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Lega-M5S: pensioni, flat tax, migranti nel patto. I nodi aperti

La formazione di una maggioranza politica è in dirittura d’arrivo, ma non mancano le divergenze sulle quali i due leader, Matteo Salvini e Luigi Di Maio, stanno negoziando. In ballo non c’è solo la scelta del premier ma anche i punti qualificanti del “contratto” di governo – Sintonia garantita su pensioni e immigrazione, possibili scontri su tasse e politica estera – E Mattarella avverte: “Niente sovranismi, l’Europa è necessaria”.

Lega-M5S: pensioni, flat tax, migranti nel patto. I nodi aperti

Sembra davvero questione di ore, al massimo di qualche giorno, per la formazione del nuovo governo a trazione Lega-5 Stelle. Ma che governo sarà? Quale “contratto” di governo sarà sottoposto all’attenzione prima del presidente Sergio Mattarella e poi del Parlamento? Tra i tanti nodi dell’esecutivo nascente, non c’è infatti soltanto quello del premier e della squadra di ministri: la distribuzione di poltrone e responsabilità rimane un passaggio chiave (nel quale gioca un ruolo anche il Colle, che vorrà avere voce in capitolo sul dicastero dell’Economia e sui rapporti con la Ue), ma come si porranno Lega e Movimento 5 Stelle di fronte ai contenuti, che in più di un’occasione, in campagna elettorale, sono stati antitetici tra loro? Se è vero che ad unire Matteo Salvini e Luigi Di Maio c’è una comune propensione ad essere anti-sistema, non mancano i terreni di divergenze, più o meno insuperabili: dalle tasse al reddito di cittadinanza, dalle telecomunicazioni all’energia, fino alla politica estera.

PENSIONI E IVA

Questo è il punto più pacifico, sul quale non ci sarà nessuna difficoltà a convergere: anzi, in particolare sullo stop alla legge Fornero Lega e grillini parlano decisamente la stessa lingua. L’abolizione della riforma varata sotto il governo Monti sarà uno dei capisaldi del prossimo governo, insieme al disinnesco delle salvaguardie per l’aumento dell’Iva ed a una nuova legge anti-corruzione. Per quanto riguarda le pensioni, l’idea di massima è quella di tornare alle vecchie regole, ovvero quelle della Quota 100, vale a dire la somma tra età della pensione e anni di contributi che deve appunto dare un totale di 100. Così, con i canonici 40 anni di contributi si potrebbe andare in pensione già a 60 anni, mentre con la Fornero l’età minima per la pensione anticipata è fissata in base alla quantità di contributi accumulati (non meno di 41 anni e 10 mesi per le donne; un anno in più per gli uomini salvo usuranti e precoci) . Costo stimato dell’operazione: 100 miliardi nei cinque anni di legislatura.

FISCO E FLAT TAX

La flat tax, ovvero la tassa uguale per tutti al 15%, considerata un evidente vantaggio per i più ricchi, verrà per forza di cose accantonata. Ai grillini ovviamente non piace e insistono per inserire in ogni caso, in un’eventuale riforma, un meccanismo di progressività come sancito dalla Costituzione. I punti d’incontro sul fisco saranno invece la semplificazione e la digitalizzazione dei procedimenti e una rigorosa tassazione per i giganti del web, ovvero le multinazionali di Internet spesso finite nell’occhio del ciclone per vicende legate all’elusione fiscale. La riforma fiscale, secondo i piani di entrambi i partiti, sarà rivolta a vantaggio del ceto medio e delle piccole e medie imprese.

REDDITO DI CITTADINANZA

Se Salvini dovrà fare un passo indietro sulla flat tax, è altresì evidente che lo stesso sarà costretto a fare, in una sorta di paritetico compromesso, Di Maio sul reddito di cittadinanza. Il progetto sarà ridimensionato e consisterà, vagamente, nel dare sostegno alle famiglie, ai giovani e ridurre le sacche di povertà ne Paese, in particolare al Sud (che non a caso ha votato in massa per i 5 Stelle). Proprio mercoledì l’Istat ha diffuso il dato secondo il quale sono 5 milioni gli italiani in stato di povertà assoluta, l’8,3% dei residenti. A Salvini comunque il tema convince fino a un certo punto, anche per i costi: un reddito di cittadinanza o qualcosa di analogo arriverebbe a costare fino a 30 miliardi e sarebbe una misura troppo assistenzialista per i gusti del Carroccio.

