Nel 2014 l’ebook ha subito una frenata brusca, inattesa e seria a tal punto da far dubitare sulle possibilità di sviluppo di questa promettente tecnologia. A guardar bene le cause di questa frenata sono riportabili a fattori esterni alla qualità e alle potenzialità della tecnologia degli ebook. Nel 2014 sono mancati grandi bestseller che, nel bene e nel male, sono il carburante dell’industria del libro sia nei nuovi media che nei tradizionali. Come ci spiega Anita Elberse, la massmediologa di Harvard, i blockbuster sono il cuore pulsante dell’industria culturale nell’epoca dei nuovi media.
Ma nel 2014 è successo anche qualcosa di difficilmente spiegabile. C’è stato un corto circuito nell’impianto che connette autori, editori, piattaforme di distribuzione e consumatori. Consapevolmente e spontaneamente gli “incumbents” (grandi autori ed editori) e i “disrupters” (i tecnologici e i nuovi autori) hanno eretto così tante barriere difensive che i consumatori hanno perduto la pazienza nei confronti degli ebook e iniziato a rivolgere la loro attenzione alla concorrenza. In primo luogo hanno riscoperto il valore d’uso e di scambio del vecchio e glorioso libro che, nel frattempo, è diventato anche più conveniente dell’ebook.
Children of a lesser God
Oggi chi acquista un ebook non fa un grande affare come dimostra questo elenco che sembra quello di una merce difettata.
Un ebook costa poco meno di un libro a fronte di costi industriali inesistenti rispetto al libro. Chi acquista un ebook non ne ha la proprietà piena, non lo può trasferire su una piattaforma differente, non lo può prestare a un amico, non lo può rivendere al mercato delle pulci, non lo può scambiare con nessuno, non lo può lasciare in eredità.
In tutta Europa (ma non in Italia grazie a Franceschini) il consumatore paga sugli ebook un’imposta di consumo tripla di quella del libro. In genere la qualità tipografica dell’ebook è deprimentemente modesta. L’ebook non ha niente di più del libro a livello di contenuto e ne è una mera copia digitale, poiché non riceve alcun investimento supplementare che esalti la potenzialità del mezzo sul quale viene fruito. Si vedono ancora degli ebook che non hanno un link e che sono stipati come un tascabile a basso costo quando la leggibilità e la ipertestualità sono il bread & butter degli ebook.
Sembra proprio che ci sia una congiura per tenere la tecnologia degli ebook in uno stato di minorità.
La ripresa del 2015
Nonostante che questo scenario piuttosto sfavorevole non sia stato ancora rimosso, l’ebook sembra avere ripreso la corsa dopo la quarantena del 2014. I consumatori sono tornati a scaricare gli ebook o a leggerli sui servizi di streaming. Ce lo dice l’associazione degli editori del Regno Unito (UK Publishers Association) che ha divulgato i dati sull’andamento dell’industria del libro nel primo trimestre del 2015.
Il Regno Unito è il secondo più importante mercato per gli ebook dopo quello americano. In questo mercato gli ebook sono tornati a crescere robustamente segnando nel primo trimestre del 2015 un +11% sullo stesso periodo del 2014. Non siamo tornati ai tassi di crescita del 2013 (+20%) ma la crescita è solida in termini di unità vendute e di valore di mercato. Nel Regno Unito il settore digitale della fiction oggi vale il 37% dell’intero segmento fiction. In appena tre anni ha triplicato la quota di mercato. Occorre considerare che il differenziale fiscale tra libro ed ebook nel Regno Unito è il 20%, poiché l’IVA sui libri è zero.
Se andiamo a disaggregare il dato relativo agli ebook, balza agli occhi la performance dei due comparti del mercato, finora a più bassa penetrazione degli ebook, che crescono a tassi bulgari. Il settore dei libri per ragazzi mette a segno un +36% pur rimanendo, con 22 milioni di sterline di fatturato, una frazione ancora piccola di tutto il segmento che vale 349 milioni. Cresce molto anche la versione digitale dei libri di testo (+17%) che raggiunge la considerevole quota del 24% della scolastica. Super anche il risultato degli audiolibri da scaricare, in crescita del 24%.
Oltre il panorama piuttosto sereno dell’editoria digitale, si staglia il paesaggio travagliato dell’industria tradizionale del libro che flette di un brutto 5% sul primo trimestre del 2014. Un segno piuttosto chiaro dei trend di consumo. Auguriamoci che sia intercettato, interpretato e tradotto in azioni da parte di chi può influire sul mercato: autori, editori, piattaforme e governi. È tempo di abbattere le barriere e lasciar correre il nuovo. Dove andremo non si sa, ma bisogna andare.