E’ innegabile che noi italiani abbiamo il difetto, molto provinciale, di pensare che i nostri problemi siano del tutto particolari, e sempre diversi da quelli degli altri. Non è vero, e spesso un confronto fra le varie esperienze di altri paesi, specialmente di quelli europei, potrebbe fornirci qualche idea e qualche suggerimento sul da farsi. Ad esempio, sulle politiche di sostegno alla produzione di energia da fonti rinnovabili (FER), guardare a quanto fanno i nostri vicini europei, in particolare la Germania, potrebbe aiutarci a capire quali sono le misure che si sono dimostrate più efficaci e che sono riuscite ad ampliare la produzione di energia da fonti rinnovabili, in linea con i dettami dell’Unione Europea, e quali sono gli errori da evitare.
A questo riguardo pubblichiamo in allegato la sintesi di una ricerca, condotta nell’Università di Padova (laurea magistrale di Economia Internazionale) dal dottor Michele Maniglia e da me.
Le conclusioni di questa analisi sono essenzialmente tre:
1. lo strumento migliore dal punto di vista dell’impatto sul settore è senza dubbio quello basato su tariffe incentivanti (Feed in Tariffs), ossia quelle tariffe per l’energia prodotta da FER che incorporano il prezzo base dell’energia venduta e un incentivo per la produzione dell’energia verde (come nel caso della nostra tariffa unica onnicomprensiva e del Conto Energia). Pur essendo uno strumento piuttosto costoso, quella delle tariffe incentivanti sembra essere l’unica via per imporre un’accelerazione alla diffusione su larga scala degli impianti di produzione di energia da fonte rinnovabile.
2. l’esperienza degli altri paesi evidenzia con estrema chiarezza l’importanza della definizione chiara di un ampio orizzonte temporale nel quale si inserisce la politica, per permettere a tutti gli attori del mercato di effettuare le proprie valutazioni in merito agli investimenti futuri. La maggior stabilità e continuità delle politiche di sostegno alle energie rinnovabili è stata alla base della crescita del settore in Germania, mentre da noi i continui “stop and go” dell’incentivazione alla produzione di energia da FER (soprattutto negli ultimi mesi) e la continua rivisitazione degli strumenti e delle tariffe hanno determinato una situazione di incertezza nell’industria italiana del settore.
3. infine riveste un ruolo molto importante l’aspetto delle ricadute economiche ed occupazionali del settore; la partecipazione a quella che la Commissione Europea non ha esitato a definire “una nuova rivoluzione industriale basata su nuovi principi” potrebbe rappresentare un driver di sviluppo in un momento in cui la crisi finanziaria ha indebolito la struttura produttiva generando a catena una crisi economica.
In effetti, secondo uno studio Unioncamere – Dirtec di questi giorni, il 39% di tutte le assunzioni nel 2011 è previsto provenire dall’industria della “green economy” (ben 220 mila su 600 mila), e a sua volta, gran parte di queste riguardano il settore delle energie rinnovabili. Gli aspetti più importanti sono due: la nuova occupazione riguarda, in maniera omogenea, tutti i livelli del mondo del lavoro (operai, impiegati, tecnici, dirigenti, professionisti); il settore ha enormi potenzialità di export, poiché molti paesi di nuova industrializzazione ed emergenti stanno attuando politiche di sviluppo delle energie rinnovabili e possono essere interessati a grandi progetti che coinvolgono nostre industrie leader nella ricerca e nell’engineering nei rispettivi settori.
Una delle principali strade della crescita italiana, se sapremo percorrerla, passa dunque per l’energia pulita e in generale per la green economy.
Allegati: Maniglia Garioni Politiche sostegno energie rinnovabili – confronto europeo.pdf