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Le Borse provano a rialzare la testa: rimbalzino del Nasdaq e difesa di quota 24 mila a Piazza Affari

Imagoeconomica

Borse ancora in rosso, spaventate dalla stagflazione, la malsana miscela che unisce scarsa crescita economica e ampia crescita dei prezzi. Il direttore generale del Fondo Monetario Internazionale, Kristalina Georgieva avverte: sta diventando sempre più difficile per le banche centrali ridurre l’inflazione senza causare recessioni.

Così i listini europei chiudono in ribasso, mentre Wall Street riparte incerta dopo aver registrato ieri il peggior tuffo da giugno 2020, con gli investitori preoccupati per l’impatto che la corsa dei prezzi ha sulla crescita economica, sugli utili aziendali e sulle scelte dei consumatori, come dimostrano le trimestrali di Target, Walmart o Cisco, titoli tutti in retromarcia. Tenta però un rimbalzino il Nasdaq, che sale dello 0,6%.

Piazza Affari è l’unica che si difende e limita le perdite allo 0,09%  grazie a un cambio di segno nel corso della seduta da parte delle banche. 

Il clima è di gran lunga peggiore ad Amsterdam -2,12%, Londra -1,84%, Parigi -1,26%, Madrid -0,91%, Francoforte -0,85%.

Cadono le Borse, ma recuperano i titoli di Stato, che mostrano prezzi in rialzo e rendimenti in calo. 

Sul mercato valutario arretra il dollaro, mentre l’euro sta correndo e tratta intorno a 1,059 (da 1,049 di ieri).

Tra le materie prime il petrolio è in cerca di direzione. Dopo una mattina in calo frazionale, il Brent al momento sale dello 0,9% a 110,1 dollari al barile. Si rafforza l’oro, che si apprezza dell’1,6% e si muove intorno a 1,845 dollari l’oncia.

Piazza Affari salva i 24mila punti

Piazza Affari limita le perdite, con un recupero finale che le consente di salvaguardare la soglia psicologica dei 24mila punti. A vivacizzare il listino hanno contribuito le banche, in particolare Unicredit +1,36% e Banco Bpm +2,17%, su cui si concentrano le attese di prossime aggregazioni. Bene anche Bper 0,63%, mentre registra una modesta perdita Intesa, -0,12%. 

Tra i finanziari chiudono una seduta positiva anche Finecobank +1,43%, Banca Generali +0,74% e Generali +0,568%. Quest’ultima ha presentato una trimestrale con utile in calo, a causa di svalutazioni per 136 milioni degli investimenti russi, ma la raccolta premi e la redditività sono cresciute.

Nel settore salute svetta Diasorin, +2,25%, ma arretra Amplifon -2,98%.

Nell’industria Prysmian +2,03%, ma Cnh lascia sul campo l’1,9%. Tra i titoli oil Saipem +2,18%, mentre Tenaris perde il 2,58%.

Tra i maggiori ribassi del giorno anche Campari -2,1%.

Chiude in rosso il secondario, benché i rendimenti siano in calo. Lo spread sale a 195 punti base (+1,55%), con il tasso del Btp 10 anni a +2,89% e quello del Bund di pari durata a +0,93%.

Fmi, l’Italia rallenta dopo “impressionante” ripresa

La missione Italia del Fondo Monetario Internazionale si conclude con previsioni di crescita economica in rallentamento, ma “dopo l’impressionante ripresa dallo choc pandemico”. Pesano la guerra in Ucraina e la dipendenza dal gas del Belpaese, unitamente all’inflazione.

Il pil dovrebbe rallentare quindi a circa il 2,5% nel 2022 e all’1,75% nel 2023, mentre “l’inflazione media annuale dovrebbe raggiungere il picco quest’anno al 5,5%”. Ricordando le “formidabili sfide” condivise con i partner Ue per i “venti contrari” da guerra e prezzi, il Fondo invoca una strategia credibile per il calo del debito, riforme strutturali e piena implementazione del Pnrr.

L’inflazione spinge e i falchi della Bce volano

Alcuni membri del Consiglio direttivo della Banca centrale europea ritengono sia “importante agire senza indebito ritardo per dimostrare la determinazione del Consiglio a raggiungere la stabilità dei prezzi a medio termine”. Lo si legge nei verbali della riunione della BCE del 13-14 aprile, dai quali emerge un certo dissenso tra i banchieri centrali in merito alla velocità con cui ritirare lo stimolo monetario messo in campo durante la pandemia. 

Secondo i banchieri centrali europei i rischi di recessione appaiono invece “limitati”.

La segretaria al Tesoro statunitense, Janet Yellen, dice poi di non aspettarsi una recessione negli Stati Uniti, malgrado la fiammata dei prezzi dell’energia e la guerra in Ucraina, giudica però l’Europa “più’ vulnerabile” e  nota che ci sono “effetti stagflazionistici” in tutto il mondo.

Gli economisti di Goldman Sachs stimano invece una possibilità del 35% che l’economia Usa entri in recessione nei prossimi due anni.
Il numero due della Bce Luis de Guindos, in un intervento odierno, sostiene infine che le pressioni inflazionistiche nella zona euro rimarranno elevate nel breve termine, ma la Banca centrale europea deve allentare gli stimoli in modo cauto e graduale data la presenza di incertezze eccezionali.

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