I listini europei rimbalzano oggi dopo i cali dei giorni scorsi, anche se la volatilità ha fatto capolino nel pomeriggio di riflesso a Wall Street, partita in progresso e attualmente in perdita, con dati macroeconomici misti e poco utili a capire come si comporterà la Federal Reserve la settimana prossima. Alla luce delle nuove indicazioni sale però l’indice del dollaro, mentre l’euro arretra contro la valuta statunitense e cambia intorno a 1,765. Il rafforzarsi del biglietto verde pesa sulle materie prime, in particolare sull’oro che perde oltre due punti percentuali e tratta a 1752,60 dollari l’oncia. Arretrano anche i future del petrolio e il Brent perde circa lo 0,7%, sotto i 75 dollari al barile.
In Europa la spinta maggiore ai rialzi in seduta è venuta dagli acquisti su viaggi, compagnie aeree e tempo libero dopo quattro giorni di perdite, nella convinzione che la ripresa economica in atto sia più robusta di quanto si pensava. Lo conferma nuovamente anche la presidente della Bce Christine Lagarde, secondo cui l’economia della zona euro si sta riprendendo più rapidamente di quanto previsto solo sei mesi fa, grazie alla rapida campagna di vaccinazione che ha consentito la riapertura di ampi settori dell’economia. Il Pil combinato dei 19 Paesi che condividono la moneta unica è ora stimato ai livelli pre-crisi prima della fine dell’anno, anche se il trend di crescita non si è ancora completamente ripreso.
Tornando ai mercati europei, sono andati male invece i titoli delle società minerarie, con i prezzi dei metalli in calo dopo che la Cina ha confermato i piani per l’aumento dell’estrazione dalle sue riserve. Focus inoltre sul comparto media dopo l’annuncio di Vivendi) dell’acquisto della quota di Lagardere in mano ad Amber per 24,10 euro per azione. Se l’operazione sarà approvata sarà lanciata un’Opa sulle azioni Lagardere ancora non detenute.
In questo contesto Francoforte chiude in rialzo dello 0,22%, in linea con Londra +0,15%. Fanno meglio Parigi +0,59% e Madrid +1,04%. Piazza Affari si apprezza dello 0,78%, un guadagno insufficiente a condurre in porto i 26mila punti superati nell’arco della giornata (25.963 il dato finale).
La big cap in maglia rosa è Cnh, +3,84%, spinta da notizie stampa secondo cui il gruppo sta stringendo i tempi sullo spin off Iveco, in arrivo forse già a gennaio (la società confermerebbe per il primo trimestre 2022). Cnh Industrial parteciperà inoltre come partner aziendale al progetto 5G Open Innovation Lab, un ecosistema globale di imprese, esponenti del mondo accademico e istituti governativi, che si propone di promuovere l’adozione delle tecnologie 5G e l’innovazione in questo ramo. Chiudono in verde tutti i titoli della galassia Agnelli ed Exor festeggia con un +1,74%.
Nella parte alta del listino sono in evidenza inoltre Nexi +2,9%; Finecobank +2,01%; Italgas +1,81%. Tra le banche rialza la testa Unicredit +1,45%. Gli analisti di Jefferies hanno incrementato a 13,4 euro il target price del titolo e confermato l’indicazione di acquisto. Bene anche Intesa +1,28%.
Nel settore assicurativo si mette in luce Unipol +1,9%. Anche Generali sale dello 0,88%, mentre prosegue l’iter previsto per il rinnovo del cda che sarà sancito in primavera dall’assemblea dei soci. Tutti si interrogano sulle mosse di Caltagirone e Del Vecchio, ma nei giorni scorsi la maggioranza dei consiglieri esecutivi del Leone si è espressa per il rinnovo del Ceo Philippe Donnet.
Sono contrastati i titoli petroliferi. Saipem (-1,81%) e Tenaris(-1,23%) chiudono in perdita, mentre si conferma in denaro Eni (+0,31%) su cui Deutsche Bank ha ridotto a 12,8 euro il prezzo obiettivo, confermando però l’indicazione di acquisto delle azioni. Il Sole 24 Ore scrive inoltre che il cane a sei zampe starebbe per vendere una minoranza in Enipower, società dedicata alla generazione di energia elettrica che dispone di 5 centrali termoelettriche e un impianto di cogenerazione per una capacità da 4,6 GW. La quota in vendita sarebbe fino al 49% e avrebbe attirato interesse da investitori infrastrutturali e istituzionali, in particolare esteri. Il quotidiano indica come valore della quota di minoranza circa 0,6 mld di euro.
Fine corsa in rosso per Atlantia -0,77% e Banca Generali -0,74%. Fallisce il rimbalzo Enel (-0,34%) dopo il tonfo di ieri, con il governo che studia come intervenire sui rincari delle bollette di luce e gas. Si conferma ben intonato l’obbligazionario: lo spread tra decennale italiano e tedesco chiude a 99 punti e il tasso del Btp a +0,69%. Da Helsinki risuonano le parole di Olli Rehn, esponente del board della Bce, secondo il quale ”sebbene un rialzo dei tassi di interesse non sia ancora all’orizzonte, prima o poi si concretizzerà”.
Tra i dati macroeconomici di giornata si segnala la bilancia commerciale positiva per l’Italia a luglio. L’Istat ha censito infatti una crescita congiunturale per entrambi i flussi commerciali con l’estero, più intensa per le esportazioni (+2,6%) che per le importazioni (+1,3%), con un avanzo di 8,7 miliardi.
Negli Stati Uniti sorprende il rialzo delle vendite al dettaglio ad agosto, aumentate dello 0,7% (stime: -0,8%) a 618,7 miliardi di dollari, nonostante le preoccupazioni per la diffusione della variante Delta e i problemi alle filiere. A luglio il dato è stato rivisto a -1,8% da -1,1% iniziale. È molto positivo anche il dato sulle condizioni del settore manifatturiero nell’area di Filadelfia: a settembre, l’indice calcolato dalla Fed locale è salito dai 19,4 di agosto a 30,7, contro attese per un dato a 18,7 ed è la sedicesima lettura positiva consecutiva, dopo i minimi toccati ad aprile e maggio del 2020. Deludono invece le nuove richieste dei sussidi di disoccupazione, che sono leggermente aumentate da 310.000 a 332.000. Gli investitori attendono ora la riunione della Fed della prossima settimana, quando si dovrebbe cominciare a parlare di tapering, anche se un annuncio sull’inizio della riduzione degli stimoli, non sembra atteso prima della riunione di ottobre o addirittura di novembre.
Sul fronte geopolitico il tema di questi giorni è l’alleanza Aukus tra Stati Uniti, Uk e Australia per contrastare l’influenza cinese nella regione dell’Indo-Pacifico, con Pechino irritata e la Ue all’oscuro di una mossa che rilancia l’asse Usa-Gran Bretagna.