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Lavoro: occupazione record in Italia nel 2024, ma il Pil e i salari faticano a decollare. Analisi Ref Ricerche

L’analisi del centro studi Ref Ricerche svela un mercato del lavoro in espansione, con più contratti stabili e disoccupazione in calo, ma salari stagnanti e produttività ferma. La sfida demografica e la mancanza di manodopera qualificata complicano il quadro

Lavoro: occupazione record in Italia nel 2024, ma il Pil e i salari faticano a decollare. Analisi Ref Ricerche

Nel 2024, l’occupazione in Italia ha toccato livelli record, sfiorando i 24 milioni di occupati. Questo risultato è stato trainato da un aumento dei posti di lavoro e dal recupero delle ore lavorate, un progresso notevole considerando la continua riduzione della popolazione in età lavorativa. Il tasso di occupazione è cresciuto di 7 punti percentuali rispetto al 2014, con le donne protagoniste di questa ripresa. Tuttavia, la crescita del Pil resta deludente, ferma all’1,2%, un dato che conferma il rallentamento già osservato nel 2023. Questo quadro emerge dall’analisi del centro studi Ref (Ricerche economia e finanza), riportata nel report Congiuntura Ref, diretto da Fedele De Novellis.

L’Italia non è un caso isolato, tuttavia. Anche Francia e Germania hanno visto un forte aumento dell’occupazione rispetto ai livelli pre-pandemia. In Francia, ad esempio, i contratti di apprendistato hanno avuto un ruolo cruciale, mentre in Germania il mercato del lavoro ha mostrato una resilienza simile. Tuttavia, in tutti e tre i Paesi, la produttività del lavoro ha registrato incrementi modesti, segnalando un divario crescente tra l’impiego di manodopera e la crescita economica complessiva.

Segnali positivi sulla qualità del lavoro

Nonostante il divario tra occupazione e Pil, la qualità del lavoro mostra segnali incoraggianti. I contratti a tempo indeterminato sono aumentati dal 61% nel 2019 al 63% nel 2024, mentre quelli a termine sono scesi dal 16,9% al 15,1%. Anche il part-time involontario, spesso indicativo di precarietà, è in calo. Dopo anni di declino, il lavoro autonomo si è stabilizzato attorno ai 5 milioni di occupati.

Le ore lavorate hanno recuperato i livelli pre-pandemia, superando del 5,7% quelli del 2019 e dello 0,4% quelli del 2007. Tuttavia, la produttività del lavoro continua a crescere lentamente, un fenomeno comune anche in altri paesi europei: l’espansione dell’occupazione non si è tradotta in un aumento significativo del Pil, che continua a crescere a ritmi contenuti.

Disoccupazione in calo, ma le sfide demografiche restano

Il tasso di disoccupazione è sceso al 7%, uno dei livelli più bassi degli ultimi anni, con meno di 1,5 milioni di persone in cerca di lavoro. Tuttavia, il mercato del lavoro si trova ad affrontare una complessa transizione demografica. L’offerta di lavoro è sempre più sbilanciata verso le generazioni più anziane, a causa della bassa natalità e dell’aumento della longevità. Sebbene il tasso di attività sia in lieve crescita, non riesce a compensare del tutto queste dinamiche.

Le imprese, inoltre, segnalano difficoltà nel trovare manodopera qualificata. I posti vacanti sono in aumento, evidenziando un mismatch tra domanda e offerta. Le transizioni digitale ed ecologica richiedono competenze che la forza lavoro più anziana spesso non possiede, rendendo difficile il reclutamento in settori chiave.

Giovani e salari sotto pressione

Un dato incoraggiante riguarda i giovani: il tasso di occupazione giovanile è in crescita e la quota di Neet è scesa dal 22,4% al 15,3% tra il 2019 e il 2024. Questo riflette un miglioramento delle opportunità lavorative per le nuove generazioni.

Nonostante il calo della disoccupazione e maggiori opportunità per i giovani, i salari reali restano il tallone d’Achille: non tengono il passo con l’inflazione, riducendo il potere d’acquisto e colpendo soprattutto le famiglie a reddito medio-basso. Il fenomeno della povertà lavorativa resta preoccupante, colpendo l’8% di chi ha un impiego, mentre la povertà assoluta ha interessato il 9,7% della popolazione nel 2023.

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