Caro Renzi, sulle riforme non abbassare la guardia. Sarebbe un suicidio. L’avvicinarsi delle elezioni amministrative nei grandi Comuni e del referendum sulla riforma costituzionale del Senato non solo non deve rallentare la spinta propulsiva del Governo sul terreno delle riforme, ma deve anzi spingere a trovare un nuovo colpo d’ala. Con cinque priorità: la rivoluzione della spesa pubblica, una maggior concorrenza, la riforma della rappresentanza e della contrattazione sindacale, la riorganizzazione della giustizia e la promozione dell’eccellenza nelle Università. E’ questo il succo di una lettera-appello inviata all’inizio della settimana al premier Matteo Renzi da 8 parlamentari del Pd, tra cui Pietro Ichino, Irene Tinagli, Giampaolo Galli e la vicepresidente del Senato Linda Lanzillotta che ne spiega il significato in questa intervista a FIRSTonline.
FIRSTonline – Senatrice Lanzillotta, dopo la cavalcata del governo Renzi nel 2015 si avverte da tempo l’urgenza di una ripartenza e di un colpo d’ala della politica delle riforme: l’idea di una lettera-appello che Lei e altri sette parlamentari del Pd avete mandato al premier è nata da qui?
LANZILLOTTA – La lettera-appello al premier è nata dalla consapevolezza che più che di una ripartenza della politica delle riforme, che con Renzi non si è mai fermata, è indispensabile che l’Italia torni a correre: non perché ce lo chiede l’Europa, ma perché è essenziale per la modernizzazione e lo sviluppo del Paese e perché è su questo che i mercati ci giudicano. Fortunatamente su questo terreno non partiamo da zero, perché il 2015 è stato un anno straordinario e perché Renzi è riuscito dove in tanti avevano fallito. Il bilancio dell’anno scorso parla da solo: basta pensare alla riforma costituzionale e a quella elettorale ma anche al Jobs Act, alla riforma delle banche popolari, al Codice degli appalti e a tutte le altre riforme che sono state approvate: adesso però non possiamo abbassare la guardia e dobbiamo dare nuovo sprint alle riforme.
FIRSTonline – Qual è stata la risposta di Renzi alla vostra lettera?
LANZILLOTTA – La vedremo presto dai fatti. Non ci aspettiamo buffetti sulle guance ma nuove pagine nell’agenda di Governo sul terreno cruciale delle riforme. Il nostro è stato un pro-memoria e siamo convinti che il premier ne farà tesoro, perché la nostra iniziativa è volta unicamente ad animare un dibattito costruttivo sull’azione di governo e a rafforzare la straordinaria spinta propulsiva che Renzi ha finora espresso e che deve continuare con rinnovato vigore anche in un anno carico di grandi appuntamenti politici com’è il 2016 con le elezioni amministrative nei grandi Comuni in primavera e il referendum sulla riforma costituzionale in ottobre.
FIRSTonline – Otto firme alla lettera-appello a Renzi sono però un po’ poche: vuol dire che nello stesso Pd ci sono ampie sacche di resistenza alla politica delle riforme del Governo?
LANZILLOTTA – No, non volevamo andare a caccia di firme e fare un referendum sul tasso di riformismo nel Pd, ma gettare un sasso nello stagno in vista delle prossime battaglie. Per questo siamo partiti subito, senza tanti squilli di tromba, ma gli apprezzamenti nei gruppi parlamentari del Pd non sono mancati e credo che tutto ciò si potrà verificare meglio quando sui singoli temi della nostra iniziativa per le riforme promuoveremo confronti pubblici, aperti non solo ai politici ma alle forze della cultura e all’opinione pubblica. Mi faccia però fare un’altra precisazione.
FIRSTonline – Prego.
LANZILLOTTA – Anche se molte delle firme raccolte sotto la lettera-appello al premier sono di parlamentari che si sono conosciuti e che vengono da Scelta Civica, non abbiamo nemmeno lontanamente l’idea di costituire una corrente di super-riformisti interna al Pd, ma solo di fare una battaglia sui contenuti delle riforme che consideriamo prioritarie nel 2016 e che devono rafforzare l’azione di Governo. Se la nostra iniziativa avrà una ricaduta sul Pd, sarà quella di far comprendere che nel maggiore partito italiano non ci sono tanto spinte frenanti ma c’è una larghissima maggioranza che spinge per le riforme.
