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Le piastrelle in ceramica e la loro resilienza: come l’industria si reinventa e continua a investire in innovazione e qualità

Imagoeconomica

Se c’è una lezione che l’industria italiana delle piastrelle in ceramica ha appreso negli ultimi decenni, è che, anche quando il terreno sotto i piedi diventa incerto, è fondamentale continuare a investire – in innovazione e qualità, naturalmente – per restare competitivi e prepararsi a una rapida ripresa non appena lo scenario globale lo permetterà.

La ceramica italiana è senza dubbio un fiore all’occhiello del Made in Italy, rinomata per la sua bellezza, qualità artigianale, durata e capacità di innovare. I produttori di piastrelle italiane hanno conquistato architetti, designer e proprietari di case in tutto il mondo, diventando una delle principali voci di esportazione del nostro Paese, con un fatturato che raggiunge miliardi di euro ogni anno. Ma come sono riusciti a mantenere questo successo in un mercato così competitivo e di fronte alle sfide globali?

Se ne parlerà sicuramente al Cersaie 2024 del 23-27 settembre a Bologna ma la risposta è semplice: continuando a innovare e a mantenere viva una tradizione che ha trasformato Modena e Reggio Emilia — oggi responsabili dell’85,5% della produzione nazionale di piastrelle — nel polo industriale più competitivo al mondo per produzione e innovazione.

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La crisi finanziaria globale del 2008

Il crollo di Lehman Brothers nel 2008 ha scosso profondamente l’economia globale e l’industria delle piastrelle in ceramica non è stata immune a queste onde d’urto. La domanda è crollata, i finanziamenti si sono fatti scarsi, e molti settori industriali hanno tirato i remi in barca. Ma non quello delle piastrelle. Nonostante il contesto difficile, le aziende italiane hanno continuato a investire in ricerca e sviluppo, destinando circa 300 milioni di euro (+0,45% sul 2007), pari al 5-6% del loro fatturato, posizionandosi meglio per la ripresa e dimostrando una resilienza che ha facilitato un ritorno alla crescita.

L’era della ceramica 4.0: il ritorno alla crescita

Dopo anni di sfide, tra il 2016 e il 2018 il settore ha vissuto una vera rinascita grazie agli incentivi fiscali del programma Industria 4.0. Gli investimenti sono decollati, passando da 400 milioni di euro nel 2016 a un picco di 515 milioni nel 2017, e stabilizzandosi a 508,2 milioni nel 2018, pari al 9,4% del fatturato. In cinque anni, gli investimenti hanno superato i 2 miliardi di euro, grazie agli stimoli fiscali che hanno incentivato l’acquisto di macchinari e tecnologie avanzate, come automazione e robotica. Questi progressi hanno rivoluzionato la produzione, migliorando l’efficienza e riducendo i costi operativi. Il risultato è stata la realizzazione di lastre ceramiche di grandi dimensioni e la riduzione degli spessori, ampliando le loro applicazioni e accrescendo il loro prestigio a livello globale.

La frenata della pandemia e il grande rimbalzo del 2021

Il 2020 è stato un anno difficile per l’industria ceramica italiana a causa della pandemia. Nonostante un inizio drammatico con un calo di vendite e produzione, il settore ha mostrato segni di ripresa, chiudendo l’anno con una flessione meno accentuata del previsto. Gli investimenti, intorno ai 200 milioni di euro (4% del fatturato), sebbene inferiori ai picchi precedenti, sono stati cruciali per affrontare le sfide e continuare a innovare.

Nel 2021, il settore ha invertito la rotta e ha ripreso a crescere. Il fatturato è salito a 6,17 miliardi di euro (+20% rispetto all’anno precedente) e gli investimenti sono aumentati a 350,6 milioni di euro (+73% rispetto al 2020), pari al 9-10% del fatturato totale. Questo rimbalzo ha dimostrato ancora una volta la capacità del settore di investire nel futuro e consolidare la propria posizione globale.

La sfida continua: 2022 e 2023

Nel 2022, l’industria ceramica italiana ha continuato a prosperare, con un fatturato di 7,2 miliardi di euro (+16,5% rispetto al 2021) e investimenti in crescita a 441,3 milioni di euro (+25,6%), pari al 6,1% del fatturato.

