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Le Borse guardano al lavoro Usa e resistono alla guerra dei dazi

L’avvio ufficiale della guerra commerciale fra Usa e Cina non spaventa più di tanto i listini europei che, dopo un po’ di alti e bassi, consolidano o arrotondano i guadagni di ieri. Una spinta positiva arriva nel pomeriggio da Wall Street, al momento in deciso rialzo. Merito, in parte, del job report di giugno: 213 mila nuovi posti di lavoro, contro 195mila previsti, anche se sale leggermente la disoccupazione e la paga oraria scende a 0,2% da 0,3% di maggio.

Piazza Affari +0,05%, 21.925 punti. Meglio Francoforte +0,26%; Parigi +0,18%; Madrid +0,39%; Londra +0,22%; Zurigo +0,29%. Frenano i titoli auto dopo lo scatto della vigilia sulle attese di un ripensamento di Trump sulle tariffe nel settore, che poi non c’è stato.

A Milano scendono Pirelli -2,19% e Fca-1,15%. Ancora in calo Ferragamo, -1,3%. Fra i peggiori Mediobanca -1,58% e Banca Generali -1,52%.

Sul podio Unipolsai +2,92%; Campari +2,86%; Bper +1,97%; Recordati +1,9%; Unipol +1,88%. Atlantia, +0,56%, con il via libera dell’Antitrust Ue all’acquisizione di Abertis insieme a Acs.

Fuori dal listino principale resta in grande spolvero la Juventus, +7,13%, con le febbre da Cristiano Ronaldo che fa salire il titolo e la società bianconera costretta dalla Consob a scrivere sul sito che “durante la campagna trasferimenti la società valuta diverse opportunità di mercato e all’eventuale perfezionamento delle stesse fornirà adeguata informativa nei termini di legge”. Da segnalare la partenza a razzo di Esautomotion (+30%), da questa mattina sull’Aim. Sullo Star invece Mondadori si apprezza dell‘8,21%, all’indomani delle buone indicazioni espresse dall’ad Ernesto Mauri sul secondo trimestre soprattutto grazie alla spinta dei libri. Sul rialzo del titolo influisce anche la decisione di Akros di alzare la raccomandazione a “buy” con prezzo obiettivo a 1,75 euro.

Senza grandi variazioni lo spread Btp/Bund, 243.10 punti, nel giorno in cui l’Istat certifica un rallentamento economico nel Belpaese e S&P taglia le stime 2018 del Pil italiano all’1,3% (da 1,5% precedente) e mantiene l’1,2% per il 2019. Per l’agenzia di rating “la politica interna è il principale rischio” e soprattutto pesa “l’incertezza sulla volontà del governo di proseguire nel consolidamento fiscale”. Il debito Target2 tocca intanto un nuovo massimo storico.

La Germania al contrario si conferma prima della classe e prevede di portare, per la prima volta dopo 17 anni, il proprio debito al 58% del Pil nel 2019, sotto il limite del 60% previsto dagli accordi di Maastricht.

L’euro risale a 1,174 sul dollaro. Il biglietto verde risulta tendenzialmente in calo contro le principali valute, dopo la pubblicazione delle minute della Fed ieri e con le aspettative di altri due rialzi nel 2018. I dazi fra Usa e Cina gettano un’ombra sul futuro, accentuata dalle minacce di Trump di allargare le tariffe fino a 550 miliardi di importazioni di prodotti cinesi. Intanto parte un contagio poco raccomandabile, con la Russia che introduce tasse doganali su prodotti americani in risposta alle tariffe su acciaio e alluminio.

Il petrolio oggi è a due facce: Brent -0,32%, 77,15 dollari al barile; Wti +1,05%, 71,37 dollari al barile. In calo l’oro a 1254,29 dollari l’oncia (-0,24%).

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