Nei primi sei mesi del 2021 sono stati creati 719mila posti di lavoro, oltre il 12% in più rispetto allo stesso periodo del 2019, ma la crescita è trainata per intero dai contratti precari. Lo scrivono in una nota congiunta la Banca d’Italia e il ministero del Lavoro, precisando che “nei soli mesi di maggio e giugno sono stati creati 520mila posti di lavoro a tempo determinato, portando il numero complessivo dei nuovi contratti a termine attivati dall’inizio dell’anno, al netto delle cessazioni, a circa 611.mila, 245mila in più rispetto al 2019 (il saldo era stato sostanzialmente nullo nella prima metà del 2020)”.
Per quanto riguarda invece i contratti di lavoro a tempo indeterminato, la crescita non solo rimane “estremamente modesta”, ma è anche dovuta al blocco dei licenziamenti in vigore da marzo del 2020 a giugno del 2021, vista “l’estrema debolezza delle assunzioni e delle trasformazioni a tempo indeterminato”.
Per quanto riguarda i settori di attività, l’industria continua a crescere ai ritmi pre-pandemia (+165mila posti fra gennaio e giugno 2021), ma anche i servizi fanno registrare una ripresa. “Il miglioramento del quadro epidemiologico – si legge nel rapporto – ha favorito i servizi privati, che, dopo il marcato rallentamento registrato in marzo e aprile, hanno iniziato a crescere rapidamente: tra l’inizio di maggio e la fine di giugno sono stati attivati, al netto delle cessazioni, oltre 500mila contratti. L’accelerazione ha interessato soprattutto il commercio e il comparto turistico”.
Questa dinamica “ha agevolato la riduzione del divario di genere: per le donne il saldo tra attivazioni e cessazioni, ancora sostanzialmente nullo alla fine di aprile, è migliorato sensibilmente nei mesi successivi. Il numero di posti di lavoro occupati da donne è cresciuto, dal primo gennaio al 30 giugno 2021, di 290mila unità, superando, come per gli uomini, i ritmi del 2019”.
A livello territoriale, l’andamento del Centro Nord “è riconducibile esclusivamente agli impieghi a termine concentrati nelle costruzioni e, negli ultimi mesi, anche nel commercio e nel turismo – scrivono ancora Via Nazionale e ministero del Lavoro – La dinamica del Mezzogiorno (oltre 270mila posti di lavoro creati) riflette pure la tenuta delle posizioni permanenti: l’impatto del blocco dei licenziamenti risulta infatti relativamente maggiore nelle regioni meridionali dove, prima della pandemia, la durata dei contratti a tempo indeterminato era più breve rispetto alle aree centro-settentrionali”.
D’altra parte, Bankitalia e il ministero del Lavoro sottolineano che “il divario tra i contratti attivati dall’inizio della pandemia e quelli che si stima sarebbero stati osservati in assenza della crisi Covid-19” rimane ancora molto ampio: si parla di circa 270mila posti mai nati.