Meglio aspettare prima di brindare a una nuova ondata di mega operazioni di fusione e acquisizione. L’acquisto di Bg Group da parte di Royal Dutch Shell per 70 miliardi di dollari, secondo gli operatori, potrebbe non essere il segnale della partenza di una serie di M&A. Perlomeno di quelle così grandi.
Matrimoni a rischio
Prima di tutto bisogna vedere se il matrimonio funzionerà. La storia finanziaria è ricca di fusioni e acquisizioni naufragate o che non sono riuscite a mantenere le promesse. Un caso diventato ormai di scuola è l’unione fra Daimler e Chrysler del 1998, terminata 10 anni dopo con miliardi di dollari di perdite sia per i tedeschi che per gli americani. Quell’esperienza ha avuto il merito di insegnare alle società a procedere con i piedi di piombo. Il 2014 ha registrato il maggior numero di proposte di acquisizione prima annunciate e poi ritirare. Un fenomeno che non si vedeva dal 2008, nel pieno della crisi finanziaria scatenata dai mutui subprime. Nonostante questo, bisogna aggiungere che alla fine dell’anno scorso il valore delle fusioni e acquisizioni solo negli Stati Uniti ha raggiunto la cifra monstre di 1.600 miliardi di dollari, in crescita del 43% rispetto al 2013.
Le fusioni, inoltre (e anche quelle più ricche) spesso non sono un buon affare per gli azionisti. Soprattutto quelli piccoli. “I soci di minoranza sono costretti a subire il prezzo delle loro azioni che altri hanno stabilito”, spiega uno studio di AdviceIQ. “Questo può avere effetti pesanti sulla direzione dell’intero portafoglio. Molti piccoli investitori si sentono frustrati quando hanno in mano delle azioni che salgono e scendono non per effetto delle normali dinamiche di mercato, ma per le discussioni su una fusione o acquisizione”. Quando poi l’operazione è stata portata a casa, spesso emergono altri problemi: l’integrazione di due diversi metodi di lavoro, la perdita di produttività durante il cambio di management, i nuovi debiti e le spese non previste. Tutti elementi che indeboliscono la posizione finanziaria della new company.
Solo problemi?
Le M&A devono quindi preoccupare gli investitori? Non necessariamente. “Un aumento delle operazioni di fusione e acquisizione di solito è il segnale che il ciclo economico sta procedendo nella giusta direzione”, spiega un report firmato da Grant Engelbart, gestore di CLS Investment. “Le valutazioni che abbiamo visto ultimamente, tuttavia, ci fanno pensare che difficilmente vedremo operazioni altrettanto ricche”. C’è poi un altro elemento da considerare. “Il 54% delle operazioni di M&A viste negli ultimi 12 mesi è stato fatto attraverso l’uso di denaro mentre sono poche quelle portate a termine utilizzando scambi azionari, dice Engelbart. “Questo ci dice che le aziende stanno cercando una maniera intelligente di utilizzare i soldi che sono stati fermi in cassa per troppo tempo”.