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Le due frecce nell’arco della Telecom Italia di Bernabè: la vendita de La7 e lo spin off della rete

L’exploit di TI Media di oggi e le scintille di Telecom Italia nei giorni scorsi testimoniano che il mercato ha ben inteso che il gruppo di Franco Bernabè è uscito dalla difensiva ed è tornato protagonista – Su due fronti: la cessione de La7 che comincia ad entrare nel vivo anche se non andrà a Mediaset e lo scorporo della rete in una società con la Cdp.

Le due frecce nell’arco della Telecom Italia di Bernabè: la vendita de La7 e lo spin off della rete

L’exploit in Borsa di oggi di Telecom Italia Media conferma la doppia percezione del mercato che la vendita della televisione (e delle frequenze) del terzo polo ha forse imboccato la via giusta e conferma anche il rinnovato protagonismo della Telecom Italia di Franco Bernabè che si appresta a giocare la partita decisiva della rete.

Sul fronte televisivo, come notava un acuto articolo di Edoardo Segantini sul “Corriere della Sera” di ieri, la fine della pax berlusconiana per le tv apre i giochi e cambia gli equilibri e rende possibile la vendita de La7 che fino all’altroieri appariva proibitiva per i veti e i controveti politici a cui andava incontro. Il fatto stesso che Mediaset abbia mostrato interesse per La7 la dice lunga anche se i vincoli italiani ed europei dell’Antitrust rendono del tutto impossibile che il gruppo Berlusconi rafforzi la propria posizione sul mercato televisivo aggiudicandosi La7. Tanto più che Mediaset si sarebbe affacciata sul business La7 a tempi ormai scaduti e finendo così di fatto fuori gara. Ma, al di là degli ostacoli, la mossa di Mediaset resta un segnale importante e dice che la partita è finalmente cominciata. Più interessanti sono i segnali di interesse per la tv di Telecom che sono venuti dall’estero: dalla lussemburghese Rtl alla tedesca Bertelsmann e ai gruppi asiatici.  

Ma non è solo la vendita de La7 a far accendere i riflettori del mercato sul gruppo Telecom. I segnali che si sono susseguiti nei giorni scorsi lasciano capire in modo inequivocabile che si è aperto il round decisivo per il futuro della rete telefonica italiana e che, al di là delle schermaglie tattiche, nessuno può ragionevolmente pensare che si creino due reti fisse come quella di Telecom e quella di Metroweb-F21-Cdp. L’accordo della scorsa settimana tra Telecom Italia e Fastweb fa intendere che Bernabè vuol rafforzare la sua posizione negoziale e si tiene aperte tutte le porte ma il cuore della trattativa è tra Telecom Italia e la Cassa depositi e prestiti e punta a verificare se esistano le condizioni per costituire una sola società (Telecom+Cdp) per l’ultimo miglio in rame e per lo sviluppo della banda larga. L’idea di Bernabè, come ha raccontato domenica Massimo Sideri sul “Corriere della sera”, è quella di varcare il Rubicone e di fare lo spin-off della rete della telefonia fissa attraverso una apposita società controllata da Telecom al 51% ma partecipata da Cdp al 49%. 

In sostanza si replicherebbe per la telefonia l’iniziale modello Snam Rete Gas con la separazione societaria ma non proprietaria della rete. Sarebbe una scelta di buon senso che gioverebbe a Telecom dando una picconata al debito e gioverebbe al Paese aprendo nuovi scenari per la rete e per la banda larga. Restano due grossi problemi sul tappeto: la governance della nuova società (che Bernabè vuole controllare) e il prezzo della vendita del 49% che Cdp vuole il più possibile abbassare. Ma questo è già il cuore del negoziato che ci accompagnerà nelle prossime settimane.

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