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Le Borse europee cercano il rimbalzo dopo il crollo per la guerra Russia-Ucraina: Nasdaq super

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Il panic selling dettato dalle crisi geopolitiche tende a durare poco. La regola sembra trovare conferma sui mercati in questi giorni tremendi in cui, come ha detto il presidente ucraino Zelensky, sull’Europa torna a calare una cortina di ferro. Il Nasdaq ha aperto con un drammatico -3,5%, toccando il livello più basso da dodici mesi, ma poi si è ripreso nel corso della seduta, fino a chiudere con un rialzo del 3,34%. L’inversione di tendenza ha coinciso con l’annuncio delle sanzioni Usa nei confronti della Russia, pesanti ma meno di quanto chiesto da Kiev, perché non è stato bloccato il sistema di pagamenti Swift, che avrebbe paralizzato l’interscambio sul petrolio.

Il greggio scende a 95 dollari, sale Tokyo

Le quotazioni del greggio sono subito scese da 106 a 99 dollari. Ora in Asia tratta a 95 dollari.

La reazione dei mercati stride con le notizie sempre più drammatiche in arrivo da Kiev. Le truppe russe di terra sono alla periferia di Kiev e stanotte migliaia di persone hanno dormito nelle stazioni della metropolitana per paura dei bombardamenti. Ma le tensioni, ovviamente assai profonde in Europa, sono meno forti negli Usa, dove si guarda con maggior interesse ai dati sull’inflazione in uscita tra poche ore, e in Asia, che ha seguito nella notte la ripresa di Wall Street.

Il Nikkei di Tokyo guadagna l’1,7%. Kospi di Seul +1,3%. Il BSE Sensex di Mumbai ha aperto in rialzo del 2% e la rupia indiana sta rimbalzando. CSI 300 dei listini di Shanghai e Shenzen +0,8%.

La Cina immette forte liquidità nel sistema

La Banca centrale cinese è intervenuta stanotte a sostegno di un mercato scosso dalla guerra in Ucraina. La People’s Bank of China ha fornito 290 miliardi di yuan (45,8 miliardi di dollari) al sistema finanziario tramite un’operazione inversa di pronti contro termine a sette giorni: era dal settembre 2020 che l’istituto centrale non interveniva con un ammontare così ampio.

L’Hang Seng di Hong Kong è in calo dello 0,2%, anche se i tech cinesi sono in rialzo di oltre l’1%. Alibaba guadagna il 2% all’indomani della presentazione dei dati del trimestre.

Il T-bond tratta a 1,95%, in ribasso i future

I future di Wall Street segnalano un avvio di seduta in ribasso dopo il formidabile cambio di rotta di ieri: l’S&P è passato da -2% a +1,50%, Dow Jones +0,28%.

Il Treasury Note decennale tratta a 1,95%. Il governatore della Federal Reserve, Christopher Waller, ha detto ieri di essere a favore di un aumento dei tassi di interesse da mezzo punto percentuale. “La mia preferenza è per un incremento del target range di 100 base punti base entro la metà di quest’anno”, ha detto.

L’indice del dollaro, salito ieri sui massimi da maggio 2020, è in calo dello 0,3%. Euro +0,2%, a 1,122.

In vista un rimbalzo dell’indice Eurostoxx

I rialzi di ieri si spiegano dal punto di vista tecnico con gli acquisti di hedge fund che, al momento di smontare le operazioni di vendita tramite derivati, devono procurarsi le azioni da consegnare alle controparti. Lo stesso fenomeno è alla base di un rialzo stamane dei future sull’Eurostoxx 50 (+2,1% secondo il Financial Times) cui seguirà probabilmente una seduta ad altra volatilità.

Schnabel (Bce): si può rinviare la fine del Qe

“Lo aveva detto e ridetto Biden. Lo ribadivano le fonti dell’intelligence Usa, e vi erano degli indizi inequivocabili. Non gli abbiamo creduto. Io non gli ho creduto. Come mai?”. La confessione di Giuseppe Sersale di Anthilia esprime bene lo straniamento dei mercati per un’invasione che, dal punto di vista razionale, sfugge. Soprattutto perché il conto è salato per tutti, dalla Russia alla Cina, ma anche per l’occidente. I costi di questo tragico evento colpiranno tutti. Di qui il collasso che, senza eccezioni, ha colpito ieri i mercati europei, avviati verso sanzioni senza precedenti. Ma adesso? Sul fronte della Bce il falco Holzmann, governatore della Banca centrale austriaca, ha sostenuto che, dopo le novità di ieri, Francoforte potrebbe rinviare la fine degli stimoli. Anche la tedesca Isabel Schnabel si è schierata a favore del Qe.

Le sanzioni economiche decise ieri notte, però, impongono scelte robuste e dolorose. Dal punto di vista delle banche centrali, ci sarà meno voglia di alzare i tassi reali. Ma i tassi nominali saliranno anche se morderanno meno per l’inflazione. In pratica, quindi, le banche centrali non cambieranno radicalmente il programma di normalizzazione che avevano in mente e si limiteranno a essere più caute, chiudendo un occhio e mezzo sull’inflazione.

I Btp tengono meglio dei Bund: spread a 160

La prospettiva, paradossalmente, favorisce le obbligazioni più deboli. L’escalation della crisi ucraina accentua il clima risk-off sui mercati, consentendo al secondario italiano di accorciare le distanze rispetto al Bund. Si restringe decisamente lo spread di rendimento tra Btp e controparte tedesca sul tratto a dieci anni, riportandosi verso l’area dei 160 punti base.

