficace politica di promozione della ricerca nel settore aerospaziale è necessario però che la legge 808 sia dotata con regolarità di risorse finanziarie adeguate in modo da assicurare una continuità nel tempo dei suoi interventi. Per questo è indispensabile che la Legge di stabilità 2014 preveda l’assegnazione alla legge 808. di congrui fondi comparabili a quelli stanziati negli altri Paesi, anche europei.

Il disegno di legge presentato dal Governo e noto come Legge di Stabilità ha invece inserito soltanto una norma per prevedere che alla legge 808 vengano riassegnati quegli importi che nell’anno precedente siano stati rimborsati dalle imprese in relazione a finanziamenti ricevuti a suo tempo. Si tratta di una norma che potrà operare stanziamenti alla 808 non immediatamente e comunque solo per importi previsti in misura molto limitata (ipotesi di 30 milioni in un anno?) lontani in modo macroscopico dai reali fabbisogni. In parallelo lo stesso disegno di Legge di stabilità 2014 ha previsto lo stanziamento di ingenti fondi per avviare l’ammodernamento della flotta della Marina Militare: 6,8 miliardi di euro, suddivisi in tre contributi ventennali, il primo dal 2014 di 80 milioni di euro all’anno (complessivamente 1,6 miliardi).

Certo la necessità di assegnare fondi necessari al progetto di lungo periodo dedicato all’ammodernamento dei mezzi della Marina Militare – indispensabile per le esigenze di difesa e sicurezza – esiste ma la prima linea di contributi è sicuramente esuberante rispetto alle effettive esigenze della Marina essendo da escludere tecnicamente la possibilità di stipulare già nel 2014 contratti per un ammontare così ingente. E’ evidente la necessità di operare – a saldi invariati – un riequilibrio dei fondi, destinando parte del primo contributo pluriennale per la Marina ad un rifinanziamento della legge 808, che consenta realisticamente, senza compromettere l’avvio efficace del programma di ammodernamento dei mezzi della Marina stessa, il necessario sostegno ai programmi del settore aerospaziale. In tal modo sarebbe possibile, e con effetti già nel breve termine, garantire una continuità di investimenti a sostegno di un settore strategico per la difesa e per l’intero sistema industriale italiano assicurando l’impegno immediato di un elevato numero di addetti ad alta qualificazione.

Vedremo nei prossimi giorni se il Parlamento e il Governo se ne renderanno conto.

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