Non è un caso che a dare maggior risalto di altri giornali italiani alle prossime elezioni francesi sia in questi giorni “l’Unità”, il quotidiano vicino al Pd di Bersani. Infatti, se come prevedono quasi tutti i sondaggi, ma come non è affatto scontato (a dirlo è lo stesso candidato socialista), sarà François Hollande a vincere la corsa all’Eliseo, il segretario del Pd avrà buon gioco nel far valere, anche all’interno del suo partito, la lungimirante mossa, per la quale assieme al candidato socialista francese e al leader della Spd tedesca Sigmar Gabriel non ha esitato a metà del marzo scorso a sottoscrivere il manifesto per l’Europa. E’ questa la piattaforma politica, sulla base della quale Hollande (tra il 22 e il 6 maggio prossimo), Bersani e Gabriel nel 2013 sfidano i rispettivi centro-destra nazionali, con una proposta politica che rilancia l’impegno europeista della sinistra.
Se Hollande sarà eletto presidente dei francesi la sera del 6 maggio, la sinistra europea, guidata dai tre, avrà messo a punto un primo colpo importantissimo in questa sfida, cominciando a dare un segnale fortissimo, spezzando, come ha osservato Harlem Desir, oggi numero 2 dei socialisti francesi, “il patto del duo Merkozy”. A loro volta Bersani e il Pd si ritroveranno ad avere un peso politico molto più rilevante anche nei confronti del governo Monti. Le cui politiche dovranno tenere conto dei nuovi equilibri che cominceranno in quel caso a delinearsi in Europa.
Di qui anche l’attenzione che oggi Monti ha nei confronti di quello che avviene nella sinistra francese, che è, peraltro, speculare all’attenzione che Hollande ha dedicato nel corso della sua campagna elettorale all’evoluzione della politica italiana e alle scelte del presidente del Consiglio succeduto al declino di Berlusconi.
Naturalmente anche nel Pd c’è stato chi non ha visto con favore il deciso schierarsi del segretario a fianco del candidato dei socialisti francesi. Una minoranza dei dirigenti provenienti dal partito popolare (Fioroni, Follini) avrebbe preferito il sostegno al candidato centrista Bayrou, ma il sostegno ad Hollande è stato ampiamente condiviso dai più autorevoli dirigenti, provenienti dal mondo cattolico, come il capogruppo alla Camera Dario Franceschini e il responsabile esteri Lapo Pistelli.
Un’ altra questione che riguarda da vicino il Pd è osservare come Hollande risolverà (in vista del secondo turno) i rapporti con i partiti che sono alla sua sinistra, a cominciare con Jean-Luc Mélenchon, accreditato dai sondaggi di un buon 15% al primo turno. Quello dei rapporti a sinistra è un problema che ancora una volta accomuna Hollande a Bersani e a Desir, i quali per vincere le elezioni debbono fare i conti con Vendola e Di Pietro, e, magari, con Grillo, in Italia, e con Oskar Lafontaine in Germania. Come si vede le similitudini non mancano.
Quasi del tutta assente nell’attenzione alle elezioni francesi è la destra italiana. Pesano i sorrisetti ironici e beffardi con i quali SarKozy e la Merkel accoglievano Berlusconi nei consessi internazionali. E così l’unico che si è concesso una gita in Francia (a sostegno di Marine Le Pen, la candidata del Fronte nazionale che supera nei sondaggi sia Bayrou che Melenchon) è stato il leader della Destra Francesco Storace. Prudenti anche gli esponenti del terzo polo che dividono le loro simpatie tra Bayrou e Sarkò.