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Le Borse aspettano il discorso di Trump

Mercati in stand-by in vista del discorso programmatico del presidente americano Donald Trump che parlerà alle 3 ore italiane – Piazza Affari sulla parità malgrado il nuovo balzo di Banco Bpm e Unicredit e alla buona performance di Saipem e Moncler – Vendite su Exor, Campari, Yoox e Tenaris

Milano consolida i guadagni di ieri, con le banche ancora ben intonate. Piazza Affari perde però quota nel finale e chiude pressoché in linea ai listini europei, mentre Wall Street risulta debole a metà seduta, in attesa del discorso del Presidente Donald Trump, stanotte, al Congresso.

Il Ftse Mib chiude a -0,01%, 18.913 punti; Ibex 35, +0,96%; Cac 40 +0,28%; Ftse 100 +0,14%; Dax 30 +0,1%. 

Seduta positiva per l’obbligazionario tricolore. Il differenziale del decennale rispetto al bund tedesco scende del 2,13%, con il rendimento al 2,09% e lo spread a 188.00 punti. Il risultato della riapertura destinata agli specialisti su Btp eCctEu testimonia il forte interesse per la carta italiana. Sul totale dei cinque titoli offerti, non solo è stato assegnato l’importo massimo di 1,2 miliardi di euro, ma la domanda, sempre a livello aggregato, risulta otto volte l’offerta (9,78 miliardi).  L’inflazione s’infiamma nel mese di febbraio nel Belpaese: +0,3% rispetto al mese precedente e +1,5% rispetto allo stesso periodo 2016. 

L’euro rosicchia lo 0,26% al dollaro: 1,061 il cambio. In discesa il petrolio: Brent -1,06%, a 55,82 dollari al barile, mentre l’oro si muove in direzione opposta: +0,24%, 1256,10 dollari l’oncia.

A New York si vive una giornata di calma apparente, prima del ciclone Trump. Serpeggia qualche preoccupazione a proposito di quanto il Presidente dirà stanotte, soprattutto sui tempi e i modi dell’atteso taglio delle tasse e sui listini americani, in apertura, pesa qualche dato macro inferiore alle attese, come il Pil cresciuto, nel quarto trimestre, meno del previsto, ma la fiducia dei consumatori a febbraio balza ai massimi dal 2001 e questo promette bene. Fra i titoli si registra il tonfo della catena retail Target, con un trimestre deludente e un outlook poco convincente. Contrastate anche le società che possono beneficiare degli annunciati investimenti in difesa. 

A Piazza Affari risultano solidi i bancari, anche in scia all’ipotesi della creazione di una bad bank europea. Prosegue infatti il confronto tra le autorità e gli istituti di credito per trovare una soluzione condivisa che favorisca la riduzione degli npl. Il clima favorisce gli acquisti su Banco Bpm +2,7%, Unicredit +1,52%, Intesa +0,46%. Quest’ultima ha comunicato l’aggiornamento dell’azionariato, dal quale emerge che la partecipazione detenuta da Generali è scesa dal 4,49% al 3,408%. Sugli scudi Saipem, +2,33%. Fra i petroliferi è ben comprata Eni, +1,11%, prima dei conti e del piano al 2020, che verranno presentati domattina. 

Bene Leonardo, +0,93% che in teoria può beneficiare di un aumento delle spese militari Usa, mentre prende il via la seconda fase della collaborazione con il ministero della difesa britannica per gli elicotteri a pilotaggio remoto. Nel lusso svetta Moncler, +1,35%. 

Perde quota Campari, -2,1%, dopo i dati del quarto trimestre 2016 con Ebitda e ricavi inferiori alle attese.

Perde ancora terreno Generali, -1,31%, anche se il ceo Philippe Donnet promette fuochi d’artificio sui conti e ribadisce la vocazione europea del Leone. “Il gruppo va benissimo -dice  – come vedremo il 16 marzo, in occasione della presentazione del nostro bilancio 2016. La nostra priorità è l’Europa e noi vogliamo ulteriormente rafforzarci in Europa”.

Le vendite colpiscono Exor -2,14% e Ynap, -1,71%, dopo la scoppiettante seduta di ieri. Fuori dal listino principale, Sogefi fa scintille, +11,99%, grazie ai conti diffusi ieri, con un balzo dell’utile e una forte generazione di cassa nel quarto trimestre 2016.

Infine una notizia di rilievo europeo: Londra dice addio alle nozze fra Deutsche Boerse e London Stock Exchange. Lo riferiscono a Reuters fonti vicine alle trattative aggiungendo che la mossa di Lse, annunciata a causa del rifiuto di cedere la quota di controllo di Mts come chiesto dall’Antitrust Ue, è arrivata dopo settimane di tensioni e acredine per le pressioni della Germania di dare preminenza a Francoforte come sede del nuovo gruppo.

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