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Le Borse apprezzano la Bce colomba e continuano a salire

Imagoeconomica

Chiudono in rialzo i listini della zona euro, nel giorno della riunione della Bce, che ha confermato una politica monetaria ultra espansiva e allontanato il rischio di una stretta.

Piazza Affari sale dello 0,53% a 24.805 punti, con Atlantia (+2,3%) in maglia rosa e le utility in progresso, ma le banche e i titoli petroliferi contrastati. A beneficiare delle decisioni di Eurotower è soprattutto l’obbligazionario. Il rendimento del Btp 10 anni scende a +0,65% e lo spread con il Bund arretra a 111 punti base, con il decennale tedesco che in chiusura registra un tasso di -0,46%.

Nell’area della moneta unica si apprezzano inoltre Francoforte +0,59%, Amsterdam +0,72%, Parigi +0,27%, Madrid +0,61%, mentre nel resto d’Europa sono in calo frazionale Londra -0,42% e Zurigo -0,43%.

L’euro scambia in rosso contro il dollaro, intorno a 1,176 e ha dovuto digerire, in mattinata, anche la notizia resa nota da Eurostat che il debito pubblico del blocco ha sfondato per la prima volta il tetto del 100%, portandosi nel primo trimestre dell’anno al 100,5% del Pil. Alla fine del quarto trimestre 2020 era al 97,8%. I Paesi con il debito pubblico più elevato sono Grecia (209,3%), Italia (160%), Portogallo (137,2%), Cipro (125,7%), Spagna 125,2%), Belgio (118,6%) e Francia (118%); i meno indebitati Estonia (18,5%), Bulgaria (25,1%) e Lussemburgo (28,1%). 

I listini continentali hanno ripiegato nel pomeriggio, dai massimi toccati nel corso della giornata, contestualmente al cauto avvio di Wall Street. La borsa di New York viaggia al momento in ordine sparso, divisa fra trimestrali brillanti e il dato sul lavoro un po’ deludente. American Airlines, per esempio, ha registrato un profitto inatteso per il secondo trimestre, interrompendo una serie di cinque trimestri consecutivi di perdite, grazie alla ripresa della domanda di viaggi e agli aiuti del governo. A guidare i rialzi del mercato è però solo il settore tecnologico che registra un aumento di oltre il 10%, mentre sia il settore energetico sia quello finanziario soffrono cali superiori al 4%.

Nell’agenda macro il dato atteso di oggi era quello sulle nuove domande settimanali di sussidi di disoccupazione. La delusione deriva dal fatto che le richieste sono cresciute di 51.000 unità, a 419.000, dopo che la settimana scorsa avevano toccato 360.000, minimo da marzo 2020. Visto che il lavoro è la stella polare della banca centrale Usa, si ha la sensazione che la ripresa risulti ancora irregolare, anche e forse soprattutto a causa del moltiplicarsi dei contagi da Covid per la variante Delta. La pandemia, che la Fed sembrava voler mettere in soffitta 5 settimana fa, si riaffaccia ora inevitabilmente nelle valutazioni degli investitori e dei banchieri centrali.

Oggi la presidente della Bce Christine Lagarde, nella conferenza stampa al termine della riunione, ha detto che la ripresa dell’economia dell’eurozona è in marcia ma la pandemia continua a rappresentare “un’ombra”. Perciò Francoforte sarà “paziente” , “nessuno di noi vuole una prematura stretta”.

La Banca centrale europea ha illustrato la nuova “guidance” che lascia intravedere un sostegno all’economia della zona euro per un periodo ancor più prolungato, in linea con il suo recente impegno a stimolare l’inflazione che è rimasta sotto il target del 2% per circa un decennio. Il consiglio direttivo ha quindi lasciato invariati i tassi, confermato il programma Pepp e aperto a un’inflazione sopra il 2%, anche se, su quest’ultimo punto, ha precisato la Lagarde, la decisione del board non è stata unanime. “È stata presa a larghissima maggioranza”, non all’unanimità, ma “c’è stata unanimità sulla direzione della politica”.

La seduta sembra procedere senza grandi scossoni per le materie prime. L’oro spot è stabile intorno a 1803 dollari l’oncia, mentre il petrolio è in frazionale progresso. Il future Brent, settembre 2021, sale dello 0,75% e si muove intorno a 72,77 dollari al barile.

In Piazza Affari i titoli che alla fine hanno preso il sopravvento sono le utility. In primo piano ci sono Italgas +2,18%; Enel +1,88%; Hera +1,79%.

La blue chip migliore è però Atlantia dopo i risultati del semestre della controllata iberica Abertis resi noti ieri e in linea con le attese. Secondo Equita, si tratta di “risultati positivi grazie al positivo trend del traffico pesante salito del 19% nel primo semestre e al contributo di Spagna, Francia e soprattutto Messico”. 

Sono contrastati i titoli petroliferi: Saipem +1,5%, ma Tenaris ed Eni perdono rispettivamente l’1,12% e l’1,09%.

Chiudono in ordine sparso anche le banche: Bper +1,77%; Banco Bpm -0,92%. È defilata Mediobanca, +0,04%, dopo l’esuberanza di ieri, mentre le big Intesa e Unicredit salgono dello 0,63% e dello 0,2%. La più effervescente è Mps (+3,67%) che, insieme alla Fondazione Monte dei Paschi di Siena, ha reso noto di aver raggiunto un accordo preliminare in ordine alle richieste risarcitorie stragiudiziali riferite all’acquisizione Antonveneta e agli aumenti di capitale del 2011, del 2014 e del 2015. L’intesa prevede che Mps sottoponga al cda del 5 agosto sui conti una transazione che definisce in maniera conclusiva il contenzioso a fronte del pagamento di 150 milioni di euro e di impegni sulla valorizzazione del patrimonio artistico della banca. Grazie all’accordo Mps riduce di 3,8 miliardi di euro le richieste risarcitorie che gravano sulla banca. 

Intanto scalda i motori Carige, che il 27 luglio dovrebbe tornare alle contrattazioni, a seguito della revoca della sospensione da parte della Consob.

Perdite per Leonardo -1,31%.

Fra i minori compie un balzo Tinexta (+10,23%) dopo l’accordo per acquisire il 60% di CertEurope. Gli analisti di Intesa Sanpaolo giudicano in maniera molto positiva l’operazione “che è molto strategica per Tinexta. Grazie a questa acquisizione la società incrementerà il processo di internazionalizzazione entrando nel mercato francese”.

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