Da 48 contratti collettivi a un contratto unico per tutti i settori. Più gli ammortizzatori sociali. Sono questi i pilastri della nuova riforma del lavoro allo studio di Elsa Fornero, ministro del Welfare. La trattativa ufficiale fra Governo e parti sociali inizierà solo lunedì, ma sembra che con i sindacati e gli imprenditori sia già stata raggiunta un’intesa di fondo, dopo le forti tensioni delle scorse settimane. Alla base del nuovo accordo, anticipato oggi da La Repubblica, c’è il provvedimento suggerito due anni fa dagli economisti Tito Boeri e Pietro Garibaldi. Il testo dovrebbe essere varato in febbraio e non via decreto, ma con un semplice disegno di legge, oppure un Ddl delegato.
Vediamo quali dovrebbero essere i punti fondamentali del provvedimento:
CONTRATTO UNICO D’INGRESSO
Il nuovo contratto si chiamerà Cui (Contratto unico d’ingresso) e si articolerà in due fasi: la prima d’ingresso, che potrà durare fino a tre anni e garantirà la possibilità di licenziare, ma in questo caso il lavoratore avrà diritto a un risarcimento; nella seconda fase invece subentreranno tutte le tutele che oggi sono riservate ai contratti a tempo indeterminato. Il passaggio dalla precarietà alla stabilità dovrebbe avvenire in automatico. Resta da capire quante aziende avranno voglia di aspettare oltre la soglia dei tre anni.
TEMPO DETERMINTATO, PRECARI SOLO SOPRA I 25 MILA EURO L’ANNO
I contratti a tempo determinato si potranno applicare solo a professionisti e personale specializzato. Questo comporterà un tetto minimo per il salario: 25 mila euro lordi l’anno. Faranno eccezione i lavoratori stagionali. Ci sarà un tetto anche per i contratti a progetto e di lavoro autonomo continuativo che rappresentano più di due terzi del reddito di un lavoratore con la stessa azienda: sotto i 30 mila euro annui, si trasformeranno automaticamente in Cui. In accordo con le parti sociali, si stabilirà anche un salario minimo legale.
AMMORTIZZATORI SOCIALI: ECCO IL REDDITO MINIMO
In arrivo il reddito minimo di disoccupazione, cui si farà ricorso in crisi strutturali. Alla cassa integrazione ordinaria si ricorrerà solo nelle crisi cicliche e temporanee. Ma non sarà così facile: c’è il problema della copertura finanziaria. Il passaggio dalla mobilità al reddito minimo di disoccupazione avverrà probabilmente in modo graduale. Si pensa inoltre di stabilire un salario minimo garantito per legge anche in favore dei precari, che attualmente non godono di alcuna tutela in questo senso.