Grazie ai conti di Amazon +17% nel dopo Borsa i listini Usa riducono i danni di una settimana drammatica in cui Meta (ex Facebook) ha messo a segno il record meno gradito: 230 miliardi di perdite in una sola seduta. Ma la frenata del Nasdaq è solo un elemento di un film in rapido cambiamento. Anche la Bce, pur di malavoglia, si è piegata giovedì ad un look più falco, in linea con la Fed e la Bank of England: per la prima volta Christine Lagarde non ha smentito un possibile rialzo dei tassi nel 2022. I mercati ne prendono atto: un anno fa la strada era in discesa, oggi appare piena di buche e di insidie da evitare. Meglio puntare sulla redditività, l’arma da sempre preferita da Carlo Messina, che stamane illustrerà i piani di Banca Intesa.
- L’Asia, intanto, si concentra sui giochi Olimpici di Pechino. Le borse di Shanghai e di Shenzen sono ancora chiuse, ma Hong Kong ha riaperto dopo la lunga fermata per le feste del Capodanno lunare. L’indice Hang Seng è in rialzo di quasi il 3%. Il Kospi di Seul guadagna l’1,4%, il Nikkei di Tokyo dello 0,5%, l’S&P ASX200 di Sidney dello 0,6%. A favorire il buonumore la fine delle restrizioni anti- pandemia on Oceania.
- Seduta terribile per il Nasdaq che ha segnato un ribasso del 3,7%, peggior seduta dal settembre del 2020. Male anche Dow Jones -,46% e S&P -2,44%.
- Stamattina, però, il future sul listino tecnologico recupera il 2%.
- Il cambio di rotta è dovuto ad Amazon che da -6,7% prima dei conti, è esplosa a + 17% nel dopo Borsa, trascinando al rialzo altri campioni del digitale, come Snap e Pinterest.
- Grazie alle attività nel cloud ed alla maxi plusvalenza generata dall’investimento in Rivian, non tanto per la parte di e-commerce, la società di Jeff Bezos ha chiuso il quarto trimestre del 2021 con un utile quasi raddoppiato a 14,32 miliardi di dollari e con ricavi per 137,41 miliardi di dollari (+9%), in linea sostanzialmente con le previsioni degli analisti.
- Ancora più estremo il giù e su di Snap: il titolo è passato dal -23% della chiusura al +50% dell’after hour.
- Cambio di rotta ancor più sensibile sui mercati obbligazionari dell’intero pianeta. Venerdì mattina il decennale del Giappone si posta sui massimi dal 2016 a livello di rendimento, +0,17%. Il Treasury Note a dieci anni tratta a 1,85%. Il BTP riparte da 1,63%, sui livelli di un anno e mezzo fa.
- L’indice del dollaro è in calo per il quinto giorno consecutivo a 95,2. A questi prezzi, il bilancio settimanale è -2,2%. Euro dollaro in apprezzamento a 1,146.
- Petrolio Brent e WTI sui massimi degli ultimi sette anni oltre i 90 dollari il barile, +0,8%. Anche per effetto delle basse temperature in molte parti del Nord America si dovrebbe arrivare ad un’altra settimana positiva per il greggio.
Anche la Bce apre all’aumento dei tassi
Come previsto, la Bce ha deciso di lasciare i tassi d’interesse fermi. Il tasso principale rimane a zero, quello sui depositi a -0,50% e quello sui prestiti marginali a 0,25%. Il programma pandemico (Pepp) terminerà a marzo e fino ad allora proseguirà ad un ritmo inferiore, per poi essere sostituito da acquisti “tradizionali” (non legati alla pandemia) incrementati di 40 miliardi nel secondo, 30 nel terzo e 20 nel quarto trimestre. Christine Lagarde ha parlato di rischi al rialzo per l’inflazione, definendola “molto più vicina al target” e, soprattutto, non ha mai negato esplicitamente la possibilità di un rialzo nel 2022. Un cambio della politica monetaria, secondo Bloomberg, verrà annunciato a marzo. C’è da chiedersi se il mercato cercherà di forzare la mano della banca centrale. E’ ragionevole perciò aspettarsi un incremento della volatilità e la richiesta di rendimenti più elevati.
