I mercati finanziari tirano una boccata d’ossigeno, dopo il lunedì nero. A favorire un timido tentativo di rimbalzo hanno contribuito due fattori: 1) la calma dopo la tempesta sui mercati obbligazionari dell’area euro, che ha permesso tra l’altro il recupero della moneta unica sul dollaro fino a quota 1,41; 2) il rimbalzo del petrolio e delle materie prime in genere, dopo le forti correzioni al ribasso.
Per quanto riguarda l’andamento dei bond dell’eurozona, il mercato ha tratto beneficio dalle statistiche positive in arrivo dalla Germania e, soprattutto, dagli annunci sulle privatizzazioni di Atene. Segnali che, comunque, il mercato prende con beneficio d’inventario, come dimostra il fatto che lo spread Btp/bund è rimasto a quota 173 bp, poco sotto i prezzi di lunedì (178) mentre i Bonos spagnoli rendono ancora il 5,48% (contro 4,79% del Btp) con uno spread di 244 bp. Più rilevante potrebbe essere l’inversione di tendenza del petrolio, dopo un mese di ribassi scattati dopo il warning sulle commodities lanciato da Goldman Sachs. Ieri la banca Usa ha lanciato un segnale in senso contrario: il greggio, oggi, a quota 99,41, può risalire fino a 130 dollari il barile, più di quanto indicato Morgan Stanley (120 dollari). L’effetto non si è fatto attendere: per l’Eni, ad esempio (+1,1%) che proprio ieri ha annunciato nuovi investimenti per aumentare la capacità produttiva del giacimento di Zubair fino a 700 mila barili al giorno nel 2013.
Qualche segnale di ripresa, insomma, c’è. Al proposito merita una segnalazione la performance di Sony, premiata da un lusinghiero +4% a Wall Street. Il colosso dell’elettronica ha archiviato mesi da incubo: effetto terremoto (con un calo del valore di Borsa di 264 miliardi di yen), l’attacco degli hackers alla piattaforma elettonica Psp, la prospettiva di un rilancio della concorrenza nel gioco elettronico, da Kinect di Microsoft alla Wii di Nintendo. Eppure, Sony ha fatto sapere che gli utili del 2011-2012 saranno in linea con quelli dell’esercizio che si è chiuso a fine marzo. Quasi una metafora della voglia di ripresa giapponese. Ma la congiuntura, sia in Europa che sui listini Usa, resta ad alto rischio. Negli Usa, le prove di rimbalzo in apertura, favorite dai conti positivi di AutoZone, coloss della distribuzione di parti di autoveicoli, sono presto rientrati dopo la diffusione dell’indice sull’industria manifatturiera di maggio, in lieve contrazione (-10) contro un’attesa positiva (+6).
La frenata Usa ha tarpato le ali ai listini europei che hanno ridotto il recupero nelle ultime battute: a Milano l’Ftse/Mib ha chiuso comunque con un lieve margine (+0,24%) , in linea con Parigi e Madrid (+0,2) , Londra (+0,4) e Francoforte (+0,6). In questa cornice, va avanti con non poche difficoltà l’aumento di capitale di Banca Intesa. Il titolo, trattato a 1,657 euro (-2,2%) è scivolato ieri ai livelli del marzo 2009, cioè ai minimi segnati dai listini dopo il tracollo di Lehman Brothers. A condizionare il trend, però, sono soprattutto gli intensi scambi di arbitraggio sui diritti, scivolati ieri a 0,082, cioè ad un livello di perfetto equilibrio. In sostanza è del tutto equivalente acquistare nuove azioni tramite i diritti piuttosto che direttamente sul mercato. Una nota di rilievo la merita la Fiat, che ha ieri recuperato (+2,2%) buona parte del terreno perduto nella seduta precedente: un buon modo per celebrare il “pay off day”, cioè il saldo dei debiti con il governo federale Usa da parte di Chrysler, a sua volta ormai al 46 per cento controllata dalla stessa Fiat. Seduta brillante anche per Luxottica, dopo gli acquisti in Sud America mentre Tod’s (+2%) ha subito sfruttato la promozione del target price a 11 euro da parte di Goldman Sachs. Al contrario, prosegue la parabola al ribasso di Maire Tecnimont, anche ieri (- 6%) al centro di una frana che non accenna a finire. Da gennaio la società ha lasciato sul listino il 60% del valore. Un capitombolo che, a questo punto, si tinge di giallo. (u.b.)