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Le centrali idroelettriche italiane fanno gola agli investitori stranieri: al via le gare in Lombardia

Gli occhi sono puntati sul 18 ottobre, data in cui scadrà il bando per le centrali Codera Ratti-Dongo e Resio, mentre gli operatori locali temono un’ingiustificata asimmetria di mercato. La concorrenza va bene ma non a senso unico

Le centrali idroelettriche italiane fanno gola agli investitori stranieri: al via le gare in Lombardia

Le centrali idroelettriche italiane sono il nuovo “terreno di caccia” per investitori stranieri, con la Lombardia che si afferma come il “tesoro” dell’energia, detenendo il 25% del bottino nazionale. Mentre le concessioni di Enel saranno valide fino al 2029, gli occhi sono puntati su venerdì 18 ottobre, quando scadrà il bando per le prime due centrali idroelettriche messe in gara dalla Regione: la Codera Ratti-Dongo, con una potenza di 19 Mw e attualmente gestita da Edison, e la Resio, da 4 Mw, di proprietà di A2A. Nonostante alcuni ricorsi presentati da operatori del settore, il tribunale amministrativo ha respinto le richieste di sospensiva, consentendo così il proseguimento del processo di gara.

Ma chi sono i pretendenti? Si mormora che tra gli interessati ci siano nomi di peso come il gruppo ceco Eph, fondato dal miliardario Daniel Kretinsky, la svizzera Bkw, e forse anche il fondo australiano Macquarie, già attivo in Italia con Autostrade e Open Fiber. Ma per avere conferma di queste voci, bisognerà attendere venerdì, quando finalmente verranno aperte le buste.

L’importanza del settore idroelettrico e i timori degli operatori italiani

Il settore idroelettrico non è solo un pilastro della produzione di energia, ma svolge anche un ruolo cruciale nella sicurezza energetica del Paese. Infatti, rappresenta circa il 20% della produzione elettrica totale e oltre il 40% dell’energia rinnovabile, contribuendo così alla stabilità del sistema elettrico nazionale.

Gli operatori italiani temono che questa apertura a senso unico, e cioè senza reciprocità, agli investitori stranieri possa creare un’ingiustificata asimmetria di mercato, danneggiando le imprese locali e la sicurezza degli asset strategici. Gli investitori stranieri possono disporre di risorse finanziarie superiori, consentendo loro di presentare offerte più competitive; inoltre, possono utilizzare metodi di valutazione degli asset che non riflettono il loro reale valore. Marco Stangalino, direttore di Power Asset Edison, ha sottolineato: “La stima del valore dei beni di proprietà degli operatori, definita in modo arbitrario dalla Regione, risulta addirittura venti volte inferiore al valore reale”. Queste dinamiche possono portare a un’acquisizione di impianti vitali a costi che non tengono conto della loro importanza strategica e operativa.

Idroelettrico: come funzionano le gare e perché siamo gli unici in Europa

L’Italia si trova in una posizione unica all’interno dell’Unione europea, essendo uno dei pochi paesi (gli unici oltre alla Spagna) a mettere a gara le concessioni idroelettriche. Questo processo è iniziato nel 2011, quando la Ue ha avviato una procedura di infrazione contro i Paesi che non garantivano la concorrenza nel settore energetico. A differenza della Francia, dove il sistema è prevalentemente pubblico, e della Germania, dove le concessioni durano fino a 90 anni, l’Italia ha optato per una legge nel 2018 che stabilisce tre modalità di privatizzazione della gestione degli impianti alla scadenza della concessione: gara pura, partenariato pubblico-privato e società miste.

Tuttavia, nel 2021, l’Europa ha annullato l’obbligo di mettere a bando la gestione degli impianti e molti Paesi hanno immediatamente annullato i bandi, mentre l’Italia ha deciso di mantenere il provvedimento, rendendolo parte delle clausole per ricevere il Pnrr, consentendo a tutti gli operatori esteri di entrare nel nostro Paese per gestire un asset strategico per la produzione di energia.

Gare centrali idroelettriche: operatori in attesa di nuove regole

Per affrontare le preoccupazioni, Regioni e governo hanno proposto una “via d’uscita” che prevede negoziazioni dirette tra Regione e concessionario uscente, consentendo di arrivare a un prezzo di mercato più equo. Tuttavia, la proposta del ministro Pichetto-Fratin di introdurre questa variante è stata bloccata dal ministro Raffaele Fitto, preoccupato per le ripercussioni sul Pnrr. Anche un tentativo di rinviare le gare di un anno è andato a vuoto.

Così la Lombardia ha proseguito sulla sua strada dando il via alle prime due gare. “Stiamo solo applicando le norme vigenti. Abbiamo contribuito a mettere a punto la variante della trattativa diretta ma al momento non è una modalità prevista dalla legge”, ha dichiarato l’assessore all’Energia della giunta Fontana, Massimo Sertori. Ora, le speranze degli operatori italiani sono riposte nel commissario Fitto, che, una volta insediato come commissario europeo e responsabile del Pnrr, potrebbe negoziare nuove regole con la Ue.

Nonostante l’assenza di chiare direttive normative la Lombardia ha deciso di proseguire con le gare, con gli uffici già al lavoro su nuovi bandi, sebbene non sia chiaro per quali centrali. Così, il rischio di una “invasione” straniera a discapito delle aziende locali rimane un tema attuale e preoccupante.

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