ENERGIA E UTILITY

Tema caldissimo, che ha già avuto ripercussioni sui mercati finanziari, con i titoli del comparto energetico che nella seduta di giovedì 10 maggio, sulle notizie di un governo in procinto di formarsi, hanno registrato notevoli perdite. Il perché lo ha spiegato Equita: nel programma del M5S figura lo stop alla privatizzazione dell’acqua con possibile rimozione delle competenze dell’autorità sul settore, l’opposizione ai termovalorizzatori e soprattutto il blocco della liberalizzazione dei clienti tutelati, previsto al momento per luglio 2019 e il cui eventuale stop preoccuperebbe non poco gli operatori. A fare da contraltare c’è la Lega, che ha idee diametralmente opposte su questi temi: ma in che modo troveranno un’intesa?

POLITICA ESTERA

E’ una delle grandi incognite del futuro governo. Se da un lato Lega e 5 Stelle sono teoricamente uniti da una visione sovranista (sulla quale però è già intervenuto il presidente Mattarella, lasciando presagire un possibile confronto anche aspro sul tema, in sede di assegnazione dell’incarico), è anche vero che i loro mondi di riferimento sono lontanissimi: Salvini è legato al Cremlino, quindi massima sintonia con la Russia e stop alle sanzioni; Di Maio invece, che inizialmente esprimeva posizioni più estremiste contro l’Europa, ha recentemente aperto a una pacifica fedeltà alla Nato, rivelando una svolta a dir poco atlantista. Il tema è comunque una mina vagante: pochi giorni fa infatti lo stesso Grillo è tornato alla carica, agitando di nuovo lo spauracchio di un referendum anti-euro.

IMMIGRAZIONE

L’argomento è un pallino della Lega, ma non dispiace nemmeno al Movimento 5 Stelle se inserito in un discorso più ampio sulla sicurezza, e non solo sulla lotta all’immigrazione incontrollata. Su questo terreno ci dovrebbero essere poche incomprensioni, anche se la posizione del partito di centrodestra è decisamente più estrema: Salvini ha più volte detto di voler espellere 600mila clandestini, un proposito che comunque non vede i grillini contrari. Lo stesso Di Maio, la scorsa estate, ha ingaggiato una dura campagna contro il fenomeno dei “taxi del mare”, ossia le Ong accusate di essere in combutta con gli scafisti libici.

COMUNICAZIONI E TV

Su questo fronte torna in gioco il ruolo, defilato ma molto invadente, di Forza Italia e di Silvio Berlusconi. L’ex cavaliere, anche se molto malvolentieri, ha dato il via libera alla Lega per formare un governo con Grillo senza che l’alleanza di centrodestra venisse intaccata. Forza Italia rimarrà rigorosamente fuori dalla maggioranza, ma si farà in qualche modo sentire su alcune scelte. Ecco perché è presumibile che la Lega vorrà per sé il ministero dello Sviluppo economico, che si occupa delle telecomunicazioni e dunque delle vicende legate a Mediaset. Ed ecco perché la norma sul conflitto d’interessi, che il M5S non vedrebbe l’ora di fare per contrastare Berlusconi, probabilmente sarà messa nel cassetto. C’è poi la partita delle nomine Rai, all’interno della quale ha avuto un peso di rilievo negli ultimi anni l’attuale presidente della Camera Roberto Fico, grillino. Si prevede una rivoluzione (“Via tutti i direttori dei Tg”, ha annunciato Di Maio), ma la Rai non è l’unica azienda pubblica da riorganizzare: ci sono da nominare anche i nuovi vertici della Cassa depositi e prestiti, ad esempio.

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