Fino a qualche anno fa, se lo ricorderanno bene quelli che hanno i capelli bianchi o giù di li, bastava mettere una mano sotto la sabbia, sulla battigia, la pesca era sempre fortunata, in mano ti rimanevano sempre tre o quattro telline.
Se poi si aveva la pazienza di armarsi di un rastrello con la retina, se ne ricavavano a sufficienza per condire una saporitissima bruschetta di pane. Avveniva sul litorale romano soprattutto ma anche lungo le spiagge della riviera adriatica da Rimini e Riccione su su fino a Chioggia. Poi come sempre accade, pesca indiscriminata e inquinamento hanno fatto si che le telline diventassero merce rara. Di tanto in tanto, cusa inquinamento, sistemi di pesca illegali, distruzione di habitat naturale, scompaiono poi dopo due anni, il tempo minimo del loro ripascimento, ritornano
In Italia se ne è sempre fatto gran consumo. Ne era ricco soprattutto il litorale romano, da Passoscuro a Capo d’Anzio, parte della costa compresa nella Riserva Naturale del Litorale Romano. Apprezzate fin dai tempi dell’antica Roma, ne parlava 2000 anni fa addirittura Apicio, gastronomo, cuoco e scrittore romano vissuto a cavallo fra il I secolo a.C.e il I secolo d.C. nel suo “De re coquinaria” decantandone le lodi. In passato e per secoli se ne è fatto gran commercio.
Lo confermano anche documenti del ‘500, in cui si parla di cessione dei terreni destinati a tale attività: “ai 18 di aprile del 1595 Andrea Cesi vendette a favore del cardinale Girolamo di Ciriaco e di Asdrubale fratelli Mattei, la peschiera delle telline esistente sulla spiaggia del mare del casale di Corteccia e Cesolina o Villa, per scudi 2000”.
Insomma le telline hanno sempre avuto un mercato di appassionati intenditori, che è durato fino ai tempi nostri.
Mollusco apparentemente meno nobile rispetto alle vongole o alle cozze, la Tellina ha un sapore molto delicato, va consumata fresca, non si può conservare per più di un giorno, e non richiede cucine elaborate per esprimere il suo gusto, anzi, per apprezzarla appieno va cucinata con pochi ingredienti e soprattutto poco speziati.
Il periodo di massimo splendore fu negli anni 50/60, quando la Hollywood del Tevere, come venne soprannominata Cinecittà, fa arrivare a Roma molte produzioni d’oltreoceano attirate dai costi concorrenziali della cittadella del cinema romano rispetto agli studios californiani.
Era l’epoca della Dolce vita di Fellini, di Vacanze romane con Audrey Hepburn e Gregory Peck, di “Ben Hur”, con Charlton Heston, di “Cleopatra” con Elizabeth Taylor e Richard Burton, di Quo Vadis con Robert Taylor, Deborah Kerr, Leo Genne Peter Ustinov. Calano a Roma Kirk Douglas, Anthony Quinn, Linda Christian che convola a nozze con Tyrone Power, Mel Ferrer, Ava Gardner e Humphrey Bogart, Lauren Bacall, Anthony Franciosa, Tennessee Williams, Mamie Van Doren, l’ex re Farouk, Anita Ekberg, Orson Welles, e d’estate molti se ne scappano a rinfrescarsi al mare, preferibilmente a Fregene dove i ristoranti sulla spiaggia servono quintali di bruschette e spaghetti alle telline, Fellini ne è ghiotto.
Una meta obbligata è il ristorante Mastino al villaggio dei pescatori, di qui passa anche l’intellighentsia cinematografica, artistica e letteraria romana, oltre Fellini, Gianni Agnelli, Marcello Mastroianni, Mario Schifano, Francesco Rosi, Walter Chiari, Ennio Flaiano, Woody Allen, Gillo Pontecorvo, Sergio Leone, Gian Maria Volontè, Vittorio Gassman, Mario Monicelli, Dino Risi, Alberto Moravia, i fratelli Vanzina.
