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L’economia libica in cerca di stabilità e lungimiranza

SACE individua la chiave dello sviluppo economico in Libia nell’adozione di politiche di medio-lungo termine in grado non solo di diversificare la struttura produttiva del paese, ma anche di ammodernarne l’intero settore finanziario.

L’economia libica in cerca di stabilità e lungimiranza

Il recente Country Risk Index 2013 dedicato alla Libia, pubblicato da SACE,  sottolinea come, dopo il crollo della produzione economica nel 2011 (-62%) a seguito della guerra civile, l’economia libica sia in ripresa (+92,1% nel 2012), nonostante resti ancora troppo legata agli sviluppi del settore petrolifero e derivati (50% del pil), dove tuttavia permangono buone opportunità, in particolare per quanto riguarda lo sviluppo delle fonti rinnovabili. Le necessità di ammodernamento della rete infrastrutturale presenta ulteriori possibilità di attività, nonostante i possibili ritardi legati all’approvazione di progetti di investimento da parte delle autorità libiche. Le prospettive di medio periodo dipendono allora dal successo del processo di stabilizzazione politica, mentre nel lungo termine è necessario diversificare non solo la struttura produttiva del paese, ma anche l’intero settore finanziario, ancora caratterizzato da dimensioni ridotte e governance inadeguata. SACE non prevede alcuna significativa accelerazione nell’attività di governo in seguito alla recente elezione di Sahmain: ecco allora che l’attuazione delle necessarie riforme e dei progetti di investimento per lo sviluppo del paese risentono del carattere ad interim delle autorità locali. In attesa di un consolidamento istituzionale, gli esponenti politici sembrano infatti riluttanti a intraprendere politiche di medio-lungo termine. Le prossime elezioni presidenziali e parlamentari previste alla fine di quest’anno si svolgeranno in seguito alla stesura del nuovo testo costituzionale, la cui commissione preposta alla stesura deve ancora essere eletta. Non ci si aspetta neppure un significativo miglioramento in termini di sicurezza e controllo sul territorio: le autorità libiche continuano a riscontrare difficoltà nel disarmare le milizie e integrarle nelle forze di sicurezza nazionali.

In questo contesto la bilancia delle partite correnti nel 2012 è tornata a registrare un saldi commerciali positivi, in larga parte grazie alle esportazioni di greggio. Le importazioni dovrebbero segnalare una buona ripresa nel prossimo quinquennio, grazie al rafforzamento della domanda interna e alla spesa statale per la ricostruzione. Le riserve di valuta estera restano molto ampie, permettendo così alla Banca Centrale di difendere il dinaro libico.

Se si esclude il settore di petrolio e derivati, l’Italia è il terzo paese europeo in termini di investimenti nel paese. Prima della guerra civile scoppiata nel 2011, era presente circa un centinaio di imprese italiane, prevalentemente collegate a settore petrolifero, infrastrutture, meccanica, beni strumentali ed edilizia. Nel corso del 2012 l’export italiano verso il paese è quadruplicato, tornando ai livelli precedenti e attestandosi a 2,4 miliardi di euro: tali flussi si compongono principalmente di prodotti energetici raffinati (56%) e meccanica strumentale (9,5%). Stessa tendenza anche per le importazioni dalla Libia, aumentate del 224%, per un valore di 12,9 mld.

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