Londra sale di un quarto di punto
In questa direzione va l’esempio d’oltre Manica. La Bank of England ha alzato i tassi di riferimento da 0,25% a 0,50% (ma 4 consiglieri su 9 hanno votato per un aumento di mezzo punto) . L’istituto ha annunciato che inizierà subito con lo stop ai reinvestimenti, fissando l’obiettivo al 2023 per azzerare il portafoglio di corporate bond di 20 mIliardi di pound. La Bank of England si aspetta che l’inflazione annuale acceleri oltre il +7% entro pochi mesi a causa della bassa disoccupazione, dell’aumento dei salari e dell’aumento dei prezzi dell’energia.
Sterlina al top. I Gilt sono un affare
La Sterlina ha reagito portandosi sui massimi da febbraio 2020 contro Euro (cross a 0,8275), mentre i rendimenti dei Gilt 10 anni (bond governativi) sono saliti a 1,35%, top da gennaio 2019, contro 0,70% di un paio di mesi fa. Sale così la concorrenza con i tassi offerti dall’Eurozona: il rendimento dei titoli di Stato made in UK sui 2 anni è balzato a 1,11%, massimo dal 2011, e si confronta per esempio con il ben meno attraente -0,47% del Bund tedesco 2 anni e il -0,02% del BTP 2 anni.
Lo spread schizza a 148, decennale a 1,645%
Dopo la riunione di Francoforte, comunque, i rendimenti hanno preso la via del rialzo anche nell’Eurozona. Il Btp decennale ha chiuso a 1,645% (da 1,45% dell’apertura). Lo spread chiude a 148 punti (da 138).
Il rendimento del Btp a 30 anni si attesta in chiusura a 2,249% da 2,109% del precedente finale.
Milano in rosso, frena l’indice Pmi Composite
Il crollo di Meta a Wall Street, il cambiamento di tono da parte della Bce e la crisi ucraina hanno mandato in rosso le Borse europee:
Milano lascia sul terreno l’1,09% ma resta sopra quota 27 mila (27.088 punti).
La variante Omicron ha imposto un dazio pesante al settore servizi del sud Europa: Italia e Spagna rispettivamente minimi a 11 e a 12 mesi per il Pmi Composite.
L’Orso frena Shell e Pubblici
La piazza peggiore è Amsterdam -2,19%, al solito la più sensibile all’andamento dei titoli tecnologici.
Consistenti le perdite degli altri mercati: Francoforte -1,63%, Parigi -1,54%. Meglio Madrid -0,22%, il listino più bancocentrico.
Londra -0,61%. Da inizio anno il listino della City +3,1% è il migliore del Vecchio Continente.
Si riduce nel finale il guadagno di Shell +0,39% che ha aumentato dividendo e buyback sulla scia degli utili trimestrali che hanno raggiunto i massimi di otto anni.
Rallenta anche Publicis +0,52% da +3%n in apertura: la terza agenzia pubblicitaria al mondo prevede una crescita organica compresa tra il 4 e il 5% dopo aver superato nel 2021 i livelli pre- pandemia.
Banche in rialzo, aspettando lo show di Intesa
I segnali in arrivo da Francoforte confortano le banche favorite dalla tensione al rialzo sui tassi. Unicredit +2,3% ha un motivo in più per festeggiare: il titolo ha toccato quota 15 euro per la prima volta dall’agosto 2018 anche per la conferma da parte della Bce del requisito patrimoniale Pillar 2 a 175 punti base. L’istituto dovrà rispettare un livello minimo del 9,03% sul Cet1, inferiore ai livelli attuali.
In salita anche Intesa Sanpaolo alla vigilia della presentazione dei conti e del nuovo piano industriale: il titolo si presenta all’appuntamento ai massimi di sempre.
Enel ricavi boom: +22,3 miliardi
Enel -1,02%. A Borsa chiusa sono usciti i conti del gruppo che ha chiuso l’esercizio 2021 con ricavi a 88,3 miliardi di euro, in aumento di 22,3 miliardi (+33,8%) rispetto al 2020. La variazione, si legge nella nota dell’azienda, si deve all’incremento della domanda di energia elettrica.
Saipem ancora giù. Maire: non ci interessa
Dopo una prima parte di seduta piatta, è ripresa la caduta di Saipem -6,7% in attesa di una qualche reazione degli azionisti. Precipita anche Maire -5% nonostante le ripetute smentire sull’interesse per la società controllata da Eni e Cdp.
Amplifon, Stm e Interpump: giornata nera
In profondo rosso anche Amplifon, Stm ed Interpump, con ribassi superiori al 4%.
Fuori dal listino principale continua la marcia di Orsero +6,5% , premiata dal buy di Akros (prezzo obiettivo a 18 euro da 16).