In Italia, nel 2015, la quota di donne nei consigli d’amministrazione delle aziende era pari al 30,8%, un risultato che porta il nostro Paese al quarto posto nel mondo per presenza femminile ai vertici delle società. Il dato è cresciuto di quasi sei volte rispetto al 2010. È quanto emerge da uno studio del Credit Suisse Research Institute, che ha pubblicato il nuovo CS Gender 3000: The Reward for Change, una ricerca che analizza l’impatto della presenza femminile nei consigli di amministrazione e nei top management delle società a livello globale
I paesi con la più alta percentuale di donne rappresentate in consigli di amministrazione societari sono tutti europei: la Norvegia con il 46,7%, la Francia con il 34%, la Svezia con il 33,6%, l’Italia col 30,8%. Il rapporto – si legge in una nota del Credit Suisse – conferma le conclusioni del precedente report e cioè che le aziende con una maggiore partecipazione delle donne nei ruoli decisionali continuano a generare elevati rendimenti di mercato e profitti superiori. Inoltre, il rapporto confuta la cosiddetta sindrome dell’ape regina, contesta l’esistenza del fenomeno del Class Cliff e aggiunge nuovi elementi sulla diversità di genere nel settore del Venture Capital e della microfinanza.
Il report, lanciato per la prima volta nel 2014, analizza il Credit Suisse Gender 3000 (CSG 3000), che comprende 27.000 manager in oltre 3.000 aziende che gli analisti del Credit Suisse coprono a livello globale. Con i dati forniti dal CSG 3000, lo studio considera se esiste ancora un legame tra la diversità di genere e le migliori performance delle società e si riferisce in particolare a imprese con una rappresentanza femminile di oltre il 50% nel top management, alle società che si occupano di microfinanza e alle imprese di Venture Capital.
Le donne promuovono le donne? Il rapporto prende in esame il concetto molto discusso della sindrome dell’Ape Regina, che sostiene che le donne che hanno raggiunto posizioni di rilievo cercano di escludere le altre donne nella corsa al raggiungimento di ruoli manageriali. I dati del CSG 3000 confutano questa idea; i risultati mostrano che gli amministratori delegati di sesso femminile hanno a livello globale significativamente più probabilità di circondarsi di altre donne in ruoli di alto livello. I CEO donne sono il 50% più inclini rispetto ai CEO di sesso maschile ad essere affiancati da un CFO di sesso femminile e il 55% in più ad avere donne che gestiscono business unit.
Questi risultati respingono con fermezza anche l’idea di una sindrome da Ape Regina nei settori della Microfinanza e del Venture Capital. In effetti, il 25-30% dei CEO nella microfinanza sono donne e circa il 50% delle persone che operano nel credito sono donne. Le istituzioni di microfinanza guidate da donne sono più focalizzate sulla clientela femminile (59% indirizzate apertamente verso le donne contro il 43% nel caso di amministratori delegati di sesso maschile), hanno una quota maggiore di membri del consiglio di sesso femminile (44% contro 23%), hanno maggiori probabilità di avere una donna in consiglio (43% vs 16%), e di avere più clienti donne (76% contro 60%). E’ chiaro che le istituzioni nella microfinanza guidate da donne attraggano più donne nella gestione e più clienti di sesso femminile
Mentre la presenza femminile in posizioni da partner nel venture capital rimane molto bassa, i venture capital fondati da donne hanno una percentuale molto più alta di partner di sesso femminile rispetto alla media del settore (43% contro 7-8%). Inoltre, le donne che fondano società di VC tendono a investire di più in donne imprenditrici con il 17,4% dei finanziamenti che va a start-up nelle mani di donne contro la media del settore del 12%. Le donne chiaramente sostengono e promuovono le donne non solo nel settore delle imprese, ma anche nella microfinanza e nel VC.
Le analisi del Credit Suisse continuano a rilevare che più alta è la percentuale di donne presenti nel top management, maggiore è il ritorno per gli azionisti. Anche altri parametri di analisi di performance finanziarie, hanno confermato questa sovraperformance dei titoli. Dal 2013 a metà 2016, la sovraperformance delle aziende con il 25% di donne che ricoprono posizioni di rilievo rappresenta un Compound Annual Groth (CAGR) del 2,8%, 4,7% per le aziende con il 33% di donne nel board e 10,3% per tutte le società dove la presenza femminile ai vertici è oltre il 50%. Dato interessante – sottolinea il Credit Suisse se comparato all’1% di calo annuale del MSCI ACWI nello stesso periodo.