Chi l’avrebbe detto, soltanto un decina di anni fa, che le biotecnologie in Italia avrebbero dato lavoro a migliaia di persone? Che ogni anno i giovani che si iscrivono alle facoltà di biotecnologie sono sempre più numerosi? Che i campus specializzati sono i poli che sosterranno l’Italia verso la transizione verde e digitale? E invece, dati alla mano, gli occupati sono 13.700 distribuiti in oltre 800 imprese di diverse dimensioni. A fare il punto è l’Enea con Assobiotec.
Biotecnologie: i fatturati record in industria e agricoltura
Secondo l’Efsa – l’Agenzia per la sicurezza alimentare Europea – le regole sui prodotti di sintesi alimentari e di mangimi animali garantiscono persone ed allevamenti da ogni rischio. Un giudizio netto che equivale a più mercato e maggiori profitti. La parola d’ordine è: credeteci ed investite. Il report di Enea-Assobiotec “Le imprese di biotecnologie in Italia” appena presentato, è un caleidoscopio sull’economia nazionale più tecno. Dalla salute umana, all’industria, all’agricoltura, all’ambiente, i fatturati volano. La salute è al primo posto con il 74% ed implicazioni estese in settori vicini. D’altronde negli USA le società biotech sono state quelle che hanno capito prima e meglio di tutti la necessità di aumentare gli investimenti nella ricerca. Hanno catalizzato l’interesse di milioni di investitori, al punto che in alcuni college ci sono corsi di laurea dedicati a questo tipo di investimenti.
Perché? Perché la popolazione vive più a lungo e la sanità è il settore che sostiene la longevità. Migliaia di strumenti e brevetti non solo per i vecchietti, chiaramente, circolano in tutto il mondo. Il COVID per fare un altro esempio ci ha mostrato come sia necessario avere fiducia nei laboratori dice si studia la genetica, le malattie rare, le implicazioni salute-ambiente.
L’intuizione americana è arrivata anche da noi in Europa, ma l’abbiamo messa insieme allo sviluppo dell’economia verde che sta ridisegnando la vita della prossime generazioni. Solo in Italia nel biennio 2020-2021 le applicazioni biotech per industria e agricoltura hanno fatturato il 30% in più. Chiaro no? Le persone mangiano e lavorano. C’è bisogno di mantenere il passo stimolando banche e investitori a mettere soldi freschi. La crescita italiana è concentrata in Lombardia, Lazio, Toscana e Piemonte, ma l’interesse avanza anche in Puglia e Campania. Il report Assobiotech ci dice che il Sud, “rappresenta circa il 20% in termini di numero di imprese”.
“L’Italia del biotech ha numeri ancora piccoli, quando paragonati ad altri Paesi con cui pure siamo in competizione, ma abbiamo uno straordinario potenziale. A livello globale il biotech triplicherà il proprio valore fra il 2020 e il 2028”, dice Fabrizio Greco, Presidente di Assobiotec-Federchimica. Restarne fuori sarebbe una sciagura peggio dei ritardi nelle rinnovabili. Il biotech italiano in fondo, non nasce dal nulla. Se erano molti quelli che a metà anni 2000 non immaginavano l’aggressività delle tecnologie bio, i manager meno giovani ricordavano i tempi d’oro della chimica di sintesi degli anni ‘70. Un pezzo privato, un pezzo pubblico e l’Italia era salita ai vertici dell’industria mondiale. La popolazione delle imprese attive in Italia, ha subito una lieve contrazione nel 2020, attribuibile alla diminuzione del numero delle PMI, che hanno accusato l’impatto della pandemia.
A quando Il Piano nazionale di settore ?
Nonostante i buoni affari diretti, gli industriali non trascurano le risorse del Pnrr, ma soprattutto un Piano Nazionale per le biotecnologie per il quale si è impegnato il Ministro Adolfo Urso. Dovrebbe far parte della riconversione industriale, sfruttare le oppportunità di Industria 4.0 e modellare i progetti ambientali ed infrastrutturali per il Sud. “Se nel 2020 il settore è stato sostenuto dalle applicazioni per la salute umana, nel biennio successivo si assiste a una forte ripresa delle attività per l’industria e per l’agri-zootecnia” aggiunge Gaetano Coletta, responsabile di settore in Enea. In campo agricolo le norme europee devono fare qualcosa in più dando più spazio alla ricerca. Il giudizio dell’Efsa sopra richiamato è sicuramente un buon inizio. In Italia se il governo mantiene la parola data per il Piano in tempi ristretti, forse bisogna lavorare anche sulle regole di funzionamento dell’ecosistema di riferimento. Le biotecnologie italiane possono ancora migliorare. Ci deve credere anche il governo.