Le banche americane? Sono anche razziste. O per lo meno Bank of America e la sua divisione di investment banking Merrill Lynch, che sono state di recente condannate dal ministero del lavoro di Washington a risarcire rispettivamente di 2,2 e di 160 milioni di dollari degli impiegati vittime di discriminazione razziale.
Quella di Merrill Lynch è addirittura un’indennità da record per un caso di discriminazione (sessuale o razziale che sia): il 28 agosto scorso l’istituto fondato nel 1914, che dal 2008 è stato rilevato proprio da BoA (ma i due dossier sono separati perché le denunce risalgono al 2005) ha patteggiato un risarcimento della bellezza di 160 milioni di dollari da versare a 1.200 impiegati o ex impiegati afro-americani, la carriera e lo stipendio dei quali erano stati penalizzati in ragione del colore della loro pelle. Che, oltretutto, è curiosamente lo stesso di quello di Stanley O’Neal, numero uno della banca ai tempi dei fatti contestati.
Meno esosa la condanna per Bank of America, che dovrà riconoscere 2,2 milioni di dollari (1,6 milioni di euro) a circa mille cittadini di colore che, secondo la valutazione del giudice del lavoro, si sono visti rifiutare un contratto di assunzione proprio a causa della loro razza. In questo caso a far clamore è anche la durata del processo: per dimostrare l’effettiva discriminazione ci sono voluti ben 20 anni, durante i quali BoA ha inoltre spesso ribadito che “la diversità e l’integrazione fanno pare della cultura del nostro gruppo”.
Anche in passato, comunque, c’erano stati casi analoghi, come quelli di Fedex nel 2012 (3 milioni di dollari di indennità per motivi simili) e Morgan Stanley nel 2008 (per 16 milioni).
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