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Le vacanze con il virus ammorbano la ripresa

FIRSTonline - Lorenzo Gennari

Luglio ha confermato che il nadir della recessione è passato. Ma gli allentamenti hanno portato a una seconda ondata nella seconda parte del mese (o una prosecuzione della prima…, la distinzione non interessa) sia in Europa che in Giappone e in Australia, mentre sono continuati a ritmi elevati i nuovi casi di Covid-19 negli Usa e in America Latina, oltre che in India.

Nel frattempo gli indicatori più tempestivi (gli indici PMI) confermano i miglioramenti congiunturali già visti a maggio e giugno. Miglioramenti che, è bene ribadirlo, vogliono semplicemente dire che ci stiamo arrampicando fuori dal burrone in cui è caduta l’economia, con l’orlo del pre-virus ancora lontano. Con il Covid-19 che ha rialzato la testa l’arrampicata non può che farsi più dura.

«Viaggiare con la speranza è meglio che arrivare», dice un vecchio detto (più succintamente, secondo Giuseppe Ungaretti, «La meta è partire»). Ma il virus ha bloccato la mobilità, e l’enorme indotto di viaggi e dintorni ha colpito settori ad alta intensità di lavoro (quelli turistici), mettendo un’altra ipoteca sulla fatica di crescere.

Le previsioni macroeconomiche vanno e andranno in presa diretta con i contagi – una variabile, questa, che non appare nella cassetta degli attrezzi degli economisti. «Il possibile lo stiamo facendo, l’impossibile cercheremo di farlo, per i miracoli ci stiamo attrezzando», potrebbero dire un giorno i previsori, dopo aver arruolato virologhi ed epidemiologhi. Ma per adesso, dobbiamo prevedere alla giornata

L’accordo per il Recovery Fund (o Next Generation EU) è un’ottima notizia, sia perché mostra che, quando l’Europa si muove, il tutto è più della somma delle parti; sia perché – e questo interessa l’Italia – il debito emettendo (750 miliardi di euro, circa il 6% del Pil della Ue) sarà un debito dell’Unione Europea, non delle singole nazioni. Anche se l’Italia contribuirà un giorno (un giorno lontano…) alle rate per il rimborso, questo massiccio supporto non farà mai parte del debito pubblico italiano.

L’inflazionesegni di risveglio, evidenti più per le materie prime e il petrolio, che per i prezzi al consumo e alla produzione. La dinamica dei secondi, infatti, è ancora sotto zero, e quella dei primi è sotto all’1% (a parte la Cina, come si conviene a un Paese che ha retto l’urto del virus meglio degli altri). Quanti temono che la moneta creata a piene mani in questa crisi epocale finisca per attizzare il fuoco dell’inflazione, dovranno sedersi sulla riva del fiume e aspettare…

I tassi a lunga sono in discesa (leggera) in America e in Germania e calano (in modo più marcato) anche in Italia, per le ragioni dette sopra (lo spread è sceso sotto 150). Per i tassi reali la storia è diversa. Complice una maggiore inflazione in Usa e una brusca frenata dei prezzi in Germania, i tassi reali americani sono scesi e quelli tedeschi sono saliti, portandosi allo stesso livello, ciò che non accadeva dal 2014. Rimane il fatto, già ribadito nelle scorse Lancette, che i tassi reali dovrebbero essere ancora più bassi, visti i pesanti segni meno nelle dinamiche dei Pil sulle due sponde dell’Atlantico.

L’annullamento dello spread nei tassi reali fra Stati Uniti e Germania è una delle ragioni della debolezza del dollaro, già presagita nelle scorse Lancette, e che si è accentuata di recente. L’altra ragione sta nella dinamica comparata dell’economia europea e di quella americana: gli indicatori segnalano un po’ più di meno peggio (scusate la contorsione semantica) nel Vecchio continente rispetto al Nuovo.

Il cambio con lo yuan è sceso stabilmente sotto quota 7: anche qui – e anche più che in Europa – sta giocando il differenziale di crescita. Ma il dollaro si è indebolito rispetto a tutte le principali monete, il che indica che c’è una ragione di demerito propria degli USA; una ragione, cioè, che va al di là dei meriti altrui e che riguardo l’appannamento della leadership politica americana.

Rispetto al mese scorso non ci sono stati cambiamenti per quanto riguarda i mercati azionari e i beni rifugio. Le Borse, come il Candido di Voltaire o la Pollyanna di Eleanor Porter, credono nel migliore degli esiti possibili, e si eccitano ad ogni stormire di possibili vaccini. L’oro batte i record storici e accoglie i “rifugiati” che temono il peggiore degli esiti possibili. Go figure, come si dice in inglese…  

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Categories: Economia e Imprese