La tenuta della carta italiana è particolarmente significativa se si considera l’agenda dell’offerta: il Tesoro è impegnato oggi nel collocamento a medio e lungo termine di fine mese dall’importo massimo di 8,25 miliardi di euro. A disposizione degli investitori fino a 4 miliardi del nuovo Btp a 5 anni aprile 2027 insieme al decennale giugno 2032 (2,5-3 miliardi) e alla tredicesima tranche del Ccteu aprile 2026 (1-1,25 miliardi).

A giudicare dai prezzi ieri sera del secondario, il collocamento farà registrare una nuova brusca risalita dei tassi di assegnazione. Sul mercato grigio il nuovo cinque anni paga circa 1,12%, massimo da aprile 2020, rispetto a 0,50% dell’asta di fine gennaio. Identica la dinamica del tasso decennale, che orbita intorno a 1,80% rispetto a 1,39% dell’asta precedente.

All’asta dei Bot semestrali di ieri il Tesoro ha collocato titoli per 6 miliardi (8,1 miliardi la richiesta). Il rendimento medio è ancora negativo a -0,484% (contro lo 0,488% del collocamento precedente).

Milano e Francoforte le più colpite, Mosca -33%

Piazza Affari insieme a Francoforte è una delle peggiori. Il Ftse Mib perde il 4,15% e arretra a 24.877 punti base; il Dax segna -3,98%. Parigi -3,83%; Madrid -2,8%; Amsterdam -2,66%; Londra -3,86%.

Tracolla Mosca: – 33,28% in rubli, -39,44% con l’indice in dollari. È la conferma del prezzo che Putin è disposto a pagare per far la guerra all’economia di mercato.

Al di là dell’azionario, anche gli altri mercati hanno pagato un pesante prezzo in coincidenza con il bagno di sangue sulle rive del Dniestr.

Petrolio fino a 105 dollari, schizzano gas e grano

Le ripercussioni più forti si sentono subito sul comparto delle materie prime. Il petrolio, in primo luogo: il Brent innesca una corsa inarrestabile e una volta infranta al rialzo la soglia dei 100 dollari al barile, si spinge fin sopra quota 105 dollari ai massimi dal 2014. Anche il Wti avanza e sale alla tripla cifra.

Ancor più tesa la situazione per il gas europeo: il prezzo è salito a un picco di 159 dollari al megawattora (+ 69%) prima di scendere a +40%. I depositi del vecchio continente sono ai minimi da 5 anni.

S’impennano anche i prezzi dei cereali e il costo del grano, di cui Kiev è uno dei principali paesi produttori ed esportatori, sale del 5,90%. Ucraina e Russia pesano per il 14% nella produzione mondiale e per il 30% sull’export globale. Aumentano anche soia (+2,87%), mais (+5,47%) e avena (+4,81%).

Le quotazioni dell’alluminio hanno superato il picco del 2008 e si sono avvicinate alla soglia di 3.400 dollari a tonnellata arrivando a 3.388 dollari.

Leonardo corre a Piazza Affari, tiene Eni

Non mancano i segni più in Piazza Affari. Leonardo sale in controtendenza (+4,3%): il titolo beneficia della forte esposizione al settore della difesa, sia tradizionale sia a livello di cybersecurity, e anche della firma, insieme ad Airbus, del contratto globale per l’Eurodrone.

Positivi anche Diasorin, in crescita del 2,5%, e Amplifon, +2%. Rimbalza dopo la frana Campari (+1,8%), promossa dagli analisti di Deursche Bank dopo la flessione di quasi il 10% registrata mercoledì, in seguito ai conti. Denaro su Saipem (+1,9%), mentre gli altri petroliferi contengono le perdite grazie al rally del greggio: Eni -0,5%, Tenaris -1,1%.

Unicredit -13,5%, maglia nera delle banche europee  

Nel resto del listino va in scena il crollo di Unicredit (-13,5%), un filo sopra Société Générale (-12,4%). A fine 2021 la controllata russa di Unicredit aveva rappresentato circa il 4% dell’utile operativo di Gruppo. L’esposizione dei prestiti ammontava a 7,8 miliardi. In forte calo anche Banco Bmp (-8,2%), Bper (-7,6%) e Intesa Sanpaolo (-8,2%). L’indice Stoxx Banks cade in ribasso del 7% e azzera di colpo gli ottimi guadagni accumulati da inizio anno: ora il bilancio dal primo gennaio è in rosso dell’1,2%. L’indice Stoxx globale, oggi in ribasso del 4%, da inizio anno ha perso l’11%.

Pesante il salasso del risparmio gestito: Banca Generali -8,6%, Mediolanum -8,5%.

Rosso cupo per Pirelli: giù Buzzi e Maire

La maglia nera per gli industriali tocca a Pirelli (-10,4%). In forte calo altri titoli esposti al business con Mosca: Buzzi, Maire Tecnimont e Danili lasciano sul terreno tra il 6 e l’8%.

Pesante anche il prezzo per l’auto. La più colpita è Renault (-12%), proprietaria dell’Autovaz, ma anche Stellantis perde il 5,6% in linea con l’indice europeo di settore.

Nel tessile abbigliamento la più colpita è Geox (-15%), che realizza l’8% del fatturato in Russia. Pesante il bilancio del lusso: sotto del 6% Brunello Cucinelli e Moncler.

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Categories: Finanza e Mercati