FIRSTonline – Proporre di accelerare le riforme a pochi mesi dalle elezioni amministrative nelle grandi città può essere un generoso azzardo: non rischia di far perdere voti al Pd?
LANZILLOTTA – Pensiamo proprio l’esatto contrario. Non solo perché se le riforme mettono in crisi le corporazioni e le lobbies ed esaltano gli interessi generali possono raccogliere più consensi di quanto raccontino i luoghi comuni sul nesso tra riforme e risultati elettorali. Ma anche perché le prossime elezioni amministrative si giocheranno principalmente su temi locali e sulla qualità dei candidati e dunque non c’è alcun motivo di rallentare le riforme. Anzi, le riforme valorizzano la novità che Renzi ha portato nella politica italiana.
FIRSTonline – La rivoluzione della spesa pubblica per ridurre il debito e le tasse è in cima alle cinque riforme prioritarie che suggerite al Governo: vuol dire che vi aspettate un rilancio della spending review e che i decreti che attueranno la riforma della Pa non sono sufficienti?
LANZILLOTTA – Valuteremo il testo dei decreti attuativi della riforma della Pa nel merito, ma spero che il Governo sfrutti fino in fondo l’ampia delega che ha ricevuto dal Parlamento e che promuova anche nel settore pubblico una forte innovazione. Sulla spending però dobbiamo intenderci e alzare l’asticella delle ambizioni.
FIRSTonline – In che senso?
LANZILLOTTA – Non si tratta di fare qualche taglio in più qua e là e nemmeno di ricorrere di più alla Consip, come pure è necessario, ma di realizzare un’azione di profonda riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche che abbia come obiettivi una maggior efficienza dei servizi per i cittadini, eliminando sacche di eccedenze e rendite di posizioni, ma anche un percorso di riqualificazione o di ricollocamento dei dipendenti che hanno solo da guadagnare dalla riforma e da un nuovo piano industriale della Pa.
FIRSTonline – Che cosa proponete esattamente quando chiedete un salto di qualità nella politica della concorrenza?
LANZILLOTTA – Pensiamo in primo luogo al mercato unico digitale e all’intreccio tra reti di telecomunicazioni e contenuti online che possono offrire grandi opportunità al nostro Paese ma che devono essere regolati in maniera da evitare nuovi monopoli e da sviluppare concorrenza e trasparenza. Ma molti passi avanti dovranno essere fatti anche nelle reti di mobilità, nell’energia, nelle assicurazioni e nei farmaci: l’imminente discussione al Senato della legge sulla concorrenza è un’occasione da non perdere.
FIRSTonline – Un punto cruciale della vostra iniziativa è anche quello che sollecita il Governo a riformare la rappresentanza sindacale e la struttura della contrattazione con l’occhio alla produttività del lavoro: significa che non ritenete adeguata la recente piattaforma Cgil, Cisl e Uil e che non nutrite molta fiducia nel confronto tra le parti sociali?
LANZILLOTTA – La nostra è una spinta a fare. Non si possono aspettare anni per ridefinire la rappresentanza sindacale e per cambiare la struttura dei contratti privilegiando la dimensione aziendale che può meglio premiare la produttività e distribuirne più equamente i benefici. Il Jobs Act ha dimostrato che anche sul terreno minato del mercato del lavoro si possono realizzare grandi cambiamenti ed è giusto continuare rapidamente su questa strada.
FIRSTonline – La lettera-appello che avete inviato a Renzi sollecita anche un’attenzione prioritaria alla riorganizzazione della giustizia e dell’Università ma elude temi politicamente sensibili e di forte attualità come le unioni civili e le banche: perché?
LANZILLOTTA – Sulle unioni civili era inutile intervenire, sia perché c’è già il forte impegno del premier sia perché ci siamo concentrati sulle riforme economiche e sociali. Da questo punto di vista le banche sono sicuramente un tema prioritario, ma prima di proporre una nuova legge credo che occorra attendere i risultati della commissione parlamentare che si profila all’orizzonte sulle 4 banche in crisi e sugli ultimi 15 anni del sistema bancario ma che occorra anche, in raccordo con gli orientamenti europei, ridefinire un nuovo modello di banca su cui c’è ancora molto da scavare e da riflettere.