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“L’educazione finanziaria è indispensabile per tutelare il diritto di accesso al risparmio”: parla Lucchini (Feduf)

Imagoeconomica

L’educazione finanziaria rappresenta non solo uno strumento di tutela e valorizzazione del patrimonio economico individuale e sociale, ma anche un diritto di cittadinanza richiamato dalla stessa Costituzione. È quanto emerso dalla terza assemblea annuale della Fondazione per l’Educazione Finanziaria e al Risparmio (Feduf) creata da Abi, in cui è stato spiegato perché l’educazione finanziaria, intesa sia come competenza sia come strumento per l’esercizio dei propri diritti e doveri nell’alveo della democrazia è fondamentale.

Ma perché è importante l’educazione finanziaria? Migliorare l’alfabetizzazione economica, l’importanza del risparmio (soprattutto alla luce della radicata propensione degli italiani) e i modi di tutelarlo in tempi di alta inflazione come questo è fondamentale agli individui per prendere decisioni finanziariamente responsabili. Anche perché l’educazione finanziaria ha un impatto sulla società. Promuovere l’inclusione finanziaria, riducendo le disuguaglianze socioeconomiche, fornendo alle comunità l’accesso ai servizi finanziari vuol dire attrezzare i cittadini di strumenti utili per affrontare le sfide di un panorama finanziario, tecnologico e culturale sempre più complesso. E lo è ancor di più, in questo momento storico di instabilità geopolitiche e di incertezze economiche post-pandemia, con l’inflazione che erode il potere d’acquisto degli italiani.

Lucchini: “L’accesso al risparmio è un diritto previsto dalla Costituzione”

“L’accesso al risparmio è un diritto previsto dalla Costituzione all’art. 47, direi quindi che l’educazione finanziaria è uno strumento indispensabile perché questo diritto sia tutelato – ha sottolineato Stefano Lucchini, presidente della Fondazione -. Non solo perché risparmiare oggi richiede consapevolezza oltre che competenze, ma anche perchè avere la giusta tutela/redditività del proprio risparmio o dei propri investimenti corrisponde ad un interesse più generale, quello di una società che non deve perdere il benessere che ha conquistato e che per farlo innanzitutto non deve arretrare sui fondamentali”.

“Abbiamo ottenuto dal Governo e dal Parlamento un aiuto davvero rilevante”, ha proseguito Lucchini riferendosi al decreto Capitali che ha inserito l’educazione finanziaria tra gli argomenti dell’educazione civica. “Si tratta di un passaggio istituzionale rilevante – ha proseguito – che ora dobbiamo rendere concreto attraverso il coinvolgimento degli insegnanti, il varo di programmi e progetti specifici, un piano di comunicazione per coinvolgere anche genitori e in generale le famiglie. Serve una stretta collaborazione tra le istituzioni private che, come noi, si dedicano all’educazione finanziaria in un’ottica di utilità sociale e quelle pubbliche, perché solo unendo le forze, ciascuno nel proprio ruolo e per le proprie competenze, si può essere incisivi ed efficaci”.

 Patuanelli (Abi) sull’educazione finanziaria: “Diventi strutturale nelle scuole”

“Grandi speranze e grandi attese, ma chiaramente prevalgono quasi sempre materie curriculari”. È il commento di Antonio Patuelli, presidente dell’Abi. “O entrano stabilmente nell’educazione civica o se continuano a non entrare massicciamente dovremmo chiedere che l’educazione finanziaria e risparmio diventino una materia curriculare, perché così troverà uno spazio negli itinerari formativi”. Patuanelli ha poi spiegato che oggi c’è “una possibilità quasi infinita di forme di investimento finanziario dei propri risparmi”, e per questo motivo l’educazione finanziaria deve essere “insegnata diffusamente nelle scuole. “Non è possibile che le nuove generazioni, che nascono digitali, abbiano delle consapevolezze tecnologiche ma non delle potenzialità e responsabilità che attraverso il digitale posso affrontare” nella loro quotidianità. Proprio per queste ragioni è sempre più necessario e urgente far crescere consapevolezza e cultura economica-finanziaria in una generazione più esposta ai rischi di una gestione inconsapevole del denaro.

Pagnoncelli (Ipsos): “Lavorare su diritti e doveri”

Ha generato molto interesse, poi, nel corso del dibattito, l’esposizione, da parte di Nando Pagnoncelli, dei risultati dell’indagine Ipsos dedicata agli italiani e al risparmio secondo cui per il 50% degli italiani l’educazione finanziaria è un diritto dei cittadini. Tuttavia, solo il 21% è in grado di collegare tale diritto/dovere agli articoli costituzionali.

“Quello dell’economia-finanza continua a rimanere un ambito di formazione poco citato (la salute o la sostenibilità sono considerati più urgenti) e una formazione adeguata è considerata fondamentale solo da un italiano su tre. Da qui la necessità di incrementare le competenze finanziarie degli italiani attraverso un percorso formativo completo che parta dalla scuola (60%) e prosegua sul luogo di lavoro (35%), sfatando la convinzione che sia solo per addetti ai lavori o per coloro che hanno la possibilità di approcciare investimenti finanziari”.

In effetti, è proprio tra chi conosce l’educazione finanziaria che si rilevano capacità di risparmio (il 56% contro il 37%) e attitudine all’investimento (il 66% contro il 59%) più elevate rispetto alla media, che si traducono in una maggiore soddisfazione per la condizione economica (il 74% contro il 55%) e sensibilità per gli effetti degli investimenti sulla società e sul Paese.

“Lavorare su diritti e doveri potrebbe favorire la consapevolezza che ci si deve formare su questi temi – conclude Pagnoncelli – per gestire al meglio il proprio futuro e compiere scelte consapevoli, contribuendo positivamente al benessere individuale e collettivo”.

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