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Le imprese delle filiere investono di più in formazione e sostenibilità

Pixabay

L’88% delle imprese delle filiere ha adottato, nell’ultimo triennio pre-Covid, misure responsabili in materia di formazione del personale, welfare aziendale, sostenibilità ambientale, rapporti con il sistema dell’istruzione, il mondo della cultura e il terzo settore (contro il 55% delle imprese non in filiera). Una percentuale che sale al 92% al Sud. 

È quanto emerge dall’ultima indagine sulle imprese manifatturiere tra i 5 e 499 addetti realizzata dal Centro Studi Tagliacarne per conto di Unioncamere, secondo cui le imprese delle filiere mostrano una maggiore attenzione al benessere e allo sviluppo del capitale umano oltre che alla tutela ambientale, e alla qualità delle relazioni sociali sul territorio dove operano.

Scendendo nei dettagli, la metà delle imprese italiane delle filiere ha investito nella formazione del proprio personale, il 43% ha puntato su prodotti e/o processi a minor impatto ambientale; il 40% ha perseguito attività volte a tutelare la salute e/o il benessere dei propri dipendenti. Guardando ai dati delle imprese non in filiera si scopre che gli stessi parametri arrivano rispettivamente al 25%, al 24% e al 16%. 

Particolare attenzione verso il welfare aziendale la mostrano soprattutto le imprese guidate dalle donne che lavorano all’interno delle filiere (il 46% contro il 39% delle altre imprese in filiera), mentre entro i prossimi tre anni, un terzo delle aziende delle filiere prevede di fare più investimenti nel green.

“Fino ad oggi sapevamo che le imprese che lavorano in filiera sono più performanti e più propense a sviluppare processi di innovazione, adesso abbiamo verificato anche che sono più attente ai temi del benessere aziendale e della sostenibilità grazie alla loro innata propensione a fare rete con altri soggetti”, sottolinea il direttore generale del Centro Studi Tagliacarne, Gaetano Fausto Esposito, che aggiunge “proprio per questo possono essere un canale straordinario per portare a terra gli obiettivi della duplice transizione digitale ed ecologica contenuti nel Pnrr, perché hanno una naturale vocazione ad investire nell’ambiente e nella formazione per adeguare le competenze del proprio personale a questo passaggio”.

“Le imprese in filiera mostrano una forte capacità relazionale con i diversi attori della comunità in cui operano contribuendo alla crescita del capitale umano, culturale e ambientale del territorio”, si legge nello studio che mostra come, nel triennio 2017-2019, il 44% delle imprese delle filiere ha collaborato con scuole e università per stage, tirocini e iniziative di alternanza scuola-lavoro, contro appena 17 su 100 delle aziende che non operano in filiera. Il 28% ha sostenuto iniziative culturali, il 43% ha investito in sostenibilità ambientale contro 24 su 100 tra quelle non in filiera. “Una strategia che queste imprese più sensibili alla sostenibilità perseguono anche dialogando maggiormente con il mondo del terzo settore: la quota delle imprese che, tra il 2017 e il 2019, hanno stretto relazioni con il settore no-profit (associazioni di volontariato, ecc.) è nettamente superiore nel caso delle imprese che operano in filiera rispetto alle altre (12% vs 2%)”, sottolinea il report.

Per quanto riguarda il futuro, le imprese in filiera si dicono ancor più convinte di aumentare la relazionalità entro i prossimi tre anni con i propri dipendenti sia in termini di welfare sia di formazione. Il 19% delle imprese che collaborano tra loro prevede, tra il 2021 e il 2013, di aumentare le iniziative per tutelare il benessere dei propri dipendenti contro il 12% di quelle non in filiera. Anche la quota di imprese che punta ad aumentare gli investimenti in formazione del personale è superiore nel caso delle imprese in filiera rispetto alle altre (10% vs 5%). E ben il 33% delle aziende delle filiere è pronta ad investire di più sul green, una quota doppia a quelle delle imprese non in filiera (14%).
In questo contesto occorre ricordare che sono in tutto 17 le filiere individuate dal Ministero dello sviluppo economico, un universo che conta oltre 3,8 milioni di imprese – il 75% del sistema imprenditoriale italiano-, occupa più di 12 milioni addetti (71,4% del totale economia extra-agricola) e genera 2.500 miliardi di euro di fatturato (78,9% del totale industria e servizi). La collaborazione tra imprese che hanno attività interconnesse lungo tutta la catena del valore – dalla creazione sino alla distribuzione – di un bene o servizio – si rileva un importante fattore di competitività per gli imprenditori.

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Categories: Economia e Imprese