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Legge di Bilancio 2025: i tagli nascondono qualcosa di più? L’analisi dell’Osservatorio della Cattolica

L’Osservatorio Conti Pubblici Italiani dell’Università Cattolica, diretto da Giampaolo Galli, analizza l’impatto della legge di bilancio 2025-2027, evidenziando la sua natura restrittiva e sollevando dubbi sulle previsioni di entrate e sull’efficacia delle misure

Legge di Bilancio 2025: i tagli nascondono qualcosa di più? L’analisi dell’Osservatorio della Cattolica

La legge di bilancio è un tema che scalda sempre gli animi. Ma, al di là delle polemiche, qual è il vero impatto della manovra sulla nostra economia? E come influenzerà i servizi pubblici e la vita quotidiana dei cittadini? A queste domande risponde uno studio dell’Osservatorio sui Conti Pubblici (Cpi) dell’Università Cattolica, guidato da Giampaolo Galli.

L’analisi si concentra sulla manovra per il triennio 2025-2027, esaminando il Documento programmatico di bilancio (Dpb) e il suo significato in un contesto più ampio. Invece di confrontare il Dpb con previsioni a lungo termine, lo studio sceglie di partire dal 2024, l’anno da cui si dipanano le scelte future. Ecco cosa emerge: la manovra è decisamente restrittiva, con obiettivi di contenimento della spesa. Previste riduzioni dell’indebitamento netto di mezzo punto percentuale nel 2025 e nel 2026, seguite da un ulteriore calo nel 2027. Anche se questa strategia potrebbe frenare la crescita, una diminuzione dello spread e una maggiore fiducia nella sostenibilità del debito pubblico potrebbero aiutare a bilanciare gli effetti negativi. Complessivamente, il quadro di finanza pubblica sembra prudente, ma ci sono dubbi sulle previsioni di entrate, che potrebbero risultare sovrastimate.

La politica di bilancio diventa più restrittiva

L’Osservatorio sui Conti Pubblici sottolinea che, sebbene l’impatto della manovra sia restrittivo, potrebbero emergere benefici legati a una maggiore stabilità economica e alla diminuzione dello spread. Il deficit pubblico, ovvero l’indebitamento netto, scenderà di mezzo punto percentuale del Pil nel 2025, con un simile calo nel 2026 e una riduzione ulteriore nel 2027. Questo scenario potrebbe comportare un freno alla domanda aggregata e, di conseguenza, alla produzione nel breve termine.

Il saldo primario, che indica il surplus dopo aver sottratto le spese per interessi, aumenterà di mezzo punto percentuale del Pil all’anno, compensando più che adeguatamente il previsto incremento della spesa per interessi nel 2027. Alla fine del triennio, il saldo primario potrebbe raggiungere l’1,5% del Pil, il suo livello più alto dal 2019. Questo miglioramento si realizza interamente tramite tagli alla spesa, prevista in diminuzione di 1,6 punti percentuali del Pil, bilanciando così il calo delle entrate.

L’incognita delle entrate

Una delle questioni più rilevanti riguarda l’incertezza sulle previsioni di entrate, che potrebbero risultare sovrastimate. Le spese rimarranno stabili rispetto al Pil, ma l’aumento delle entrate non deriva da un incremento della pressione fiscale, che resta invariata al 42,3%. La crescita si concentra nelle “altre entrate”, che passeranno dal 3,7% al 4,1% del Pil. Tuttavia, i documenti governativi non chiariscono le cause di questo aumento, rendendo difficile comprendere come si raggiungerà la riduzione del deficit.

Inoltre, l’analisi del Cpi mette in luce come l’andamento delle entrate tributarie sia stato rivisto al rialzo per i prossimi anni, ma le cause di questo miglioramento restano poco chiare. L’aumento previsto delle entrate nel 2024 è in linea con la crescita dell’occupazione, ma il Pil nominale sta crescendo meno rapidamente del previsto. Di conseguenza, c’è incertezza se questo miglioramento sia dovuto a fattori transitori o se possa essere mantenuto nel tempo.