E’ un momento d’oro per i pescatori di telline, un mondo tutto a parte: comunità di pescatori che si spostano stagionalmente per pescare lungo questo tratto di costa, dove sfociano il Tevere e l’Arrone, fermandosi dove la pesca è più propizia e costruendo delle capanne sulla spiaggia per ripararsi.
Erano nomadi del mare, si fermavano ogni stagione in un punto della costa e, dove si fermavano, costruivano capanne che riutilizzavano anche negli anni successivi.
Oggi le cose sono cambiate La pesca della tellina viene praticata unicamente con rastrelli da natante e rastrelli a mano. I pescatori escono all’alba e rientrano a mezzogiorno, risalendo la costa lungo la riva solo nelle giornate in cui il mare è calmo. I pescatori trascorrono in mare 80-100 giornate l’ anno, quando il tempo lo permette, per una pesca di pazienza in acque basse e calme su piccole barche.
La pesca della tellina con la draga idraulica non è praticata in questa zona, e la pesca con i rastrelli viene effettuata da pescatori in possesso di piccole imbarcazioni da pesca costiera. I pescatori locali sono riuniti nelle cooperative di piccola pesca della zona.
Rara ormai e ricercata, la tellina resiste lungo il litorale romano in un tratto di costa ancora ricco di biodiversità, ma va protetta per evitare di comprometterne il futuro. Fortunatamente è entrata a far parte di un presidio Slow food che riunisce una cinquantina di “tuninolari” (da “tuniola”, nome dialettale della tellina) detti anche “tellinari” i quali stanno realizzando un disciplinare che mira a tutelare questo tratto di costa, caratterizzato ancora da un’alta qualità delle acque, e che preserva una metodologia di pesca antica e sostenibile.
Il progetto vuole riuscire a salvaguardare questo territorio contro l’inquinamento dei corsi d’acqua dovuto all’attività agricola, vuole proteggerlo da una urbanizzazione eccessiva e dallo sfruttamento delle coste, prevenendo la costruzione di barriere artificiali anti-erosione e l’utilizzo indiscriminato della tecnica del ripascimento delle spiagge, che aggiunge sabbia proveniente da altre zone per sostituire quella persa con l’erosione, tutte attività che metterebbero in crisi l’habitat naturale della tellina determinandone la scomparsa per intere stagioni di pesca. Per Claudio Brinati, presidente di FedercoopescaConfcooperative Lazio se «Si valorizza il territorio, si recuperano mestieri di lavorazione tradizionali. La tellina ha una storia importante che abbiamo ricostruito e fa parte del patrimonio enogastronomico del territorio. Difendere la costa, educare a una pesca responsabile, preservare l’ecosistema significa difendere questa risorsa unica».
Resta una pesca artigianale e spesso solitaria: le licenze professionali di pesca per questo tipo di attività sono circa una sessantina lungo il litorale romano, tutto il resto è pescato da hobbisti. La produzione laziale di telline, raggiunge 100 tonnellate l’anno ed è la più abbondante d’Italia.
I rastrelli da usare a piedi, camminando lungo la spiaggia, sono larghi circa 60 centimetri, quelli da natante invece sono più grandi, circa un metro e mezzo. I rastrelli utilizzati sono costruiti personalmente dai pescatori: un tempo erano di legno, oggi sono di acciaio.
Elemento non trascurabile per completare il quadro di questo semplice ma saporitissimo mollusco dal punto di vista nutrizionale è che le telline sono ricche di vitamina A, contengono inoltre fosforo, potassio e proteine, indispensabili per le difese immunitarie del nostro organismo. Il consumo delle telline è indicato per le diete ipocaloriche: hanno un apporto di grassi molto ridotto e contengono circa 70 Kcal per 100 grammi di prodotto.
Ce n’è abbastanza per approfittare del periodo e gustarsele sul pane tostato, in padella con solo aglio, olio e prezzemolo, in un risotto assieme alle vongole, in una zuppetta.