La battaglia in Parlamento sulla legge di Stabilità inizia domani. Secondo il relatore Giorgio Santini, il via libera della commissione Bilancio al Senato dovrebbe arrivare fra il 18 e il 20 novembre, ma gli ostacoli non sono pochi. Gli emendamenti da esaminare sono 3.093, di cui oltre duemila presentati dalla maggioranza. E’ probabile tuttavia che durante l’iter i partiti riducano le proposte di modifica per concentrarsi su tre priorità: cuneo fiscale, tasse sulla casa e pensioni.
Una delle ipotesi più accreditate negli ultimi giorni prevede di utilizzare almeno due terzi degli 1,5 miliardi destinati al taglio del cuneo fiscale – che sarebbe rinviato di un anno – per ridurre la tassazione dei salari di produttività. I restanti 500 milioni sarebbero utilizzati per aiutare poveri e non autosufficienti.
Alcuni esponenti del Partito Democratico spingono invece perché il taglio del cuneo non sia rinviato, ma si abbassi la soglia di reddito annuo per beneficiarne da 55 a 28mila euro, in modo da incrementare il vantaggio per i meno abbienti.
Una proposta che sembra incontrare il favore dell’esecutivo: “Se 1,5 miliardi di euro sono troppo pochi per il taglio del cuneo – ha detto venerdì il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini – allora mettiamoli su chi veramente è in uno stato di grave contrazione economica”.
Per quanto riguarda le nuove tasse sulla casa, il Pdl punta a sostituire la neonata Trise (ovvero la service tax che dovrebbe scattare dal 2014, comprendendo la Tasi sui servizi e la Tari sui rifiuti) con un tributo comunale unico. Un’altra ipotesi è di calcolare la Tari sull’effettiva produzione dei rifiuti e non in base ai metri quadrati degli immobili.
Sul fronte delle pensioni, è pressoché certo lo stop al blocco dell’adeguamento Istat sui trattamenti più bassi, ovvero fino a 3mila euro lordi al mese. La benedizione è arrivata ieri direttamente da Enrico Letta: “L’indicizzazione va portata fino al completamento”, ha detto il Premier a ai microfoni Rai. Al momento, infatti, la legge di Stabilità reintroduce l’adeguamento per gli assegni più bassi in modo graduale (al 100% fino a 1.500 euro, al 90% fino a 2mila, al 75% fino a 2.500 e al 50% fino a 3mila).
Estendere la rivalutazione piena a tutti trattamenti previdenziali fino a 3mila euro, tuttavia, comporta dei costi. Il Pd propone di trovare le risorse abbassando da 150 a 90mila euro annui la soglia già fissata per il nuovo contributo di solidarietà sulle pensioni d’oro, che torna in una nuova veste giuridica dopo la bocciatura della Corte Costituzionale.
Ma il Presidente del Consiglio non ritiene che questa strada sia la più efficace: “Intervenire sulle pensioni d’oro – ha detto – è utile e va fatto, ma si tratta di un intervento simbolico, che porterà poco in cassa”. Il Pdl punta invece ad aumentare la tassazione sulle rendite finanziarie. Sono inoltre possibili ulteriori modifiche per estendere la platea degli esodati da salvaguardare.