Un giardino di parole, il paesaggio nella letteratura. A differenza della pittura che tende al mimetismo e, per imitare la realtà, ricorre ad effetti visivi prodotti da pennellate e colori, la letteratura deve servirsi delle parole per evocare e raffigurare piante, fiori, paesaggi, ambienti naturalistici. A pennellate e colori si sostituiscono perciò abilità e artifici linguistici che confluiscono nel repertorio retorico. È questa una particolarità della rappresentazione che ha indotto gli studiosi a interrogarsi sulla peculiarità e sulla autonomia del concetto di paesaggio. Per nulla scontato, il significato del paesaggio ha assunto nel tempo una ricca poliedricità di sfumature, a partire dalla indagine geografica dell’Ottocento per giungere, attraverso la riflessione multidisciplinare degli ultimi anni, ai documenti stimolati dal Consiglio d’Europa e pubblicati nella Convenzione Europea del Paesaggio, siglata a Firenze nel 2000.
L’indagine sul carattere specifico del paesaggio nella cultura letteraria viene da lontano, dalla letteratura antica e segnatamente quella latina, come è stato messo in luce dalla prestigiosa ricerca su questo tema nella letteratura latina, avviata dall’Università di Padova, a partire dal 2008 e presentata nel 2011 nel Convegno tenutosi nella stessa Università. Regionis forma pulcherrima. Percezioni, lessico, categorie del paesaggio nella letteratura latina è il titolo del pregevole volume pubblicato dall’editore Olschki, a cura di Gianluigi Baldo e Elena Cazzuffi, che raccoglie gli atti del Convegno e fornisce un contributo decisivo allo sviluppo della ricerca letteraria e a quel filone di indagine sul tema del paesaggio che ha finito per conquistare un ruolo di primo piano.
Al centro dello studio vi è il superamento dei tradizionali confini retorici che in passato avevano limitato lo studio del paesaggio letterario come fatto esclusivamente retorico, sotto le specie del locus amoenus o del suo opposto, il locus horridus. Uno dei principali aspetti innovativi della ricerca sta nella problematizzazione della tesi del geografo e orientalista Augustine Berque che sembrava escludere l’autonomia del paesaggio nella letteratura antica.
Il gruppo di ricerca padovano, guidato dall’ esigenza di reperire, in prospettiva non retorica ma rigorosamente diacronica, tutte le “tracce che prefigurassero la moderna concezione del paesaggio o, all’ opposto, segnalassero estraneità e discontinuità” nel percorso da Roma antica a oggi, ha dato vita a un itinerario multidisciplinare assolutamente inedito che apre la strada a possibili sviluppi di ricerca che si diramano in diverse direzioni. Si prospetta da una parte l’esigenza di attuare un censimento il più possibile completo dei testi latini, letterari e non, a tema paesaggistico. D’altra parte, appare la necessità della realizzazione per lemmi critici di un lessico latino del passaggio, in funzione anche di uno strumento che contribuisca ad illuminare la storia linguistica latina e mettere a fuoco uno sguardo retrospettivo sulla formazione del lessico intellettuale europeo.
Come altrettanti sentieri che si snodano e si avventurano nella penetrazione di un territorio inesplorato, i quattordici studi contenuti nel volume indagano le forme concettuali, le realizzazioni testuali e la costituzione di un lessico del paesaggio nella letteratura latina. I contributi, firmati da filologi classici, geografi, filosofi ed ecologi, sono molto diversi per varietà d’oggetti e di metodi. Alcuni indagano autori latini come il pregevole saggio di Gianluigi Baldo che approfondisce il senso e la dimensione dell’angulus nella produzione poetica di Orazio come prospettiva privilegiata da cui distaccarsi dalla congestionata mondanità di Roma, isolandosi a Tivoli o a Licenza. Altri studiosi affrontano specifici campi lessicali come Martina Elice che individua diversi termini (solitudo, solitudines, steriles harenae) per indicare il deserto a seconda del senso che assume, geografico o metaforico. Altri ancora affrontano il tema dal punto di vista dell’ecologo come Gianumberto Caravello che propone l’evoluzione del paesaggio dal punto di vista ecologico o Almo Farina che lo esamina come interfaccia semiotica tra gli organismi e le loro risorse. Non mancano infine coloro che compiono rimodulazioni teoriche e metodologiche del concetto di paesaggio, con lo sguardo del filosofo o del geografo.
Una grande pluralità di punti di vista, in conclusione, rende lo studio una novità assoluta nel campo, offrendo numerosi spunti originali di interpretazione del tema del paesaggio nella letteratura latina. La veste editoriale è impreziosita dalla carta avoriata, la cui consistente e levigata grammatura rende particolarmente piacevole al tatto e alla vista la lettura.
Regionis forma pulcherrima. Percezioni, lessico, categorie del paesaggio nella letteratura latina a cura di Gianluigi Baldo e Elena Cazzuffi, Olschki, 2013, € 34,00