In Italia, nel terzo trimestre del 2016, il livello complessivo dell’occupazione è cresciuto ancora su base annua e si è sostanzialmente stabilizzato a livello congiunturale, ma allo stesso tempo è proseguita l’impennata dei voucher. È quanto emerge dalla prima nota trimestrale congiunta sulle tendenze dell’occupazione pubblicata contemporaneamente sui siti istituzionali di Istat, ministero del Lavoro, Inps e Inail.
Il tasso di occupazione destagionalizzato è stato pari al 57,3% negli ultimi due trimestri, in recupero di quasi due punti percentuali rispetto al momento di minimo (terzo trimestre 2013, 55,4%) considerando l’ultimo decennio (2007-2016), ma ancora distante di un punto e mezzo dal momento di massimo (secondo trimestre 2008, 58,8%).
La crescita tendenziale dell’occupazione è stata interamente determinata dalla componente del lavoro dipendente, sia in termini di occupati complessivi (+1,8% Istat-forze di lavoro) che di posizioni lavorative riferite specificamente ai settori dell’industria e dei servizi (+3,2% Istat-Oros).
L’andamento tendenziale trova conferma sia nei dati relativi alle comunicazioni obbligatorie (ministero del Lavoro) rielaborate (+543mila nella media del terzo trimestre 2016 rispetto al terzo trimestre 2015) che nei dati dell’Inps-Osservatorio sul precariato riferiti alle sole imprese private (+473mila posizioni lavorative al 30 settembre 2016 rispetto al 30 settembre 2015).
La sostanziale stabilità congiunturale dell’occupazione totale è sintesi di una crescita del lavoro dipendente (+66mila occupati, Istat-forze di lavoro per il complesso dei settori e +77mila posizioni lavorative per i settori dell’industria e dei servizi, Istat-Oros) e della contestuale riduzione dell’occupazione indipendente (-1,5% pari a -80mila occupati, Istat-forze di lavoro), che è tornata a calare anche sotto il profilo tendenziale (-1,4% Istat-forze di lavoro).
L’incremento congiunturale delle posizioni lavorative dipendenti è confermato dai dati destagionalizzati delle comunicazioni obbligatorie rielaborate: nel terzo trimestre 2016 si sono avute 2,1 milioni di attivazioni a fronte di poco più di 2 milioni di cessazioni, che determinano un saldo positivo (attivazioni meno cessazioni) di 93mila posizioni di lavoro, dopo la crescita di 48mila posizioni nel secondo trimestre 2016 e di 257mila nel primo trimestre.
Con riferimento alla tipologia contrattuale, l’aumento congiunturale delle posizioni lavorative dipendenti rilevato nel terzo trimestre sulla base delle comunicazioni obbligatorie rielaborate è frutto di 83mila posizioni a tempo determinato e di 10mila posizioni a tempo indeterminato. In particolare, le posizioni di lavoro a tempo determinato sono tornate a crescere dopo il ridimensionamento del secondo trimestre 2016.
La crescita tendenziale è invece quasi interamente ascrivibile all’incremento delle posizioni lavorative a tempo indeterminato, come evidenziato dai dati sia delle comunicazioni obbligatorie rielaborate (+489mila) che dell’Inps (+457mila). Questo incremento, particolarmente significativo e concentrato nei trimestri a cavallo tra il 2015 e il 2016, come documentato dalla dinamica sia tendenziale che congiunturale, è stato tale da indurre duraturi effetti di trascinamento anche nei trimestri successivi.
Quanto ai voucher, nei primi 9 mesi dell’anno ne sono stati venduti 109,5 milioni, il 34,6% in più rispetto all’analogo periodo dell’anno scorso. I voucher riscossi per attività svolte nel 2015 (quasi 88 milioni) corrispondono a circa 47mila lavoratori annui full-time e rappresentano solo lo 0,23% del totale del costo lavoro in Italia. Il numero mediano di voucher riscossi dal singolo lavoratore che ne ha usufruito è 29 nell’anno 2015: ciò significa che il 50% dei prestatori di lavoro accessorio ha riscosso voucher per (al massimo) 217,50 euro netti.