Settembre si conferma un mese inquieto fino all’ultima seduta: chiudono in calo infatti i listini europei, dopo un avvio intonato e anche Wall Street potrebbe ricalcare lo stesso copione. La partenza della borsa di New York è stata buona, ma l’andamento ora è contrastato perché il Dow Jones e lo S&P 500 si stanno muovendo in frazionale ribasso, mentre il Nasdaq cammina sul filo del rasoio. Nell’incertezza, alimentata dal caso Evergrande in Cina, dal rallentamento della crescita del Celeste impero e dal caos politico negli Usa, fanno incetta di acquisti due beni rifugio come il dollaro e l’oro, mentre il petrolio torna positivo e l’obbligazionario appare volatile, in precario equilibrio tra un’inflazione che spinge e il lavoro che non va, alla luce dell’inatteso balzo delle richieste settimanali di disoccupazione negli Usa.Piazza Affari perde lo 0,21% (25.683 punti), con un bilancio mensile negativo (circa -1%) e quello trimestrale ampiamente positivo (attorno a +2,5%).
Nel resto d’Europa: Francoforte -0,72%; Parigi -0,62%; Amsterdam -0,5%; Madrid -0,85%; Londra -0,39%. Ad agitare le acque del Vecchio Continente contribuisce la crescita dell’inflazione nel mese di settembre in Germania, Francia e Italia. In particolare l’impennata dei prezzi nella repubblica federale, pari a +4,1% (+3,4% in agosto), è ai massimi da 30 anni. In Francia si è registrata un’accelerazione a +2,1% (da 1,9% di agosto); in Italia +2,6%, un livello che non si vedeva dal 2012, superiore alle attese.La questione è scottante perché i banchieri centrali continuano a ribadire che le tensioni sui prezzi sono provvisorie e dovrebbero rientrare, ma di fatto anche ieri la numero uno della Bce Christine Lagarde e quello della Fed Jerome Powell hanno detto che stanno monitorando l’inflazione, dopo l’aumento dei prezzi dell’energia e i colli di bottiglia negli approvvigionamenti.
Il tema è attentamente tenuto sotto controllo anche dagli investitori che in questo periodo hanno assistito a un importante aumento dei prezzi di gas e petrolio, alla carenza di personale da parte delle aziende, alla mancanza di chip, impianti minuscoli che possono avere enormi impatti sulle grandi fabbriche. In tema di banche centrali si registra la decisione della banca centrale ceca di alzare il tasso principale di 75 punti base, una misura inattesa nelle proporzioni, ma adottata proprio per fronteggiare un’inflazione ormai alle stelle. Sulla sponda americana, dove un rialzo dei tassi potrebbe arrivare nel 2022 e dove l’avvio del tapering potrebbe essere annunciato già a novembre, oggi tiene banco la politica. Da un lato si festeggia Il fatto che il Senato abbia raggiunto un accordo per evitare il blocco delle attività federali, dall’altro si tengono gli occhi aperti perché la legge dev’essere votata prima di mezzanotte e darà fiato solo fino all’inizio di dicembre.
Senza sospendere o innalzare il tetto del debito infatti gli Stati Uniti potrebbero finire in default già nella seconda metà di ottobre. Inoltre è incerto il futuro del piano infrastrutturale da 1.000 miliardi: la speaker della Camera, la democratica Nancy Pelosi, ha detto che vorrebbe approvarlo oggi, ma che il voto potrebbe essere rimandato. Il piano, approvato dal Senato lo scorso mese, sta ricevendo l’opposizione di alcuni democratici, che vogliono che prima sia approvata la legge da 3.500 miliardi di dollari che punta su investimenti per il sociale e l’ambiente. Tra i dati macroeconomici a stelle e strisce si segnala la deludente crescita di richieste di sussidio alla disoccupazione (+11mila), ma anche la revisione al rialzo delle lettura del pil del secondo trimestre (+6,7% da +6,6%).In questo contesto appare volatile l’obbligazionario, con il tasso del Treasury decennale prima in lieve calo e ora in lieve rialzo. Archivia una seduta in rosso anche il secondario italiano.
Lo spread tra Btp e Bund di durata 10 anni sale a 104 punti base (+1,36%), con tassi rispettivamente a +0,85% e -0,19%.Per quanto riguarda l’azionario di Piazza Affari tra le blue chip migliori del giorno ci sono Recordati +2,63%, Tenaris +1,81% Eni +1,39%, Exor +1,33%, Cnh +1,17%, Mediobanca +1,02%. I maggiori ribassi riguardano Nexi -2,88%, Enel -2,09%, Telecom -1,85%, Amplifon -1,72%, Prysmian -1,49%, Terna -1,29%.Il fronte più caldo rimane quello di Piazzetta Cuccia, anche oggi intonata in un settore piuttosto trascurato. Si vanno delineando i vari schieramenti in una battaglia che ha, come obiettivo finale, anche Generali (-0,16%) su cui proseguono gli acquisti di Caltagirone, che ha arrotondato la partecipazione con un altro 0,2%.Tra i pezzi da 90 del listino continua a soffrire Enel, nonostante gli analisti di Berenberg abbiano alzato alzato da 7,3 euro a 7,7 euro il target price sul colosso e confermato l’indicazione a mantenere le azioni in portafoglio. Tra i minori brilla Zucchi (+15,42%) dopo i conti del semestre. Registra un altro crollo invece Vetrya (-13,05%) che ha deciso di far ricorso alla procedura concorsuale dopo aver chiuso i primi sei mesi con un rosso superiore ai 13 milioni di euro e un patrimonio netto negativo di bilancio per 11,3 milioni.
Nella raffinazione petrolifera registra un balzo Saras (+5,26%) sulle attese di una crescita dei margini. Sul mercato valutario l’euro soffre il super dollaro e il cambio scende attorno a 1,1577. Corre l’oro, con lo spot gold che spinge le quotazioni oltre 1761 dollari l’oncia (+2%). Si muove in netto rialzo il greggio texano, intorno a 75,70 dollari al barile.