L’Eurozona è stata il buco nero della crescita mondiale fin dall’inizio della crisi, con la sua pervicace propensione all’austerità dei bilanci pubblici e, fino al 2011, inizio dell’era Draghi, anche in quella monetaria. Dalla fine del 2017 ha frenato più delle altre due grandi economie del pianeta, USA e Cina, pure impegnate a effettuare un atterraggio morbido e a evitare i missili terra-aria della guerra commerciale scatenata da Trump.
È finita la fase più buia anche per i paesi della moneta unica? La crisi dell’auto tedesca continuerà a fare da zavorra? Lagarde, succeduta a Draghi, riuscirà a persuadere i governi con più spazio nei bilanci pubblici ad allargare i cordoni della borsa? Domani su FIRSTonline le Lancette dell’economia di novembre, la rubrica mensile curata da Fabrizio Galimberti e Luca Paolazzi. Che si occupa anche di inflazione (risorgerà dalle proprie ceneri?), tassi di interesse a breve e a lunga, cambi, materie prime.
Il rischio politico resta il convitato di pietra molto ingombrante. Nel 2020 ci saranno le presidenziali USA e in Italia il governo rimane traballante. Che impatto avrà tutto questo sulla fiducia e sui mercati finanziari?