La cosiddetta “ecotassa” inserita nella legge di Bilancio all’articolo 1031 ha dato il suo primo effetto, non sull’ambiente ma sul piano triennale di 5 mld di investimenti di FCA per l’Italia. Lunedì l’ad di FCA Manley ha annunciato dal salone dell’auto di Detroit che il piano sarà rivisto perché è cambiato lo scenario di riferimento.
Fca in Italia occupa oltre 80 mila dipendenti con un indotto che arriva a 156 mila addetti e un impatto trainante sul Pil nazionale con un fatturato di 46 miliardi di euro.
Il provvedimento messo in campo dal governo la cosiddetta “l’ecotassa”, che partirà il 1 di marzo, così come è scritta è un autogol perché non darà giovamento all’ambiente e alla salute ma favorirà i produttori esteri mettendo in crisi la nostra industria automobilistica e con essa oltre 100 mila posti di lavoro. Tra i modelli più colpiti dall’Ecotassa la Panda 12 Easy, il modello più venduto nel nostro Paese lo scorso anno con 124 mila nuove immatricolazioni, prodotta a Pomigliano e che sarà gravata da 300 euro di Ecotassa (vedi tabella modelli auto).
Il Governo deve uscire da questa politica fatta solo di spot. In una visione futura della mobilità che sia sostenibile, fare le auto elettriche è la cosa più semplice . La cosa più difficile e su cui servono investimenti sostanziosi, sono le infrastrutture e l’ecosistema per farle funzionare: smaltire le celle delle batterie, creare una rete capillare per la ricarica, ripensare e riorganizzare la filiera industriale e quella della manutenzione e servizi. Tutti aspetti, quest’ultimi, fondamentali per far funzionare e rendere efficiente la mobilità elettrica. Su tutti questi punti il nostro Paese è all’anno zero. Gli altri paesi arriveranno prima perché hanno iniziato prima a costruire le infrastrutture e poi a fissare traguardi.
La transizione tecnologica che stiamo affrontando sarà rivoluzionaria, e non possiamo fallire, serve ragionare sul medio/lungo periodo e non agire guardando alle prossime elezioni. La transizione verso l’elettrico è da gestire in maniera intelligente investendo per garantire occupazione e una mobilità sostenibile per salute e ambiente.
Come Fim, dopo aver dato un contributo importante con gli accordi sottoscritti a rilanciare l’industria dell’auto nel nostro Paese, da tempo abbiamo incalzato i produttori sulla necessità di accelerare la transizione verso l’elettrico: ora che avevamo raggiunto un’intesa, Fca e i lavoratori, il Governo sta rischiando di far saltare tutto. Occorrono almeno 20 mesi per avere i primi risultati sui nuovi modelli ibridi ed elettrici. Il Piano di 5 mld di euro messo a punto da Fca per il prossimo trimestre, prevede la costruzione e la realizzazione nei prossimi 3 anni di 9 modelli (ibridi e elettrici) tutti costruiti nel nostro Paese. Sarebbe bastato leggere quel Piano per capire come tarare meglio il provvedimento. A fine anno saranno pronte, Jeep Renegade, Compass, Fca Panda ibride e tra un anno e mezzo la 500 full electric. Non serve il patriottismo economico ma neanche l’autolesionismo.
Tra l’altro da quanto è stato annunciato il provvedimento, molti consumatori nell’incertezza hanno rinviato l’acquisto dell’auto sottraendo risorse utile all’industria e al lavoro.
Il governo se vuole veramente fare il bene del Paese, deve immediatamente ritornare sui propri passi e rivedere il provvedimento e pensare ad un piano di investimenti mirato per la necessaria infrastruttura legata alla cambiamento tecnologico che è destinato a rivoluzionare il mondo della mobilità individuale e su cui non possiamo permetterci, come settimo Paese industrializzato al mondo, di stare fuori facendo regali ad altri paesi. Cosi si rischia di regalare ad altri lavoro e industria. Se c’è un sovranismo da sostenere è quello relativo alla fine della mortificazione della propria sovranità industriale che invece al momento si risolve, basta vedere nelle tabelle delle penalizzazioni in “prima le straniere”. Proprio in un momento in cui abbiamo convinto Fca a investire 5 miliardi di euro sull’auto elettrica.