Le grandi aziende europee e statunitensi prevedono di investire 3,4 trilioni di dollari nella reindustrializzazione nei prossimi tre anni. Secondo le proiezioni, entro questo periodo, i mercati nazionali copriranno circa la metà della capacità produttiva totale, mentre la produzione all’estero diminuirà significativamente al 17%, rispetto al 35% del 2021. Tuttavia, solo la metà dei leader aziendali ritiene che le politiche e le regolamentazioni governative siano di supporto agli sforzi di reindustrializzazione. Ma c’è di più: grazie a questa rivoluzione, le aziende si aspettano una riduzione media delle emissioni di carbonio del 14%.
È quanto emerge dal rapporto del Capgemini Research Institute, “The resurgence of manufacturing: reindustrialization strategies in Europe and the Us”.
“Questo studio evidenzia l’entità della mobilitazione e degli investimenti dei leader aziendali per reindustrializzare l’Europa e gli Stati Uniti. La produzione locale e il nearshoring stanno diventando fondamentali per mitigare i molteplici rischi prevalenti nei paesi occidentali e per rafforzare la sovranità economica e la sicurezza,” ha dichiarato Eraldo Federici, Manufacturing, Aerospace & Life Sciences Director di Capgemini in Italia. “I leader aziendali stanno accelerando le iniziative strategiche per potenziare la resilienza e la flessibilità della supply chain, ristabilire la sicurezza nazionale in settori strategici, raggiungere gli obiettivi climatici e riconquistare lo status di potenza industriale di cui godevano un tempo l’Europa e il Nord America. Si tratta di un cambiamento strutturale a cui le organizzazioni dovranno adeguarsi”, ha concluso Federici.
L’indagine di Capgemini
Questo processo di reindustrializzazione non riguarda solo l’Europa e gli Stati Uniti, ma sta prendendo piede in tutto il mondo. Secondo il report il 47% delle grandi organizzazioni europee e statunitensi ha già investito nel reshoring (rilocalizzazione) della produzione manifatturiera, mentre il 72% sta attualmente sviluppando o ha già una strategia per farlo. La maggior parte delle iniziative sono state avviate negli ultimi due anni. I leader aziendali ritengono che la reindustrializzazione aiuterà a raggiungere gli obiettivi climatici, con una riduzione delle emissioni di carbonio prevista in media del 13,6% nei prossimi tre anni.
Gli investimenti in reshoring, nearshoring e produzione domestica, nonché la costruzione o l’ammodernamento di impianti produttivi, sono in aumento in Europa e negli Stati Uniti per aumentare la resilienza e ridurre il rischio di gravi interruzioni. La maggior parte dei finanziamenti, pari al 54% degli investimenti cumulativi degli ultimi tre anni, è destinata a iniziative sul mercato interno. Tuttavia, la carenza di competenze, la scarsità di materie prime e la mancanza di incentivi potrebbero comportare un aumento degli investimenti a breve termine al di fuori del mercato nazionale, soprattutto attraverso nearshoring e friendshoring.
I fattori chiave del processo di reindustrializzazione
- Resilienza della supply chain: quasi il 70% delle organizzazioni intervistate ritiene che la promozione della resilienza della supply chain e la capacità di rispondere rapidamente alle interruzioni operative siano tra i principali driver della reindustrializzazione.
- Sostenibilità: la maggioranza (55%) delle organizzazioni è ottimista riguardo alla possibilità che la reindustrializzazione contribuisca al raggiungimento degli obiettivi climatici, in particolare per la riduzione delle emissioni di gas serra (Ghg) Scope 3.
- Tensioni geopolitiche: la maggioranza (63%) delle organizzazioni riconosce l’importanza strategica della produzione locale per garantire la sicurezza nazionale. Una percentuale simile (62%) prevede che la sua importanza in settori strategici come veicoli elettrici, farmaci/vaccini e semiconduttori si rafforzerà in futuro.
- Legislazione e incentivi: sebbene le organizzazioni riconoscano che gli incentivi accelerano gli investimenti per la produzione interna, meno della metà (49%) ritiene che le politiche e i regolamenti governativi siano di supporto ai loro sforzi di reindustrializzazione.
Reindustrializzazione per promuovere la crescita sostenibile e l’innovazione
Il 62% delle organizzazioni sta investendo in tecnologie per migliorare la sostenibilità dei processi di reindustrializzazione. Le gigafactory sono considerate un elemento chiave nel percorso verso una reindustrializzazione sostenibile: oltre la metà (54%) dei dirigenti intervistati in ambito automotive, batterie ed energia ha dichiarato che la propria organizzazione sta attualmente costruendo una gigafactory o ha in programma di farlo entro i prossimi cinque anni.
La maggioranza degli intervistati (68%) ha espresso fiducia nel potenziale della reindustrializzazione di guidare l’innovazione e il progresso tecnologico, in particolare attraverso 5G ed Edge, AI generativa e Digital Twin nei prossimi tre anni.
La reindustrializzazione richiederà una forza lavoro altamente qualificata
Tuttavia, c’è una sfida da affrontare: sarà necessaria una forza lavoro altamente qualificata per mantenere questo slancio. Il 72% delle organizzazioni riconosce la necessità di sviluppare competenze digitali avanzate per far fronte alla nuova era industriale. Secondo le previsioni, la quota di forza lavoro del settore manifatturiero con competenze digitali avanzate in ambiti quali gestione della supply chain, analisi dei dati, intelligenza artificiale e machine learning passerà dall’attuale 31% al 53% nei prossimi tre anni.