La spinta della Fed si è già esaurita. I mercati, dopo l’euforia seguita alle decisioni della banca centrale, tornano a fare i conti con i problemi di sempre: la debolezza dell’economia cinese, il calo del greggio e delle altre materie prime, la deflazione in agguato in buona parte delle economie.
In questa cornice le Borse si accingono a vivere una giornata dominata da complesse scadenze tecniche: anche a Milano è il venerdì delle “tre streghe”, in cui vanno regolate le opzioni dell’ultimo trimestre (e dell’ultimo mese). A Wall Street sono in ballo contratti per 1.100 miliardi di dollari, record assoluto di sempre.
I listini Usa chiudono in sensibile ribasso: S&P 500 -1,5% a 2.041 punti (comunque bel al di sopra dei 1.900 punti, soglia a cui scatterebbe una valanga di670 miliardi di vendite), Dow Jones -1,43%, Nasdaq -1,43%.
Sotto tiro Apple (-2,1%), per i timori di frenata degli acquisti in Cina, e i petroliferi. Exxon scende dell’1,5%, Chevron -3,1%. L’indice Bloomberg delle materie prime (paniere che comprende un po’ di tutto, dal gas naturale al caffè) è sceso ai mini da 16 anni.
A pesare sulle commodities è il rialzo del dollaro. La valuta Usa rallenta rispetto all’euro, trattato a 1,0843, ma sale rispetto ad altre monete, a partire dallo yuan. Il dollar index sale dell’1,4%. L’oro perde l’1,6% a 1054 dollari l’oncia, in prossimità dei minimi degli ultimi 6 anni.
CILE E MESSICO ALZANO I TASSI, ANCORA GIU’ LO YUAN
Il mondo si adegua all’avanzata del dollaro. Scende ancora, per il decimo giorno di fila, il cambio dello yuan. Intanto Cile e Messico hanno alzato i tassi, adeguandosi alle mosse della Fed per evitare fughe di capitali. In rialzo anche i tassi del dollaro di Hong Kong, ancorato alla valuta Usa. A sorpresa, invece, Taiwan ha tagliato il costo del denaro. Il peso argentino scende del 30% dopo l’annuncio della svalutazione decisa dal presidente Mauricio Macri.
L’andamento di Wall Street si è riflesso stamane sui listini asiatici. Tokyo, dove si è chiusa senza grosse novità la riunione della Banca centrale, arretra dello 0,2%. La Banca del Giappone ha apportato delle modifiche di natura qualitativa: oggetto degli acquisti saranno anche i bond con scadenza superiore ai dieci anni e le quote di fondi immobiliari. Inoltre, viene incrementata la componente degli acquisti in Etf, compresi quelli che seguono l’indice della Borsa di Tokyo.
Hong Kong -0,3%. In calo anche i listini cinesi: Shanghai -0,3% nonostante un timido risveglio del mercato immobiliare.
EUROPA, SALGONO LE AZIONI. OBBLIGAZIONI GIU’
E’ proseguito in Europa il recupero delle Borse dai minimi toccati prima delle decisioni della Fed. Stamane è però prevista una partenza in rosso in sintonia con l’Asia e Wall Street. I futures segnalano Londra -17 pb, Parigi -25 pb, Francoforte -86 pb. Milano avanza dell’1,48%, frenata nel finale dall’andamento delle Borse Usa e dal calo del greggio.
Ieri la piazza più effervescente è stata Francoforte (+2,57%). Parigi +1,14%, Londra + 0,68%. Madrid, alla vigilia delle elezioni, guadagna l’1,72%. Salgono le azioni e scendono le obbligazioni: il rendimento del Btp a 10 anni si porta a 1,63% (-6 punti base). Stabile lo spread tra Btp e Bund decennali a quota 102 punti base.
IMI: NEL 2016 MILANO +16%. 12 TITOLI IN VETRINA
E’ tempo di previsioni e propositi per l’anno nuovo. Banca Imi è ottimista su Piazza Affari: nel 2016 il rialzo potrà arrivare al 13%, grazie ad una serie di fattori: la stabilità del quadro politico, maggiore visibilità sui profitti 2016-17, attese di consolidamento, specie tra le banche, elevati dividend yields.
Tra le azioni preferite figurano Atlantia, Autogrill, Pop. Milano, Ei Towers, Fiat Chrysler Automobiles, Finmeccanica, Hera, Poste Italiane, Prysmian, Safilo, Salini Impregilo e Unipol.
