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Le banche corrono ma la Borsa chiude in leggero rosso

Risalgono i rendimenti dei titoli di Stato e le Borse restano nervose, mentre in Italia la pandemia torna a fare paura. Piazza Affari chiude in leggero calo e perde lo 0,16%, scendendo a 23.046 punti, nonostante gli acquisti sulle banche. Sprofonda Amplifon (-8,35%) dopo i conti 2020 e sono in profondo rosso le utility. Lo spread sale a 104 punti base (+0,96%) e il tasso del Btp decennale cresce a +0,75%, da +0,65% in avvio di contrattazioni. Sale anche il rendimento del Bund a -0,3% (da -0,33%). Lo stesso copione va in scena oltreoceano dove il tasso dei Treasury si avvicina a 1,49% con un balzo del 5,26% rispetto alla chiusura di ieri (ma ancora lontano dall‘1,6% della settimana scorsa), in attesa che Jerome Powell, giovedì, si esprima sull’attuale tendenza in atto.

Fra i dati macroeconomici delude l’occupazione nel settore privato. I posti di lavoro creati il mese scorso sono 117mila contro attese di 225mila. Wall Street è così partita contrastata e procede tuttora mista, con il Dow Jones in progresso e il Nasdaq che perde lo 0,8%. Con il passare delle ore è scemato l’ottimismo che si era diffuso nel premercato grazie all’accelerazione del piano vaccinale statunitense. L’entrata in scena del terzo siero, quello a dose unica di Johnson & Johnson, che sarà prodotto anche da Merck & Co, fa dire al presidente Joe Biden che ogni adulto americano sarà vaccinato entro fine maggio.

Di altro genere invece è il clima che aleggia in Italia sulla pandemia. Il grido d’allarme più sonoro è quello del presidente della regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, “rischiamo di essere travolti”, afferma e da domani Bologna e Modena entreranno in zona rossa a causa del crescente numero di contagi. Per il consulente della regione Lombardia per il piano vaccinale, Guido Bertolaso, d’altra parte tutta l’Italia rischia di finire in zona rossa. Secondo l’Oms inoltre l’Italia è fra i 5 Paesi al mondo che, la scorsa settimana, hanno registrato il maggior numero di nuovi casi di Covid-19.

Nel resto d’Europa la chiusura è contrastata: Londra sale dello 0,88%; Parigi  +0,35%; Francoforte +0,28%. In frazionale calo Madrid -0,3%. Piatta Amsterdam. Sul mercato valutario l’euro-dollaro è sfavorevole alla moneta unica, ma il cambio non si allontana granché da 1,2. Secondo Joe Manimbo, analista di mercato senior presso Western Union Business Solutions, a Washington, interpellato da Reuters “Ciò che il mercato sta guardando oggi sono i differenziali di crescita tra gli Stati Uniti in ripresa e un’Europa più in fermento. 

I dati di mercoledì indurrebbero a pensare che l’economia della zona euro è “quasi certamente in una doppia recessione” mentre i blocchi del Covid 19 continuano a martellare l’industria dei servizi. L’indice Pmi della zona euro per il settore dei servizi a febbraio sale a 45,7 dal 45,4 di gennaio, resta sotto la linea del Piave di 50 che separa espansione e contrazione, ma va oltre la stima preliminare di 44,7, secondo i dati diffusi da Ihs Markit. L’indice composito della produzione, una media ponderata del Pmi dei servizi e della produzione manifatturiera, passa 48,8 da 47,8 del mese precedente. La Commissione Ue intanto raccomanda di tenere il Patto di Stabilità sospeso anche nel 2022, e di proseguire con il sostegno pubblico all’economia fino al 2023.  “Le indicazioni preliminari suggeriscono di continuare ad applicare la clausola di salvaguardia nel 2022 e di disattivarla a partire dal 2023”, scrive Bruxelles nella sua comunicazione sull’orientamento di bilancio.

Fra le materie prime corre il petrolio, in attesa delle decisioni dell’Opec+: Il Brent guadagna quasi il 2% e tratta a 63,94 dollari al barile; il Wti vola del 2,6% a 61,30 dollari. Scende loro, con il contratto aprile 2021 che perde lo 0,9% e prezza 1717,95 dollari l’oncia.

Il listino principale di Piazza Affari è sostenuto dalle banche: campeggia  Unicredit +2,52%, seguito da Intesa +2,25% e Banco Bpm +1,89%. Riflettori accesi su Mediobanca +1,43% e Generali +0,98%, anche per la notizia che Francesco Gaetano Caltagirone è entrato nel capitale di Piazzetta Cuccia con l’Istituto Finanziario 2012 e una quota dell’1,014% acquistata il 23 febbraio, secondo quanto emerge dalle comunicazioni alla Consob. Caltagirone è uno dei soci storici delle Generali ed è stato considerato spesso un “alleato” di Leonardo Del Vecchio. Ora sembra muovere anche su Mediobanca e affiancare così Del Vecchio nella partita su Piazzetta Cuccia. Caltagirone ha una partecipazione diretta del 5,647% in Generali, soggetta a continui arrotondamenti negli ultimi anni. Del Vecchio da parte sua, ha una quota del 5% in Generali e del 13% in Mediobanca che, a sua volta, è il primo socio del Leone con il 13% del capitale.

Sugli scudi Buzzi +2,3%. Tornano gli acquisti su Eni +1,77%, mentre fallisce il rimbalzo Saipem -0,45%. Stellantis chiude poco mossa (-0,19%), dopo aver annunciato le stime per l’anno in corso e i risultati 2020 di Peugeot e Fiat Chrysler. Il titolo, in seduta, ha toccato quota 14,34 euro, i massimi da fine giugno 2018 per poi ripiegare Oltre alla burrasca su Amplifon, le vendite penalizzano Nexi -2,88%; Inwit -2,73%: A2a -2,53%: Enel -2,26%.

Di verde oggi c’è il successo del primo Btp Green italiano, scadenza aprile 2045. Il Tesoro ha chiuso il collocamento, fissandone in 8,5 miliardi di euro l’ammontare e, secondo fonti stampa, ha raccolto una domanda superiore agli 80 miliardi di euro. Il rendimento è stato fissato in 12 punti base al di sopra del Btp con scadenza marzo 2041, restringendo la guidance iniziale di 15 punti. A collocare il titolo è stato un pool di banche composto da Bnp Paribas, Jp Morgan, NatWest Markets, Crédit Agricole e Intesa Sanpaolo, con questi ultimi due istituti che hanno svolto anche il ruolo di structuring advisor. 

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Categories: Finanza e Mercati