Dopo due anni di pandemia, l’industria stava già lottando con costi energetici raddoppiati e, in alcuni casi, triplicati. L’escalation del conflitto in Ucraina ha peggiorato la crisi energetica e ha portato al blocco delle spedizioni di argilla dal Donbass, essenziale per il 25% del materiale ceramico. Il conto, tuttavia, è arrivato nel 2023, con il fatturato sceso a 6,2 miliardi di euro e una contrazione delle esportazioni. L’agguerrita concorrenza dei paesi emergenti, come l’India, e le regole ambientali più stringenti, come il sistema Ets, hanno aggiunto ulteriori pressioni sui costi, mentre l’inflazione e i tassi di interesse elevati hanno ridotto la domanda.

Nonostante ciò, gli investimenti sono cresciuti del 7,4% nel 2023, raggiungendo i 474 milioni di euro (7,7% del fatturato), dimostrando la resilienza e la capacità competitiva del settore, che continua a innovare nonostante la riduzione dei volumi.

Come si prospetta il 2024?

Nel 2024, il settore delle piastrelle italiane si trova di fronte a un mix di sfide e opportunità. La fine del Superbonus potrebbe trasformare il rallentamento attuale in una crisi, soprattutto se i mercati esteri non sosterranno la produzione. La concorrenza asiatica, in particolare dall’India, e i problemi logistici nel Mar Rosso stanno complicando ulteriormente la situazione.

Ma non è tutto negativo: il mercato statunitense offre segnali di speranza, con un aumento delle esportazioni e misure antidumping che iniziano a contrastare la concorrenza sleale. In Europa, però, i dazi sono ancora troppo bassi, rendendo necessaria una revisione normativa per garantire una competizione equa.

Nonostante queste sfide, l’industria, rinforzata dagli investimenti e dalle tecnologie avanzate adottate negli anni precedenti, è ben equipaggiata per affrontare anche queste sfide.

La sostenibilità e l’evoluzione delle piastrelle

Nonostante i contesti economici sfidanti, l’industria delle piastrelle in ceramica italiana ha sempre trovato nella sostenibilità e nell’innovazione tecnologica le leve fondamentali per aumentare la propria competitività.

Un chiaro esempio di questa evoluzione è rappresentato dalle grandi lastre in ceramica e dal gres porcellanato, che incarnano il connubio perfetto tra estetica e funzionalità. Grazie a processi produttivi all’avanguardia, questi materiali offrono superfici ampie con una qualità estetica e tecnica senza pari. Le tecnologie avanzate, come la stampa digitale ad alta definizione e i macchinari a controllo numerico, permettono di creare piastrelle sottili ma estremamente resistenti, adatte a molteplici applicazioni, dai pavimenti agli arredi.

Queste innovazioni hanno non solo ampliato le possibilità d’uso del materiale, ma anche ridotto l’impatto ambientale della produzione. Infatti, la sostenibilità è diventata un pilastro imprescindibile per il settore: le aziende ceramiche italiane hanno adottato pratiche che riducono gli scarti e promuovono l’uso di materiali riciclati. Gli impianti produttivi di ultima generazione sono alimentati da fonti energetiche rinnovabili, come l’idrogeno verde, il biometano, l’energia solare ed eolica, e integrano soluzioni di cogenerazione per migliorare l’efficienza energetica.

In un mercato sempre più competitivo, la capacità a investire a lungo termine, anche quando i venti economici soffiano contrari, ha consentito all’industria delle piastrelle in ceramica italiana non solo di sopravvivere, ma di prosperare. Sebbene sia uno dei settori maggiormente rappresentativi del Made in Italy, spesso la storia che si cela dietro le quinte rimane meno visibile. Ma sotto la superficie di un raffinato pavimento in ceramica italiana si nasconde una storia di coraggio, di investimenti strategici e di quella determinazione che distingue il Made in Italy. E mentre l’industria affronta le sfide del 2024, una cosa è certa: continuerà a lasciare il segno, piastrella dopo piastrella.

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Categories: Economia e Imprese