A poche ore dall’annuncio delle decisioni della Fed le Borse salgono in ogni angolo del pianeta, in sintonia con il rally dei listini europei. Tutti i listini asiatici segnano rialzi superiori al 2%: l’indice Topix a Tokyo +2,2%, Hong Kong +2,1%, Sidney +2%. Fa eccezione Shanghai (+0,4%), comunque in terreno positivo.
A Wall Street l’indice S&P 500 ha chiuso in rialzo dell’1,1%, trainato dal rimbalzo del settore energia (+2,9%) e dal settore bancario, stimolato dalla prospettiva del rialzo dei tassi. Salgono anche il Dow Jones (+0,9%) e il Nasdaq (+0,87%).
Ancor più robusta la reazione di tutte le Borse europee con rialzi superiori al 3% che hanno permesso di ridurre le perdite (-10%) accusate dalla fine di novembre. L’indice Eurostoxx segna un rialzo del 3,3%.
A Milano l’indice FtseMib ha guadagnato il 3,7%, mentre la Borsa di Parigi è salita del 3,1%, Londra +2,5%, Francoforte +3,1%. I settori più vivaci sono stati l’oil (+3,9%) e le banche (+3,6%).
RIMBALZA IL GREGGIO, SALE IL REDIMENTO DEI BTP
Ad alimentare il rimbalzo è stata la ripresa dei prezzi del petrolio sul mercato Usa: Brent +1,4%, il Wti americano +3%. Stamane in Asia le quotazioni del greggio sono tornate ad indebolirsi. Volano le azioni di Exxon (+4,5%). A Piazza Affari Eni è risalita del 4%, Tenaris +3,2%, Saipem +3,5%. Tra le utilities Enel guadagna il 3,9%.
In tensione il mercato obbligazionario. Il rendimento del decennale italiano si è spinto in fino a 1,713%, livello non sfiorato neanche il 3 dicembre, il giorno della delusione causata fra gli operatori dalle parole del presidente della Bce Mario Draghi. Poco mosso lo spread tra Btp e Bund, a 102 punti base.
Il mercato ha così mandato il chiaro segnale di avere più che digerito l’aumento dei tassi d’interesse americani che tutti si aspettano. Si tratterà del primo rialzo dei saggi di interesse in Usa dal 2006, una mossa che pone fine a nove anni di tassi a zero. L’ultima conferma è arrivata dai dati dell’inflazione “core” (al netto del petrolio e degli alimentari) salita a novembre al 2%. La previsione degli economisti è di un incremento del tasso sui Fed Funds dall’attuale zero per cento allo 0,25%.
BOLLORE’ BATTE I FONDI 2-0
Telecom Italia è salita del 5,6% con l’azione ordinaria e del 3,8% con l’azione di risparmio nel giorno dell’assemblea che, poco prima della chiusura del mercato, ha decretato la doppia vittoria di Vivendi. Il socio francese, come da previsioni, ha bloccato la conversione delle azioni di risparmio ed è riuscito a nominare quattro rappresentanti nel consiglio d’amministrazione, mettendo sotto scacco almeno una parte dell’attuale Cda.
Le delibere per l’allargamento del consiglio sono passate con voti favorevoli pari al 52,9% del capitale presente: quasi il 9% del capitale si è schierato con Vivendi, che alla vigilia aveva arrotondato la quota a circa il 20,5%. La decisione è indebolita però dal mancato svincolo dell’obbligo di non concorrenza, richiesto dal gruppo francese.
Oggi, con la presenza dei consiglieri di Vivendi, si riunisce il Cda per lavorare sulle linee guida del piano industriale, che dovrebbe essere presentato in primavera. La società ha perso le caratteristiche di public company ma il presidente Giuseppe Recchi assicura: “Questo consiglio resterà in carica fino alla fine del mandato perché non ci sono previsioni diverse”.
POPOLARI IN FERMENTO, M&A PIU’ VICINO
A Milano i rialzi più forti hanno riguardato il settore bancario, Popolari in testa: la crisi emersa dal Salva-Banche e i problemi di Pop. Vicenza e Veneto Banca potrebbero accelerare il processo di m&a del settore.
Corre più di tutte Pop.Emilia (+6,7%). L’ad della banca modenese, Alessandro Vandelli, ha detto che l’impatto di un eventuale divieto di collocare bond subordinati presso la clientela retail sul costo globale del funding delle banche sarebbe limitato, in quanto i rendimenti offerti sul mercato retail e quelli sull’istituzionale si sono sostanzialmente allineati. Exane Bnp Paribas ha intanto alzato il target price a 8,90 euro da 8,40 euro, confermando la raccomandazione Outperform.
In grande evidenza anche Pop.Milano (+5,8%) e Banco Popolare (+6,7%). Fra le banche principali, Unicredit è salita del 4,9%, Intesa +4,5%. Rimbalza dai minimi Monte Paschi (+6,3%).
Molto positivo anche il risparmio gestito: Anima avanza del 5,1%, Azimut +3,8%. Recuperi più modesti per le assicurazioni: Generali 2,4%, UnipolSai +3,1%.
LE VENDITE EUROPEE DANNO LA CARICA A FCA
Rivincita di Fiat Chrysler (+4,3%) dopo il tonfo del giorno precedente (-5%). Sono positivi i dati sulle vendite in Europa a novembre, salite del 18,3% per la casa italiana, più forte del mercato che nel complesso è cresciuto del 13,7%.
Fuori dal listino principale Pininfarina non è ancora riuscita a fare prezzo all’indomani dell’accordo per l’acquisto del 76% della società da parte di Mahindra & Mahindra. Il titolo segna un prezzo indicativo di 1,95 euro dopo il crollo di ieri a 1,31 euro. Tra gli altri industriali, StM +4,3%, Finmeccanica sale del 2,8%.
LUXOTTICA LEADER, PRADA CONTIENE LA DISCESA
Nel lusso il titolo migliore è Luxottica (+3,8%). I conti di Prada hanno fatto da traino ai titoli del settore. La società italiana quotata a Hong Kong ha registrato un calo dell’utile del 26,4% a 235 milioni di euro, comunque inferiore ai timori del mercato. I ricavi sono saliti dell’1,5% a 2,58 miliardi di euro (variazione negativa del 7% a cambi costanti). Ferragamo +2,7%.