La spesa per servizi pubblici

Un aspetto cruciale è la spesa per i servizi pubblici. Per il 2025, il governo ha stanziato circa 900 milioni di euro per aumentare la spesa sanitaria. Tuttavia, il valore totale della spesa sanitaria rimarrà al 6,3% del Pil, un livello significativamente più basso rispetto a dieci anni fa (6,7% nel 2014) e simile a quello del 2019 (6,4%). È interessante notare che il finanziamento al Servizio Sanitario Nazionale rimarrà fermo al 6,1%. Questo porta a interrogativi sulla sostenibilità e sulla qualità dei servizi offerti, soprattutto nel settore sanitario, che non include tutte le voci di spesa.

Il biennio 2026-27: cosa aspettarsi?

Mentre nel 2025 l’aggiustamento avviene sul lato delle entrate, nel biennio 2026-27 il quadro cambia notevolmente. Le entrate scenderanno di un punto percentuale del Pil, mentre la spesa primaria subirà un taglio di 1,8 punti percentuali. Si tratta del più significativo calo della spesa primaria dal 2011. Tuttavia, senza ulteriori dettagli su come il governo intenda realizzare questi obiettivi, rimane difficile valutare l’effetto di queste misure sui servizi pubblici.

La necessità di maggiore trasparenza

Secondo l’Osservatorio, molte delle incertezze sopra riportate sarebbero state risolte se i documenti governativi avessero fornito informazioni più dettagliate. Perché non includere nel Dpb un quadro programmatico completo delle varie voci fino almeno al 2027? Perché non pubblicare spiegazioni adeguate sulle cause di certe variazioni, specialmente per quanto riguarda il previsto aumento della spesa sanitaria? La mancanza di chiarezza e dettagli complica l’interpretazione dei dati e solleva dubbi sull’efficacia della manovra.

A fronte di tale incertezza e ambiguità, ci si deve chiedere: stiamo davvero puntando a una crescita sostenibile o solo a un aggiustamento contabile? La mancanza di trasparenza e il timore di misure che potrebbero colpire i servizi pubblici fondamentali non possono essere sottovalutati. I cittadini meritano risposte chiare e azioni concrete, non promesse vuote. La politica deve affrontare con serietà le sfide economiche e sociali attuali, o rischiamo di trovarci in un circolo vizioso di austerità e precarietà, che penalizza le fasce più vulnerabili della popolazione.

Riepilogo misure adottate nel Dpb

Ecco una sintesi delle principali misure del Dpb relative a spese e entrate.

Spese:

  • Rinnovo contratti Pubblica amministrazione: stanziamenti per il rinnovo dei contratti del personale per il triennio 2025-2027, con un impatto medio di circa 1,6 miliardi di euro all’anno.
  • Sicurezza e Protezione Civile: rifinanziamento delle missioni di pace e sicurezza, e un fondo per la ricostruzione post-calamità, per un effetto medio di quasi 2 miliardi di euro all’anno.
  • Politiche per la famiglia e spesa sociale: misure di sostegno alla natalità e rifinanziamento della carta “Dedicata a te”, con un impatto medio di 1,8 miliardi di euro all’anno.
  • Sanità: assunzione di nuovo personale e maggiori fondi al Fondo Sanitario Nazionale, con un effetto medio di 3,3 miliardi di euro all’anno.
  • Pensioni: rifinanziamento di misure come “Quota 103” e la rivalutazione delle pensioni minime, con un impatto medio di 0,7 miliardi di euro all’anno.
  • Investimenti pubblici: nuove risorse per sviluppo e difesa, per un effetto medio di 2,8 miliardi di euro all’anno.
  • Enti Territoriali: sostegno non dettagliato alla finanza pubblica locale, con un impatto medio di 1,1 miliardi di euro.
  • Altre spese: voci non specificate, con un effetto medio di 2,4 miliardi di euro all’anno.
  • Revisione spesa ministeri: Tagli del 5% ai budget ministeriali, con un impatto medio di 4 miliardi di euro all’anno.

Entrate:

  • Misure su banche e assicurazioni: rimodulazione della tassazione, con un effetto medio di 2 miliardi di euro di maggiori entrate.
  • Proroga Riforma Irpef: accorpamento delle aliquote Irpef e riduzione del cuneo fiscale, con un effetto medio di 17,6 miliardi di euro di minori entrate annue.
  • Sostegno alle imprese: rifinanziamento della Nuova Sabatini e misure di esonero contributivo, con un impatto medio di 2,7 miliardi di euro di minori entrate annue.

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