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Lavoro: smart working in crescita nel 2023, prime sperimentazioni di settimana corta e ferie illimitate 

Secondo una ricerca dell’Osservatorio smart working della School of management del Politecnico di Milano, nel 2023 sono 3,585 milioni le persone che lavorano da remoto. Boom delle grandi aziende, cala la Pa – Effetti sull’ambiente ma anche sul mercato immobiliare 

Lavoro: smart working in crescita nel 2023, prime sperimentazioni di settimana corta e ferie illimitate 

Lo smart working in Italia torna a crescere: dopo i picchi registrati nel periodo più duro della pandemia e la una graduale riduzione negli ultimi due anni, nel 2023 hanno lavorato da remoto 3,585 milioni di lavoratori, in leggera crescita rispetto ai 3,570 milioni del 2022, ma ben il 541% in più rispetto al pre-Covid. E l’aumento continuerà. Nel 2024 infatti si stima lo smart working riguarderà 3,65 milioni di persone. 

Questi i numeri contenuti nella ricerca dell’Osservatorio smart working della School of management del Politecnico di Milano presentata oggi durante il convegno “Rimettere a fuoco lo smart working: necessità, convenzione o scelta consapevole?”. 

Le grandi imprese trainano lo smart working

Secondo lo studio, nel 2023 lo smart working è cresciuto soprattutto nelle grandi imprese, dove oltre un lavoratore su due, pari 1,88 milioni di persone, lavora da remoto, ma anche nelle Pmi (sono 570mila, il 10% della platea potenziale). I lavoratori da remoto sono invece ancora calati nelle microimprese (620mila lavoratori, il 9% del totale) e nelle Pubbliche amministrazioni (515.000 addetti, il 16%). 

Il 96% delle grandi imprese prevede iniziative di Smart Working in larga parte con modelli strutturati, con il 20% delle imprese impegnate a estendere l’applicazione anche a profili tecnici e operativi precedentemente esclusi. Nelle Pmi lo Smart Working è presente nel 56% delle aziende e viene spesso applicato, invece, con modelli informali gestiti a livello di team; mentre nel pubblico, dove è presente in sei enti su dieci, si tratta di iniziative strutturate ma per lo più’ limitate alle realtà di maggiori dimensioni.

Gli effetti dello smart working su ambiente e mercato immobiliare

Lo smart working fa bene all’ambiente. Secondo i calcoli del Politecnico di Milano, due giorni a settimana di lavoro da remoto evitano l’emissione di 480 chilogrammi di Co2 all’anno a persona grazie alla diminuzione degli spostamenti e il minor uso degli uffici. 

Forti gli effetti riscontrati anche sul mercato immobiliare e sulle città. La ricerca mostra infatti che il 14% di chi lavora da remoto, una persona su sette, ha cambiato casa o ha deciso di farlo, scegliendo nella maggior parte dei casi zone periferiche o piccole città alla ricerca di un diverso stile di vita, con un effetto di rilancio per diverse aree del Paese. 

Un cambiamento che ha generato iniziative di marketing territoriale e nuovi servizi, come nuove infrastrutture di connettività o spazi coworking. D’altronde, il 44% di chi lavora da remoto l’ha già fatto – almeno occasionalmente – da luoghi diversi da casa propria, come spazi di coworking, altre sedi dell’azienda o altri luoghi della città.

Lo smart working non è sempre smart

“Nel 2023 lo Smart Working in Italia torna a crescere, restano però numerose barriere a una sua applicazione matura. Troppo spesso lo Smart Working è considerato semplice lavoro da remoto o strumento di welfare e tutela dei lavoratori – spiega Mariano Corso, Responsabile scientifico dell’Osservatorio Smart Working -. È quindi necessario ‘rimettere a fuoco’ lo Smart Working, identificandolo per quello che è realmente: non un compromesso o un male necessario, nemmeno un diritto acquisto o un fine in sé, ma uno strumento di innovazione per ridisegnare la relazione tra lavoratori e organizzazione”.

“Un ruolo fondamentale nello Smart Working è giocato dai manager, che devono destreggiarsi tra esigenze potenzialmente contrastanti: assicurare benessere e flessibilità alle persone, tenere alta la motivazione e garantire i risultati aziendali. – dice Fiorella Crespi, Direttrice dell’Osservatorio Smart Working -. Occorre fare formazione e coaching per migliorare le competenze manageriali rendendo i responsabili capaci di assegnare in modo chiaro gli obiettivi, di supportare le persone nel perseguire quelli più sfidanti, fornire feedback frequenti e costruttivi, favorire la crescita professionale. Uno stile di leadership “smart” permette infatti di migliorare engagement, benessere e prestazioni delle persone”.

Il futuro dello smart working

Lo smart working ha fatto il suo ingresso nel mercato del lavoro durante la pandemia, compiendo una rivoluzione epocale. Nonostante il saliscendi delle cifre, il lavoro da remoto è destinato a restare. Secondo lo studio, praticamente tutte le grandi imprese prevedono di mantenere lo Smart Working anche in futuro, solo il 6% si dichiara incerta a tale proposito. 

Più incerta invece la Pa: il 20% che non sa come evolverà l’iniziativa, una titubanza che si avverte soprattutto nelle organizzazioni di minore dimensione. Seguono le PMI: il 19% non sa come o se la propria organizzazione prevedrà lo Smart Working. Complessivamente, si prevede per il 2024 una crescita del numero dei lavoratori coinvolti, che si stima arriveranno a 3,65 milioni.

In Italia prime sperimentazioni di settimana corta

L’Osservatorio del Politecnico di Milano sottolinea come, accanto alla crescita Smart Working, il 2023 ha visto anche l’avvio di sperimentazioni di nuove forme di flessibilità sul lavoro, tra cui quella della settimana corta, applicabile anche a profili che non possono oggi fruire del lavoro da remoto.

A sperimentare la settimana di 4 giorni è meno di una grande azienda su 10. Gli esempi più famosi sono Lavazza e Intesa Sanpaolo. Si tratta, nella maggior parte dei casi, di esperienze pilota, spesso limitate a brevi periodi. 
Tra le altre forme di flessibilità, il 3% delle grandi aziende  ha introdotto le ferie illimitate, il 41% ha eliminato le timbrature. Il 44% sta sperimentando il “Temporary distant working” che prevede di poter lavorare completamente da remoto per alcune settimane o anche per più mesi, continuativamente, in alcuni casi anche dall’estero.

1 thoughts on “Lavoro: smart working in crescita nel 2023, prime sperimentazioni di settimana corta e ferie illimitate 

  1. The rise of smart working in 2023 brings forth exciting new experiments like short weeks and unlimited holidays. This trend not only impacts work dynamics but also has positive effects on the environment and real estate markets, paving the way for innovative work-life balance solutions.

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