LA FED FA BENE A FCA, MIGLIOR BLUE CHIP
Tra gli industriali spicca il balzo di Fiat Chrysler, la migliore blue chip di ieri con un rialzo del 4,2%, a 12,88 euro. Il titolo beneficia del voto di fiducia della Fed sull’economia Usa, dove, in questa fase, il gruppo realizza buona parte dei margini.
In tre sedute il titolo è salito del 10%, recuperando ampiamente il tonfo di lunedì (-5%). Bene anche Prysmian (+2,58%) che ha comunicato una nuova commessa in Oman per un sistema in cavo interrato per la trasmissione di energia elettrica ad alta tensione.
BENE LE UTILITIES, INCOGNITA VERSALIS SU ENI
L’andamento dell’energia (petrolio Wti sotto i 35 dollari) ha condizionato anche la seduta di Piazza Affari. I petroliferi frenano nel finale in sintonia con le notizie in arrivo dagli Usa.
Eni invariata nel giorno del Cda che, ha affermato l’ad Claudio Descalzi, non aveva all’ordine del giorno la cessione di Versalis. Descalzi ha confermato però la trattativa per la cessione al fondo Sk Capital Partenrs, interessato a rilevare il 70% delle attività. “Ma non è escluso – ha aggiunto – che in futuro le trattative siano allargate ad altri”.
Il calo del greggio pesa di più su Tenaris (-0,6%) e Saipem (-2,62%). Più tonico il settore elettrico. L’ad di Enel Francesco Starace ha dichiarato ieri che la società ha già centrato i target a fine 2015.
Bene le utilities trainate dal giudizio positivo di Hsbc su Snam (+3,07%, target price a 4,3 euro da 4, confermato reduce) e su Terna (+1,2%, a 5,2 da 5 euro, confermato buy).
VOLA TELECOM. DOPO LA GOVERNANCE BANDA LARGA IN PRIMO PIANO
Ancora in grande evidenza Telecom Italia (+3%) in testa all’indice di settore europeo. I fondi promettono battaglia contro la decisione dell’assemblea dei soci allargare il board agli esponenti di Vivendi. Ma a muovere il mercato nel giorno del primo Cda allargato a Vivendi è la scommessa che, una volta sancito il predominio del gruppo francese sulla governance, si possa assistere a un’accelerazione del piano banda ultralarga, di cui ha parlato anche l’al del socio francese, e altre operazioni straordinarie che potrebbero creare valore.
Ieri Claudio Costamagna, illustrando il nuovo piano strategico della Cdp, ha accennato a un possibile ingresso della Cassa Depositi e Prestiti nel capitale della società.
ALEXANDRIA PESA ANCORA SUL BILANCIO MPS
Giornata positiva per le banche, che si muovono in linea con l’indice europeo di settore. Fa eccezione Monte Paschi (-0,83%), per via della possibilità che la Banca registri un effetto fiscale negativo per 130 milioni dalla revisione del bilancio 2014, legato alle modifiche per la contabilizzazione di Alexandria chieste dalla Consob.
Unicredit avanza dell’+1,2%. L’istituto non ha bisogno di un aumento di capitale perché è in grado di generarne a sufficienza per raggiungere gli obiettivi del piano triennale e ha già fatto accantonamenti pari a 12 cent per azione per l’eventuale distribuzione del dividendo sul 2015. Lo ha detto il Ceo Federico Ghizzoni nella conferenza stampa seguita al Cda di ieri, l’ultimo dell’anno in corso.
Positive anche Intesa (+1,2%), Pop.Milano (+2,3%) e Mediobanca (+2%). Bene le assicurazioni: Generali +2%, UnipolSai +0,1% e Cattolica +1%.
POSTE IN RIALZO VERSO FTSE MIB
Poste Italiane +2,6% a quota 7,095, dopo il terzo rialzo consecutivo di nuovo oltre la soglia psicologica dei 7 euro. Dal 21 dicembre prossimo il titolo prenderà il posto di Ansaldo StS nell’indice FtseMib, che raggruppa le prime 40 blue chip di Piazza Affari.
Beni Stabili in rialzo di oltre il 6% dopo l’annuncio della finalizzazione della vendita di un immobile a Roma. Il titolo, secondo Equita, sta trattando a sconto di circa il 12% sul Nav 2015.