Come uscire dalla crisi, dalla globalizzazione, e dalla morsa euro-dollaro? E magari ritrovare la propria, florida, economia locale? Altro che manovre finanziarie, c’è qualcuno che ha proprio tagliato la testa al toro e di moneta se n’è creata una tutta sua.
Da quando è arrivato l’euro, e in particolare con l’inizio della crisi finanziaria, non sono infatti pochi i paesini, le città o addirittura le regioni che in Europa si sono reinventati una moneta e un’economia locale.
L’ultimo della lista è proprio un piccolo Comune del nostro Paese. E’ Filettino, in provincia di Frosinone, 600 anime e dallo scorso agosto anche 20mila biglietti stampati per il nuovo conio locale: il Fiorito, con effigie del sindaco, Luca Sellari, e addirittura autoproclamazione a “principato”. Il Fiorito ha un tasso di cambio già fissato: vale 0,50 euro.
La mossa, sicuramente provocatoria, è stata fatta per protesta contro il governo e per riconquistare piena autonomia evitando la soppressione del Comune e l’accorpamento con un altro centro come previsto dall’ultima manovra economica.
E il Principato? Altra trovata del sindaco, che avrebbe già anche scelto il nuovo “principe”: “La volontà – spiega il primo cittadino – è di fare Emanuele Filiberto di Savoia principe del nostro principato. Nei prossimi giorni lo inviteremo a visitare il nostro paese per conoscerlo e prendere coscienza del nostro progetto”. Proposta già rimbalzata dal diretto interessato: “Io principe di Filettino? Ringrazio per aver pensato a me, ma francamente la vedo un’ipotesi assai complicata e difficilmente praticabile”.
Ma, come dicevamo, Filettino (e il suo Fiorito) è stato solo l’ultimo caso. Già nel 2003, una piccola località della Baviera aveva messo in circolazione fra i suoi abitanti il “Chiemgauer”. In quel caso, i biglietti (di taglio da 1, 2, 5, 10, 20 e 50) avevano lo stesso valore dell’euro ed erano utilizzabili in un circuito di aderenti al progetto, che ora sono 617. E l’idea, nata appena un anno dopo il battesimo dell’euro, ha già fatto diversi proseliti in Germania, dove esistono già una sessantina di monete locali.
Anche in Francia il fenomeno ha preso piede: nel gennaio 2010, a Villeneuve-sur-Lot è apparsa l’Abeille (letteralmente: l’ape), mentre la città di Toulouse (mezzo milione di abitanti) ha addirittura lanciato la Sol-Violette, definita “moneta etica”, nata per promuovere “uno sviluppo economico solidale”. Persino una regione, l’Ardeche du Sud, si è dotata della propria moneta, la Luciole, al fine di “aprire la strada a un’economia più rispettosa dell’essere umano e dell’ambiente”.
Ma non solo in Europa: negli Stati Uniti, nello regione dello Berkshire (stato del Massachussets), alcune associazioni hanno creato nel 2006 un sistema monetario parallello, il BerkShares. Ad oggi, addirittura oltre 400 aziende accettano questa moneta e più di 2,7 milioni di BerkShares sono in circolazione, scambiabili a 0,95 per 1 dollaro.
Ma il fenomeno è soltanto provocatorio e culturale o potrebbe anche avere ripercussioni reali sull’economia di quei Paesi? Se l’è già chiesto la Deutsche BundesBank, che in un rapporto pubblicato nel 2007 aveva cassato la possibilità che i nuovi coni (che all’epoca circolavano per un valore di appena 200mila euro) potessero realmente concorrere con l’euro. Piccolo dettaglio, però, nel frattempo le varie monete locali hanno raggiunto la cifra di quasi un milione di euro in circolazione. Impatto sull’economia ancora irrilevante, ma sicuramente in forte crescita.
Anche la Banca di Francia ha sostanzialmente sminuito l’effettiva rilevanza di questi sistemi economici paralleli, sentenziando: “Queste monete non sono vietate dalla legge, ma neanche scambiabili: sono destinate a un utilizzo a circuito chiuso”.
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