Alla fine l’hanno arrestato. Franco Fiorito, ex capogruppo Pdl alla Regione Lazio meglio noto come “er Batman”, è stato condotto in carcere questa mattina dagli uomini del nucleo di polizia valutaria della Guardia di Finanza. L’accusa è di peculato: il politico si sarebbe intascato circa un milione e 300 mila euro di soldi pubblici destinati al suo gruppo consiliare. Fondi che Batman avrebbe girato sui suoi conti correnti, alcuni dei quali all’estero.
Il gip Stefano Aprile ha emesso l’ordinanza di custodia cautelare su richiesta del procuratore aggiunto Alberto Caperna e del pm Alberto Pioletti. Nel testo si evidenzia il pericolo di fuga e di inquinamento delle prove. Intanto, le Fiamme Gialle stanno eseguendo una decina di perquisizioni nelle abitazioni di Fiorito, che già domani potrebbe essere interrogato dal giudice.
“Al di là di quelle che sono le pressioni mediatiche che reclamano che il capro espiatorio paghi per tutto, accanto a Fiorito mancano 70 consiglieri – ha commentato Carlo Taormina, avvocato difensore di Fiorito -. Il peculato non è pertinente, quei soldi entrano nelle casse del gruppo che è espressione del partito quindi equiparato a un’associazione privata. Al massimo si può discutere di un’appropriazione indebita. Faremo le nostre rimostranze nelle sedi opportune”. Sembra quindi scontato il ricorso al Tribunale del riesame contro il provvedimento di arresto.
L’inchiesta che oggi ha portato Batman alle manette fa capo alla Procura di Roma. Un’indagine diversa da quella della Procura di Viterbo, che ieri ha iscritto nel registro degli indagati l’ex capogruppo e i membri del coordinamento regionale del Pdl Lazio. In questo caso Fiorito è accusato di calunnia e falso per una serie di fatture gonfiate o falsificate relative alle spese sostenute da Francesco Battistoni, l’uomo che a luglio lo aveva sostituito sulla poltrona di capogruppo Pdl alla Pisana.